Il percorso lungo gli stand del Vinitaly è un percorso fatto di odori, sapori e anche colori. Non solo quelli del vino, o dell’olio, ma degli allestimenti per rappresentarli, che hanno cercato di catturare attenzione e sentimento di chi ci passa in mezzo e ci sono riusciti portando a casa sia i premi che la curiosità delle migliaia di persone circolate nei due padiglioni made in Abruzzo in quel di Verona che ora vi raccontiamo.
[box_light]E’ colorato come lui lo stand di Marcello Zaccagnini. La sua cantina e l’arte sono andati sempre a braccetto, storicamente da e verso Bolognano. Vendemmie visionarie, eventi ultramoderni, appuntamenti capaci di mettere insieme mondi e generazioni diverse da Beuys in poi: “Sta per partire il Premio Prisco – dice Marcello durante la fiera – poi ci sarà la nuova edizione di Pigro durante Cantine Aperte e tante altre cose diluite nel corso dell’anno. Siamo fatti così, ci piace fare vino e agganciarlo a tutto ciò che c’è intorno. Ora la nostra attenzione è catturata dal mondo, ci sono possibilità sul mercato orientale che ci sta dando grande soddisfazione. Perché è davvero emozionante sapere che il tuo lavoro arriva così lontano, in tanti paesi, è un biglietto da visita fantastico per il territorio”.[/box_light]
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Un territorio che si unisce per avere forza. Una delle squadre più affiatate della Fiera è quella che si è composta come un allegro puzzle intorno all’enologo Vittorio Festa. Ci sono le facce dei vignaioli dietro lo spazio che li contiene tutti e uno spirito che oltre ad essere di-vino è di amicizia, allegria, della voglia di arrivare oltre, insieme ad un vino capace di
raccontare anche la terra. “Fare vino è divertente – dice Festa – Soprattutto quando un vino rispecchia perfettamente gli obiettivi che volevi raggiungere, il territorio che volevi metterci dentro e la cantina che ne è madre. Tutto questo funziona quando la squadra funziona. Noi in questi anni come gruppo abbiamo affrontato diverse sfide, tutte importanti e siamo arrivati a dei prodotti che stanno cercando la propria strada nel mondo. Significa che lo spirito è quello giusto”.
Lo sanno Daniela Palmitesta e Francesco D’Onofrio della cantina Marchesi De Cordano, una squadra nella squadra, che con i loro vini (c’è di tutto dalla cococciola, ad un’ottima passerina, passando per montepulciani, trebbiani e bollicine speciali) stanno puntando anche fuori dall’Italia: “E’ bello vedere che un vino arriva lontano, è vero – afferma Daniela – Ma bisogna lavorarci tanto perché passi anche il lavoro che c’è dietro”. Un lavoro duro, che ripaga: “Il vino ora più che mai deve raccontare il territorio – aggiunge Francesco – noi stiamo perfezionando delle linee perché siano attrattive anche fuori dal mercato italiano, perché conta tantissimo il sapore, ma conta anche la semplicità della presentazione. Una linea che deve mettere insieme la tradizione aziendale e le speranze per il futuro, insomma”.
Tanto lavoro anche in quel di Tocco da Casauria, dove vendemmiano e vinifica la famiglia Terzini, altro pezzo della squadra di Festa. Un padre, Aldo e i due figli Domenico e Roberto, tanto concentrati sul prodotto che in pochissimi anni, quattro, i loro vini sono “esplosi” sul mercato. Dal Vinitaly si portano a casa una bella Gran Menzione: “Conta perché ci motiva ad andare avanti ancora di più – dice Domenico – Crediamo nei nostri vini, stiamo facendo di tutto perché divengano ancora più conosciuti e trovino la loro strada”. Una decisione di famiglia: “Dalla terra arriva il futuro per loro – aggiunge Aldo Terzini – credo che ci sia la sintonia giusta per riuscirci, i risultati quando l’unione c’è, arrivano”. Arrivano e motivano: “Vogliamo crescere ancora – dice Roberto, il manager della famiglia – e crescere bene. Questo un mondo da cui si emerge a fatica, ma bisogna essere motivatissimi per riuscirci. Noi, dalla nostra, abbiamo un prodotto davvero buono per farcela”. Così Jasci, Cantina Sangro, le altre realtà legate alla squadra che ha vissuto insieme anche il dopo fiera.[/box_dark]
[box_light]Bello l’impegno delle Donne del vino al Vinitaly. Non solo per portare alta la bandiera del Cerasuolo, a cui è stata dedicata la degustazione di chiusura della rassegna di eventi abruzzesi, ma per dare testimonianza di una presenza che non è di genere, ma di qualità: “Non abbiamo scelto il cerasuolo perché è rosa, come sarebbe facile intendere essendo noi donne del vino – dice Valentina Di Camillo, energica delegata per l’Abruzzo dell’associazione enologica – invece no, lo abbiamo scelto perché arriva dal vino per eccellenza dell’Abruzzo, il Montepulciano, quello che racchiude tutti i sapori della nostra terra e che è unicità, territorio e storia insieme. Sapori che insieme ai rappresentanti del Movimento turismo del vino abbiamo messo insieme
e fatto degustare con un aperitivo realizzato da una grande chef qual è Nadia Moscardi, di Elodia, bravissima a sintetizzare eccellenze in arrivo dai territori”. La degustazione ha interessato ben 11 etichette: “Baldovino” Cerasuolo d’Abruzzo doc 2013 (Tenuta i Fauri), “Valentino” Cerasuolo d’Abruzzo doc 2013 (Cantine Mucci), Cerasuolo d’Abruzzo doc 2013 (Contesa), Cerasuolo d’Abruzzo doc 2013 (Valle Martello), Cerasuolo d’Abruzzo doc 2013 (Il Feuduccio di Santa Maria d’Orni), “Vermiglio”Cerasuolo d’Abruzzo doc 2013 (Orlandi Contucci Ponno), “Villa Gemma” Cerasuolo d’Abruzzo doc 2013 (Masciarelli), “Donna Bosco” Cerasuolo d’Abruzzo doc superiore 2013 (Bosco Nestore), “Angelo rosa” Cerasuolo d’Abruzzo doc 2012 (Mastrangelo vini), Cerasuolo d’Abruzzo doc 2012 (Vini Monti), “Pepe rosa” Cerasuolo d’Abruzzo doc 2007 (Stefania Pepe).[/box_light]
[box_dark]Determinazione e originalità sono le due parole d’ordine per la cantina Cataldi Madonna. Due vini nuovi di zecca per il Vinitaly: il Malandrino, una riedizione dello storico montepulciano ma messo a riposo in cemento e non nel legno rispolverando una storica tradizione famigliare; poi c’è il Cataldino, ultimissimo a nascere e promo a brillare perché si tratta anche qui di un Montepulciano, ma vinificato in bianco. “Il Cataldino è un Montepulciano
vinificato interamente in bianco – spiega Lorenzo Pellegrini, nipote di Luigi Cataldi Madonna – La fermentazione è spontanea a 18/20 gradi. Il risultato finale non è un Cerasuolo bensì un rosato pallido, color cipolla, buccia di cipolla. Abbiamo utilizzato l’IGT Terre Aquilane poiché le nostre DOC non prevedono l’uso della denominazione Rosato. Un vino straordinario che sta riscuotendo attenzione e successo”, anche perché il Montepulciano bianco è una rarità sia per l’Abruzzo che per il resto del Paese.[/box_dark]
[box_light]Sei menzioni d’onore sono quelle che si è aggiudicata Citra al vinitaly 2014. Ma quello che conta non è il palma res per il consorzio di cantine ortonesi, quello che conta è il Codice di cui la cantina si fa portatrice dal 2005 in poi. Un codice che mette insieme vini, volti e valori. E può capitare di sentirle le tre V dentro l’ultimo nato di casa Citra, lo spumante brut di Passerina, presentato nella bottiglia classica e in quella
da un litro e mezzo. “La vera medaglia per noi è il consumatore finale – dice Giuseppe Colantonio, responsabile marketing della cantina – Senza la passione di chi ci beve non sarebbe possibile fare arrivare il frutto di un territorio vocato al vino come il nostro a 50 marcati stranieri e a un parterre davvero imponente di bottiglie. Un territorio reso “celebre” da 3.000 famiglie di vignaioli storici, giovani e meno giovani, che fanno vino con passione e da sempre. Questo è il nostro “codice” ed è il punto distintivo di Citra da qualche anno a questa parte”. Hanno festeggiato i loro primi 40 anni con la gente di cantina e poi, hanno voluto la firma di un esperto e appassionato di territorio sul proprio Codice, qual è Carlo Petrini, il presidente di Slow Food. Da Verona portano a casa gran menzioni e tanta voglia di fare, ancora. [/box_light]
[box_dark]Spostandosi di padiglione e scegliendo l’olio ci sono due scoperte che aprono un mondo del tutto inedito all’Abruzzo a livello nazionale. Si tratta della cioccolata all’olio d’oliva Dop e dell’infuso di foglie.
Cioccolìa: ovvero crema spalmabile al cioccolato fondente, con 35% di olio extravergine DOP Colline Teatine, peché a farla è l’azienda agricola La Selvotta di Vasto, che torna a casa anche con una delle cinque Gran Menzioni del Sol 2014: “Questa crema è stata una scommessa – dice il titolare Giovanni Sputore mentre la fa assaggiare all’assessore regionale Mauro Febbo – perché volevamo fare una cosa molto ambita, non copiare la Nutella, come succeda ai più, ma fare una crema che fosse buona, avesse la nostra tradizione dentro e fosse più salutare.
E allora ci abbiamo messo dentro un Dop al posto dei grassi che si trovano … altrove e il risultato, passato per le mani di un maestro cioccolatiere esperto, è stato davvero eccellente”. Morbida, sfaldabile, dal sapore più leggero della mitica Nutella, Cioccolìa si fa notare molto belle, come pure gli altri prodotti a base di cioccolato, i patè di olive e i sottili che si trovano nella casa. “Era una sfida, che ha raccolto anche Eataly, dove siamo presenti con 4 prodotti fra oli e cioccolato!” Unica in Abruzzo e forse fra le pochissime in Italia, se si parla di creme e al cioccolato.[/box_dark]
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Se invece dell’olivo non vi interessa l’olio, il frutto o la legna, cosa resta? Le foglie e allora il pluripremiato Tommaso Masciantonio, titolare dell’azienda agricola Trappèto di Caprafico, Casoli, che ha fatto? Le ha fatte essiccare e ne ha ricavato un infuso che è una mano santa per chi soffre di ipertensione: “Abbiamo diversi clienti asiatici che ci hanno aperto questa possibilità – racconta stringendosi forte il suo Sol di bronzo – E abbiamo provato. Le foglie sono
essiccate a temperature basse e poi vengono messe in bustina e preparate per gli infusi. Da studi correlati al prodotto è risultato che sono ottime per la pressione e inoltre hanno un profumo intenso in infusione”. In questo siamo davvero unici in Italia e il prodotto, sperimentato da meno di un anno, ha conquistato prima l’oriente, il mondo del the, e ora si sta imponendo anche da noi, bello eh?
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