La primavera accende le colline di Loreto Aprutino. E’ lì che Yasuko Ishikawa ci aspetta. La giornalista imprenditrice che ha scritto un libro sull’Abruzzo, il suo territorio e l’enogastronomia conosciuto in viaggio l’anno scorso (leggi il nostro articolo), ci ha dato appuntamento al Castello Chiola. Il suo ritorno comincia da lì.
Arrivata in Italia è subito tornata sul luogo di quello che più che delitto è il luogo di un vero idillio: da Roma sosta a Santo Stefano di Sessanio e poi a Rocca Calascio, quella rocca che è diventata la copertina del suo diario di viaggio, il primo in lingua giapponese, il primo che porta l’Abruzzo nell’Impero del Sol Levante, dove lei vive, scrive e ora crea iniziative per farlo conoscere anche ai suoi conterranei. Per farci conoscere di più. Per portare questo fazzoletto di verde, blu e sapori fuori dai confini regionali, nazionali, europei. Oltre gli orizzonti a cui anni e anni di promozione tradizionale l’hanno proposta.
“Sono venuta in Abruzzo per caso e me ne sono follemente innamorata”, spiega Yasuko mentre ci prepariamo ad andare a visitare il Museo dell’Olio di Loreto, il primo a nascere in Abruzzo, dieci anni fa. Con lei c’è Ria Yaghi, un’amica che ha contatti con il mondo
degli chef in Giappone e con la quale vorrebbe mettere sù un corso di cucina per turisti giapponesi, in Abruzzo, l’anno prossimo, appena possibile. “Questa è una terra favolosa – dice – perché si respira la bellezza attraverso tante forme. Questo mi ha colpito in modo particolare e ho dovuto raccontarlo. Il libro è andato bene, sold out, come si dice in questi casi. Il bello è che io sono stata intervistata dal maggiore giornale giapponese per il mio viaggio, con le foto, il racconto, la scelta della vostra regione. E’ stato bellissimo per me raccontarvi anche in quel frangente. Perché sono convinta che com’è accaduto a me, anche altri miei connazionali rimarrebbero incantati da quello che avete e da quello che si può trovare in questa terra”.
Fra i vicoli medievali di Loreto lei guarda e ammira con stupore uno dei borghi più belli d’Abruzzo. La accompagna un’amica e una guida preziosa, Luce Palumbo, che ci spiega che poco prima sono andare a prendere l’olio del posto: “E’ stato il suo primo acquisto, lo considera molto più che un souvenir!” Già, perché dopo il libro, un’altra iniziativa coinvolgerà Yasuko: “Voglio aprire un ristorante e dedicare all’Abruzzo un angolo di sapore e degustazioni – annuncia -A Tokyo ci sono tantissimi ristoranti italiani, posti dove si mangia anche bene. Nessuno di questi cucina ciò che io ho mangiato in Abruzzo. Voglio cominciare a fare delle proposte, facendo assaggiare dei prodotti che si sposino bene anche con la specialità che cucineremo noi, il grano saraceno che facciamo in crêpe o impastiamo e tagliamo, come i vostri gnocchi. E’ un alimento importante, ricco di benessere e veicolo, per noi, di proteine”.
Fra i sapori che l’hanno colpita di più quello degli arrosticini è sicuramente indimenticabile: “E’ unico al mondo – dice, spiegandoci che da loro la carne ovina non è così magra – e potrebbe avere un grande futuro sulla nostra isola. Come potrebbe averlo tutto il territorio abruzzese, così ricco di cose e storie da scoprire che ci appassionano e ci catturano”. Al punto da riportarla in Abruzzo, in cerca di altri argomenti.
Uno arriva con la visita al Museo dell’Olio. “What a wonderful medieval building!” dice guardando l’ingresso sovrastato da una torretta e merli! In realtà chi ci accompagna ci spiega che quell’edificio è un “fake”, un falso architettonico, disegnato dalla penna felice di Francesco Paolo Michetti che frequentava quel posto con altri bei nomi del cenacolo dannunziano vivo e vegeto a una trentina di chilometri da lì. Nomi fra cui c’era anche il Gabriele amico del proprietario e forse suggeritore, con la comitiva di creativi che cavalcava l’inizio del Novecento fotografando, dipingendo e scrivendo, delle campagna promozionali e di immagine che hanno accompagnato la vita del frantoio di Raffaele Baldini Palladini!
La nostra ospite è incantata a guardare gli attrezzi usati per la raccolta delle olive che giacevano giorni per asciugarsi prima di essere spremute, proprio sul pavimento del museo, poi scendevano attraverso un buco al piano di sotto, nel frantoio, dove venivano spremute, molate, pressate, lavorate con macine, torchi, presse fatti a mano e trainate da animali, perché l’olio mantenesse colore e sapore in grado da catturare.
“Tutto questo è magnifico, è il territorio che si racconta – riflette guardando le teche dove sono conservate anche le antiche bottiglie portate alle esposizioni internazionali di quegli anni, le immagini pubblicitarie che le accompagnavano, i carteggi con Tosti, Michetti, d’Annunzio e l’illuminato titolare che inventò persino un logo al suo frantoio, forse il primo della storia olearia abruzzese – Mi hanno detto che questo è il cuore della produzione dell’olio e che qui a Loreto c’è un produttore di vini molto pregiati, che da noi sono paragonati ai più esclusivi vini francesi. Questa è una ricchezza portentosa, perché parla da sola!”
Ma deve parlare, e in tante lingue se vuole arrivare altrove nel mondo. Infatti. Chiede un catalogo del museo e chiede anche perché, in Abruzzo, non è semplice trovare materiale turistico in lingua inglese: “Un peccato, ogni centro dovrebbe averlo, a me è capitato di girare in borghi bellissimi e trovare solo cose in Italiano”. Già, un gap che la regione verde dei parchi, quella dei sapori e colori, quella bella, selvaggia e facile, non riesce a colmare, suo malgrado.
Nel piano sottostante troviamo persino un espositore delle bottiglie artistiche realizzato sempre da Michetti per le “fiere” di quei tempi. Ora è giallo, era nero. Tutto il materiale del museo è rimasto dimenticato per 80 anni, finché non ci sono stati fondi, volontà e progetto sostenibile per riaprirlo e ora quel luogo è visitabile ogni sabato e domenica e tutta l’estate. Se potete andateci, vi stupirà.
“Resto in Abruzzo fino al 28 – conclude prima di riprendere il suo viaggio fittissimo di mete e incontri – il 23 mi raggiungerà una piccola pianista che suonerà a Chieti, al Marrucino. Poi tornerò nella mia terra e ci daremo da fare per aprire un ponte vero fra il mio Paese e la vostra regione, perché sono convinta che funzionerà e anche perché mi fa immensamente piacere
averlo scoperto e farlo scoprire ai miei connazionali”. Tante le sue tapp Lama dei Peligni, al Laboratorio Donna Anna per le
mitiche Sfogliatelle di Lama. Ancora, passaggi a Fara San Martino alla De Cecco, a Castel di Sangro da Niko Romito a Casadonna. Sulmona con visita a William Di Carlo e alla sua roccaforte dei confetti.
Il 25 marzo, il programma si infittisce di appuntamenti culturali e musicali, con l’arrivo di una piccola ma geniale pianista giapponese, Hirari Sato, ipovedente che nel viaggio intorno al mondo che sta facendo grazie ad una straordinaria opera di solidarietà da parte della sua terra, ha scelto di fermarsi a suonare in Abruzzo al Marrucino, il 25 sera con un concerto aperto al pubblico. Insieme andranno anche per scuole ed altre istituzioni musicali e culturali, come il Teatro Fenaroli di Lanciano.