La prima didascalia al titolo parla chiaro: storie di vita, vigne e vini in Italia. Una buona rappresentanza dell’accezione abruzzese alle storie che Slow Wine 2014 ha racchiuso nelle sue 1.909 cantine grandi e piccole menzionate era all’Abbazia di San Clemente, per la presentazione della guida che Slow Food ogni anno, da ormai 8, dedica al vino, anzi no, al mondo del vino.
Una location simbolica quella scelta, ma che sta dentro la filosofia della guida, che vuole essere un inno alla bellezza dei territori italiani del vino. Lo ha detto il presidente di Slow Food Abruzzo e Molise, Raffaele Cavallo, nella sua emozionata presentazione. Lo hanno ribadito gli altri tasselli del mondo petriniano, facendo un’appello a vignaioli grandi e piccoli perché prima di aprire le loro cantine, che per gli attrezzi del mestiere sono uguali ovunque, aprano i loro territori a quanti si accostano al mondo del vino e vanno nei suoi luoghi.
“Abbiamo scelto di presentare la guida qui, perché questo posto è un inno alla bellezza”, ha esordito Raffaele Cavallo. La sua presentazione arriva dopo un prologo con quanti hanno reso possibile il recupero di i una dei più bei complessi religiosi di tutto il pescarese e oltre: Fondazione PescarAbruzzo in primis, con il presidente Nicola Mattoscio che ha raccontato il perché di questo recupero diventato famoso ed esempio in tutto il mondo, mettendosi a disposizione per il mondo della terra e dell’enogastronomia, perché la bellezza trovi sinergie nuove. Lo ha ribadito La Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici che ha affiancato la Fondazione nel recupero e ha girato lo stesso appello al mondo del vino. Lo hanno rimarcato anche l’assessore regionale Mauro Febbo, parlando della straordinaria vendemmia e dei numeri record che riguardano anche il vino abruzzese, il presidente della provincia Guerino Testa, in cerca di bellezza nel territorio che amministra, il presidente della Camera di Commercio Daniele Becci, che su tanta bellezza cerca di puntare, anche all’estero e il sindaco di Castiglione a Casauria, perché il paesaggio e la storia sono il talento più grande e vincente in questo momento di crisi.
La bellezza secondo Cavallo, dunque: “Una citazione cinematografica a cui aggiungo una letteraria che parla della bellezza del quadrilatero del vino, proprio in questa zona: Tocco da Casauria, Bolognano, Torre de’ Passeri e Castiglione, la culla del Montepulciano Cordisco che dal 1875 compare nelle nostre nostre vite e vitigni. Per questo siamo qui a presentarlo. Il nostro vino è un inno alla bellezza perché sintetizza tutte le opere dei vignaioli che hanno rimpiantato vigneti dove la terra era stata abbandonata, dove c’erano cave, dove regnavano degrado e abbandono, sono stati in tanti in questa provincia e tanti anche su tutto il territorio regionale. Io, leggendo ciò che Olivetti applicava al suo modello di lavoro, sono convinto della sua stessa convinzione: che dobbiamo creare uno stile di vita che produca libertà e bellezza”.
In conclusione il suo appello ai vignaioli: “Visto che potete realizzare in parte questo sogno e creare, così come Olivetti ha creato, un modello industriale, un modello che riguardi il mondo del vino, beh, continuate a coltivare i vostri sogni enologici e a produrre ricchezza per la nostra economia, ma rendetene partecipe la comunità, con responsabilità sociale e con la consapevolezza di essere una chiave importante per aprire le porte del nostro territorio”.
Non basta. Infatti la filosofia della guida impone uno scatto in più, ed è uno scatto bellissimo a guardarlo da dentro e fuori. Lo richiede il coordinatore nazionale del prodotto Slow, Fabio Giavedoni, che quando Paolo Castignani, giornalista a cui è stata affidata la guida della presentazione lo incalza, lui snocciola un appello più diretto ai vignaioli: “Vi
prego, quando arrivano turisti e giornalisti enogastronomici alle vostre cantine, non fategli vedere la pressa. Quella è uguale in tutte le cantine! Caricateli in macchina, nei pullman, portateli in giro a fargli vedere il territorio che circonda le vostre meravigliose cantine! Il vino è un mezzo straordinario per conoscere l’Italia, ma questo gli italiani non lo hanno ancora capito. Gli stranieri sì, infatti acquistano vini consapevoli dei luoghi da cui provengono, se ne informano, quando possono li visitano. Noi non lo facciamo. Cari vignaioli, voi dovete diventare primi custodi del territorio: fare cantine bellissime non serve se intorno c’è la barbarie! Se il territorio si vede, si capisce molto di più del vostro vino, il valore aggiunto aumenta, l’umanità che sta dietro alla bottiglia viene fuori e la gente tornerà da voi o cercherà, ancora, i vostri vini”.
Wow.Un appello che è una cortese, ma anche fortissima tirata di orecchie a chi è preposto a promuovere i territori, a portarci gente, a farli decollare: che rivela che l’Abruzzo ha un percorso ancora lungo e insidioso verso il successo che sarebbe semplice se tutti i circuiti fossero attivi, perché l’eccellenza c’è e ha un senso altissimo, vini, cibo, ambiente, territorio. E’ lì, alla portata di tutti, pronta, perché in tantissimi casi incontaminata.
I vini. La guida 2014 segna il ritorno dei rossi rispetto agli altri anni, spiega Davide Acerra, coordinatore per l’Abruzzo: “Valorizzazione di vitigni autoctoni, delle piccole e medie cantina, anche, poi della sostenibilità nelle pratiche enologiche, oltre che nelle coltivazioni, che è un denominatore comune a sempre più vini abruzzesi, la giovane età dei vignaioli, figli che hanno deciso di fare il mestiere dei padri e che lo fanno benissimo e il ritorno del Montepulciano. Certo anche i bianchi sono andati benissimo grazie al clima che abbiamo avuto, ma il Montepulciano che è il vino del cuore abruzzese, è tornato alla grande. Facendo la guida ci siamo resi conto che quello del vino è un settore in buona salute, che lavora in modo sostenibile, che incarna la filosofia Slow e che deve contare di più per rappresentare una chance per il territorio”.
A fine presentazione una prova di quanto affermato, presso il vicino ristorante Villa Casauria, con prodotti offerti dal territorio circostante: salumi, formaggi, arrosticini, prodotti che nascono dalla creatività e dalla voglia di vincere la crisi lavorando, che gli abruzzesi hanno, anche giovani, ma che dall’immagini istituzionali dell’eccellenza d’Abruzzo emerge ancora poco. Che peccato.