Treni pieni, centinaia di auto, migliaia di turisti e curiosi, giornalisti, tv e fotoreporter da tutto il mondo pronti ad affollare le vie di Cocullo per vedere e toccare i serpenti che saranno aggrovigliati attorno alla statua di San Domenico portata in processione.
Una delle più antiche e singolari tradizioni folcloristiche abruzzesi si rinnova oggi 1 maggio con la ‘processione dei serpari’, in onore del patrono San Domenico che protegge contro il morso dei serpenti e che ha il potere di guarire le malattie dei denti. Una mattinata che avrà inizio prestissimo, alle 8, con una prima messa nella chiesa del paese; ne seguirà un’altra alle 9.30 per accogliere le compagnie di Pellegrini che giungeranno dal Lazio, dalla Campania e dal Molise, zone in cui c’è una profonda devozione verso San Domenico. Alle 11 ci sarà il corteo preceduto dal clero e dalle ragazze in costumi tradizionali che portano “ciambelli”, dolci tipici preparati in occasione della ricorrenza. Alle 12 ci sarà la solenne celebrazione del vescovo Angelo Spina nella Chiesa della Madonna delle Grazie. Al termine della funzione, ci sarà il momento clou, quando sulla statua di San Domenico, issata sul sagrato, verranno posti i serpenti vivi.
Dal comportamento delle serpi, gli abitanti di Cocullo ricavano gli auspici auspici: la tradizione vuole che se le serpi muovendosi lentamente, si avvolgono intorno alla testa del Santo, allora è buon segno e la folla applaude contenta; se invece le serpi si dirigono verso le braccia disertando la testa allora la fantasia popolare galoppa e ognuno dà una propria lettura all’accaduto.
Al termine della festa, i serpenti vengono riportati nel loro habitat e liberati.
[box_light]LA FESTA. L’annuncio dell’inizio della festa è dato dall’arrivo delle compagnie di pellegrini provenienti da quei luoghi dove il culto del Santo è più profondo: Lazio, Molise e Campania. E’ un momento di alta tensione umana: contadini per norma etica delle culture rurali poco avvezzi al pianto hanno, in questo lento avanzare, il volto commosso. Donne di antica bellezza, braccianti, ragazzi, costiuitscono la testimonianza più viva dei significati attuali del rito tra i quali, appunto, quello del recupero della identità sociale e antropologica smarrita. Avanzano cantando inni devozionali: il canto di entrata in chiesa e il canto di partenza, quest’ultimo eseguito camminando a ritroso, secondo l’etichetta di omaggio del suddito che mai deve volgere il volto dal Signore. All’interno della chiesa, mentre l’altare maggiore è il luogo delle liturgie ecclesiastiche legate alla devozione a San Domenico, in altri luoghi si svolgono dei rituali dal contenuto fortemente simbolico: si tira, con i denti, la corda di una campanella per preservarsi dal mal di denti; si preleva la terra, un tempo spazzatura della chiesa, posta in una piccola grotta dietro la nicchia del Santo, per usi apotropaici: sparsa sui campi o intorno alle abitazioni, essa tiene lontani i pericoli di ogni genere, sciolta nell’acqua e bevuta, combatte la febbre. La piazza principale è il luogo dove sostano i serpari i quali, in attesa della processione, esibiscono orgogliosamente i vari tipi di serpi che sono riusciti a catturare. E’ questo un momento durante il quale antichi timori, ingiustificate avversioni e oscure paure nei confronti dei rettili, pian piano si sciolgono fino al punto che, seppure con qualche residuo di ritrosia, ci si lascia convincere al contatto con una serpe, quasi per soddisfare la necessità di un rapporto più profondo con il mondo soprannaturale che questi animali rappresentano. A mezzogiorno inizia la processione: il Santo, portato a braccia da quattro persone, esce dalla chiesa e là, sul sagrato, atteso con ansia fremente dai serpari, ancora una volta ricorda a tutti di essere lui il vero dominatore dei serpenti. Ai lati della statua due ragazze in costume tradizionale, portano sulla testa i canestri contenenti cinque pani sacri, i cosiddetti “ciambellani”, che, in ricordo di un miracolo compiuto dal Santo, verranno offerti, per antico diritto, ai portatori del simulacro e dello stendardo. La processione passa in mezzo alle vecchie case e qui, nel suo compiersi, il rito ricalca arcaici modelli costituendo l’esempio residuo di un mondo antico paneuropeo: a Santiago di Compostela, in Spagna, fatta centro delle pietà peregrinanti di tutta Europa, si maneggiavano i serpenti. A Marcopulos, nell’isola di Cefalonia, nel giorno dell’Assunzione della Beata Vergine, il 15 agosto, le serpi entravano in chiesa. Le vergini greche salivano sull’Eretteo, sull’Acropoli, e nutrivano le serpi sacre con il latte. Storie e metafore nell’ambiguità dei segni attribuiti ai serpenti, ora custodi di fecondità, ora nemici. *[/box_light]
*(dal sito del Comune di Cocullo)