Sono oltre cento i prodotti tradizionali abruzzesi. Purtroppo conosciuti non a tutti gli abruzzesi, poco allenati a riconoscere l’autenticità della propria cultura di appartenenza. Colpa della diseducazione alimentare diffusa, indotta da stili di vita sbagliati, omologanti, massificanti. E’ allora che la funzione del prodotto tipico, sano e sostenibile, diventa preziosa: non solo momento di edonismo ma vero e proprio salvataggio identitario.
Salvataggio culturale e ambientale prima ancora che gastronomico. Allenare la memoria del nostro Dna a riconoscere la qualità del prodotto tradizionale significa nutrire le radici culturali del paesaggio originario. Un atto di consapevolezza capace di garantire la sopravvivenza contro l’incalzare del tempo globale. Quanto ribadito dagli illustri comunicatori a convegno nella due giorni pennese “San Martino Leccornìe et Vino” dello scorso 15 novembre (leggi la presentazione), suona come monito al sistema Abruzzo in vista del grande confronto con l’Expo. L’unicità delle risorse ambientali, culturali e gastronomiche abruzzesi possono rappresentare l’ancora di salvezza dalla crisi.
Occorre crederci fino in fondo e darne voce con forza. Rafforzando il brand Abruzzo, sviluppando una cultura della qualità e dell’accoglienza fino ad oggi pressochè assenti. Una capacità di attrazione che può richiamare flussi turistici da ogni dove per tutto l’anno, semplicemente assecondando la natura del territorio nell’avvicendarsi delle stagioni . Con uno spettacolare ventaglio di offerte: mare, collina, montagna, terme e sport nella natura selvaggia, arcaicità, cultura materiale e tradizioni, cucina di territorio e di prodotto, artigianato alimentare, cultura del vino e dell’olio, agricoltura di montagna e pesca sostenibile, fattorie didattiche e fattorie sociali, cibo garantito sano ed etico, un modello di vita salutare, valori autentici.
Le carte da giocare sono tante, uniche ed esclusive, altrove irripetibili. E vanno salvate dall’appiattimento dei modelli culturali di massa. E’ l’impegno da prendere subito. In attesa della prossima, perfezionata edizione della kermesse ideata dall’esordiente associazione Il Grande Sasso, tutti gli attori sanno a cosa tendere. Davvero un’ultima chance, fingere di non sapere non servirà.
Jolanda Ferrara