L’Italia si conferma in deflazione e anche sulla tavola non c’è attività, con i prezzi dei beni alimentari che fanno registrare un tasso tendenziale nullo dopo tre mesi consecutivi di flessione. In calo, anche frutta (-4,4%) e verdura (-1,4). Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, spiegando che il risultato di settembre riflette la debolezza perdurante della domanda interna, con i consumi sempre al palo e le famiglie obbligate a “farsi i conti in tasca” anche per mangiare, come è evidente dal calo della spesa per il cibo che ormai va avanti da 13 trimestri consecutivi. I prezzi sono fermi, ma le famiglie continuano a fare economia sul carrello alimentare, scegliendo i prodotti sulla base del prezzo più basso per un caso su due (54%).
Ma le famiglie, continua la Cia, spendono anche molto meno per il cibo da asporto (il 62%) e scelgono discount e negozi “etnici” per comprare. Non solo gli acquisti nelle cattedrali del low-cost sono cresciuti nell’ultimo anno del 5% circa, in assoluta controtendenza rispetto alle altre tipologie commerciali, ma secondo un’indagine Cia-Censis oggi convenienza e flessibilità trainano anche le botteghe gestite da stranieri, dove il 23% degli italiani acquista generi alimentari, frutta e verdura: per il 62 per cento i prezzi sono più convenienti; per il 34% conta la particolarità dei prodotti offerti; per il 22 per cento incidono anche gli orari piu’ flessibili e dilatati rispetto ai negozi tradizionali.