Oltre 3.000 firme sono state raccolte in Abruzzo, in soli dieci giorni, nell’ambito della petizione nazionale, promossa da Coldiretti con l’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e la fondazione UniVerde, per l’iscrizione dell’arte della pizza napoletana nella lista Unesco dei patrimoni immateriali dell’umanità. Ma l’obiettivo, nella regione dei parchi, è ancora più ambizioso e chiama in causa il Consorzio agrario interregionale.
Partita a Pescara il 20 novembre scorso, in occasione dell’iniziativa Semplicemente italiana, si è diffusa anche nelle altre province. Immediata la risposta dei consumatori, che hanno fatto la fila per sottoscrivere la petizione, tuttora aperta negli uffici Coldiretti.
No alla pirateria
“La pizza napoletana – sottolinea Coldiretti Abruzzo – dal 4 febbraio 2010 è stata ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita dall’Unione Europea, ma ora l’obiettivo è quello di arrivare ad un riconoscimento internazionale di fronte al moltiplicarsi di atti di pirateria alimentare e di appropriazione indebita dell’identità. Per questo Coldiretti, collaborando alla petizione lanciata sulla piattaforma Change.org insieme all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde, si sta impegnando con una forte opera di sensibilizzazione per garantire pizze realizzate a regola d’arte con prodotti genuini e provenienti esclusivamente dall’agricoltura italiana e combattere anche l’agropirateria internazionale”.
La raccolta firme è solo un primo passo verso la tutela di un prodotto che dovrebbe essere il simbolo incontrastato della materia prima agricola italiana. L’obiettivo è consentire il reperimento di tutte le materie prime necessarie a produrre una buona pizza sul territorio italiano, a cominciare dalla farina, che potrebbe essere reperita anche attraverso il marchio Fai (firmato agricoltori italiani), i consorzio agrari tra cui il Cadam – che ha già progettato una filiera che dal seme alla farina venga realizzata tutta in Abruzzo e Molise – e alcuni molini locali.