Roberto Zazzara ha la barba molto lunga. La taglierà il 10 luglio, giorno in cui sarà proiettato ufficialmente, per la prima volta, il suo documentario, un’ora di immagini, musica e incontri incentrati sulla Transumanza. Questa è stata la promessa che ha fatto a se stesso. Eppure, quella barba un po’ incolta, i capelli lunghi e scarmigliati che scendono su uno sguardo vivace, sono il segno di un percorso dell’anima, di un’esperienza vissuta alla ricerca di un passato antichissimo che si muove lungo centinaia di chilometri, della necessità di ritrovare il legame con la sua terra, l’Abruzzo, sperimentando le sue passioni: il cinema e la fotografia.
La passione per il cinema
Trentasette anni, pescarese, Roberto è laureato in Discipline dell’Arte e dello Spettacolo alla Sapienza di Roma. Anni importanti, quelli della formazione universitaria, in cui ha iniziato a collaborare con alcuni ragazzi che, come lui, inseguivano il sogno di fare cinema.
“In quel periodo” – racconta – “sono stato selezionato dal Centro Sperimentale di Cinematografia a Milano. Ho fatto una sorta di master in regia di documentari e pubblicità. Da lì ho continuato a fare vari lavori di regia e ho girato diverse cose. Tra i documentari A piedi sul filo, sui circensi e il precariato che ha vinto il Festival di Bellaria e il Festival del documentario d’Abruzzo, e Leonesse, sulle pioniere dell’imprenditoria femminile”. Dopo l’esperienza a Milano, qualcosa cambia nell’animo di Roberto che sente la necessità di ritrovare il legame con la propria terra, di riscoprire il proprio territorio d’origine.
I Tratturi nel nostro DNA
“Avevo bisogno di una nuova sfida dopo aver realizzato una serie di progetti su commissione” – prosegue. “All’improvviso mi sono ritrovato a ragionare sulla Transumanza, con un’immagine quasi fotografica relativa allo studio dei pastori di D’Annunzio. Come regista avevo già lavorato molto sull’idea del viaggio. Così ho provato a riflettere sul senso che avrebbe avuto lavorare sulla Transumanza e ho cominciato ad indagare se veramente esisteva e se poteva avere un futuro diverso dal proprio passato. Attraverso questi approfondimenti, ho capito che la Transumanza è ancora più antica di quanto pensassi perché è nata con la pastorizia e dall’esigenza di nutrire e spostare le greggi a seconda delle stagioni. Grazie alla cultura archeologica di Francesca, la mia compagna, sono arrivato a capire che i Tratturi sono più antichi delle strade romane e che fanno parte della formazione dell’uomo, sono nel nostro DNA”.
Lungo il Tratturo Magno
Per ricostruire frammenti di storia, Roberto sceglie di raccogliere le immagini ripercorrendo il vecchio tracciato del Tratturo Magno, la strada della Transumanza per eccellenza, la più lunga d’Italia, una strada di erba e terra che da qualche millennio collega L’Aquila a Foggia, e che veniva utilizzata due volte l’anno dai pastori per spostare le greggi verso il fresco e l’erba verde di montagna e per trascorrere un inverno più mite in Puglia.
Parte il 29 settembre del 2013 dalla Basilica di Collemaggio, accompagnato da una piccola troupe composta dal suo assistente e da due fonici. In dieci giorni coprono 250 chilometri raggiungendo Foggia, riposandosi e dormendo in alloggi occasionali. Ogni giorno girano circa due ore di immagini che, alla fine del viaggio, vengono selezionate e montate in un documentario della durata di un’ora.
Il cammino diventa respiro
“ll documentario è molto semplice” – spiega. “Faccio un viaggio e lo racconto. Racconto il respiro del cammino, come cambia la percezione del mondo e di sé camminando, quindi il cammino diventa respiro. La Transumanza si trasforma così uno strumento di ricerca di se stessi. Certo, quella di oggi è un’altra Transumanza, le pecore non seguono il viaggio, si uniscono al gruppo occasionalmente, come è avvenuto all’arrivo nella città di Lanciano che hanno raggiunto a bordo di un camion. Non ce la farebbero più a portare a termine il cammino.E poi, alcuni tratti delle antiche strade sono occupati da gasdotti e ferrovie, non sono percorribili. Il gregge è solo un aspetto folcloristico”.
Nelle sequenze del documentario si coglie dunque un nuovo senso della Transumanza, un percorso sulla strada più antica del mondo che in realtà non esiste più e che diventa un percorso dell’anima. “E’ stata un’esperienza unica che mi ha migliorato e mi ha fatto provare nuove sensazioni” – sottolinea. “Innanzitutto ho vissuto un’alterazione della percezione temporale. Si parte dall’alta montagna per andare verso sud, parti dal freddo e vai verso il caldo. Cambia la percezione delle stagioni. Camminando, resti colpito dalla bellezza di certi paesaggi e delle persone che incontri. Quando capiscono ciò che stai facendo, si crea subito una solidarietà. Ho conosciuto alcune signore che si sono messe a chiacchierare, a raccontarmi i loro ricordi”.
La colonna sonora di Ernst Reijseger
Dopo la fase di montaggio, Roberto è volato ad Amsterdam per registrare la colonna sonora composta dal violoncellista e compositore olandese Ernst Reijseger, noto per aver creato le musiche per quasi tutti i film più recenti e i documentari del regista Werner Herzog. “L’ho cercato insistentemente dopo aver scoperto qualche anno fa le sue musiche” – racconta. “Quando camminavo durante il viaggio, ascoltavo in cuffietta le sue composizioni. In sala di montaggio ho provato a mettere le sue musiche e funzionavano benissimo. Così l’ho contattato, gli ho mandato il link delle immagini e lui mi ha chiamato dicendomi che era entusiasta e che sarebbe stato contento di realizzare musiche per noi. Abbiamo registrato insieme ad altri due grandi artisti olandesi, il pianista Harmen Franje e il cantante e musicista di origine senegalese Mola Sylla”.
Trasumanza sta per debuttare. Sarà presentato il 10 luglio al Social World Festival di Vico Equense, sulla Costiera Amalfitana. “E’ una manifestazione molto bella e il documentario concorre nella selezione ufficiale” – conclude. “Da lí comincerà un tour dei festival che spero mi consenta di portarlo in giro in più possibile. Vorrei organizzare anche delle proiezioni di presentazione in Abruzzo”.
I piccoli supereroi
Aspettando la fatidica data che coinciderà con il taglio della lunga barba, Roberto Zazzara ha dato il suo contributo come regista anche a un’altra importante realizzazione, una campagna nazionale di sensibilizzazione e di raccolta fondi a sostegno della Fondazione Togheter To Go Onlus (TOG) finalizzata a sostenere progetti di riabilitazione per l’integrazione dei bambini con lesioni del Sistema Nervoso di origine genetica o sviluppatesi nella vita intrauterina o conseguenti a traumi neonatali.
Ha infatti curato la regia di un breve spot, disponibile sul canale YouTube interpretato da piccoli attori con malattie neurologiche che diventano supereroi. Uno spot in cui è riuscito con grande sensibilità a cogliere le potenzialità dei bambini che hanno partecipato alle riprese dimostrando che con l’aiuto di tutti anche loro possono raggiungere grandi risultati.
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Transhumance è un progetto realizzato quasi interamente con la collaborazione di diplomati del Centro Sperimentale. In particolare:
■ Roberto Zazzara, diplomato in regia di documentari e pubblicità presso la sede Lombardia, e attualmente docente a progetto e collaboratore presso la stessa sede.
- Maria Fantastica Valmori, diplomata in montaggio a Roma.
- Paolo Spigno e Paolo Testa, fonici di presa diretta diplomati a Roma.
- Paolo Bernardi, aiuto regia e secondo operatore, diplomato nella sede Lombardia, ed ex
allievo di Roberto Zazzara.
A questi vanno aggiunti: - i due produttori Paolo Chiodelli e Lorenzo Di Donato, entrambi abruzzesi, come Roberto
Zazzara - Valentina Vitali, organizzatrice di produzione. [/box_info]