Si è consumata sotto il cielo mite di una fine estate di San Martino l’ultracentenaria Festa dei Cornuti, che ogni anno prende vita nella notte fra il 10 e l’11 novembre a San Valentino in Abruzzo Citeriore. Un lavacro per peccati e peccatori, un’occasione per angeli e demoni di convivere in un’unica processione che si anima lungo le vie del borgo pescarese fra canti, balli e falli, la tradizione pagana più autorevole del territorio abruzzese.
La processione si snoda come storia vuole per le vie del paese e si arresta a casa dell’ultimo sposato del paese a cui l’enorme fallo scolpito in legno di olivo viene consegnato, per goliardia.
Perché la processione goliardicamente nacque più di cento anni fa, quando un gruppo di amici si spostava silenziosamente da una stradina all’altra del paese e silenti tracciavano con dei lumini le case dei presunti cornuti. Più che vox populi, lux popoli: perché al mattino i toccati dal lumino rivelatore finiva che scoprivano dicerie sulla fedeltà della propria consorte, presunte o tali che fossero. E come se non fosse bastato il lumino, gli interessati erano “costretti” a girare con un indumento rovesciato, il cappello o la giacca perché pubblico divenisse il dominio del proprio status. Il bello è che secondo tradizione a lasciare i lumini erano gli “amanti” delle signore, quindi quella scoperta era foriera di certi drammi familiari.
Oggi il tono è forse più soft, non si additano i malcapitati, ma il corteo rallenta davanti ai loro portoni e c’è una folle corsa ad essere nel corteo, perché tale partecipazione si presume renda alieni dalla nomea di cornuto. Un tempo, invece ha creato tensioni e rabbia quando i partecipanti si fermavano davanti alle case dei presunti cornuti indirizzando frasi piccanti e motti che lasciavano poco spazio al dubbio che infiammavano gli animi.
In ogni caso l’evento ha un seguito enogastronomico, si affoga nel vino e nel cibo la disperazione o il sollievo dell’essere o non essere cornuti, perché ci si ritrova adesso in piazza a festeggiare e ricevere una particolare Bolla che attesta l’ effettiva partecipazione al corteo.
La manifestazione è ispirata alla figura di San Martino perché secondo una tradizione orale la manifestazione rievocherebbe l’inganno della disinibita sorella del Santo che, eludendo la sorveglianza del fratello, riuscì a soddisfare tutte le sue voglie. La parabola della storia e della rievocazione presente a San Valentino già dalla metà dell’800, col tempo si è allargata fino a diventare metafora per i mariti traditi, ma pare abbia radici ancora più antiche.