E’ donna, architetto, manager, curiosa, sorridente, entusiasta, manualona, imprenditrice di sé stessa e per la nostra terra. Lei è Roberta Castiglione, la “ Signora della lana”.
Partita dalla Puglia ancora giovanissima, arrivata in Abruzzo, a Pescara, per laurearsi in architettura e rimastaci per amore, Roberta con il compagno di vita e lavoro, Roberto, decide di far fronte alla crisi e di investire sulle loro capacità. Roberta così riprende a cucire e nasce un’idea vincente.
Da dove venga questo suo saper fare non lo sa spiegare, forse è una dote innata. Del resto lei stessa si definisce una “ creativa” per natura; a 6 anni infilava perline per vendere braccialetti ai tedeschi in campeggio, a 15 realizzava abitini da far indossare alle sue amiche, a 25 creava plastici per l’università e a 40 decide di dedicarsi al cucito creativo. Con l’appoggio del compagno e della lunga esperienza pregressa nel campo del marketing, capisce che può sfruttare queste ottime basi per qualcosa di nuovo, qualcosa di facilmente realizzabile e industrializzabile, che metta in campo produttori e venditori di materiali disponibili sul nostro territorio senza dover esportare l’idea all’estero.
Ago e filo disegnano la proposta. Nascono il blog creakit.blogspot.com e il negozio on-line creakitshop.com.
Ogni scatolina contiene al suo interno tutto il necessario per realizzare delle fantastiche calzature per neonato: ago, sagome pretagliate, cotone moulinè, i disegni e ovviamente il testo bilingue.
Per Roberta è solo l’inizio di un’avventura ancora più grande. Dopo due anni, mentre si “allena” con l’uncinetto, compra una matassa di lana abruzzese, in maniera del tutto casuale, in una merceria. Nota subito la differenza con la lana in commercio e si domanda che fine abbia fatto la produzione di questo filato autoctono.
Ecco che la sua creatività le dà un nuovo suggerimento. L’industria tessile in Abruzzo era ferma da diverso tempo nonostante la ricchezza di materie prime disponibili, l’acqua, il legno, le pecore e anche la lana era scomparsa, surclassata dai filati industriali molto più morbidi, ma non naturali al 100%.
Roberta parte alla ricerca dei pastori, degli “uomini della lana” come li chiama lei, numericamente tanti ma senza più voglia di venderla perché sottopagati. Ricerca la filanda quasi scomparsa, incontra e parla con persone un po’ burbere, capisce che dovrà procedere con cautela, dovrà farsi accettare senza invadere i loro spazi, intuisce che dovrà adeguarsi alla natura. Nel 2011 conosce Gregorio Rotolo, pastore che si prende cura di 1500 capi di razza Sopravvissana e produce ottimi formaggi nella sua Azienda Agricola e Bioagriturismo Valle Scannese.
Le pecore di Gregorio sono per sua definizione a “triplice attitudine”, produttrici di ottimo latte, ottima carne, ottima lana. La pecora sopravvissana è originaria della provincia di Macerata, deriva da una specie autoctona che nel XVIII secolo è stata incrociata con arieti Merinos Rambouillet. Da allora fino alla metà del secolo scorso la razza si è diffusa soprattutto nelle regioni del centro-sud, ma attualmente gli allevamenti sono limitati a pochi esemplari nelle Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio e si contano solo 6000 capi censiti e iscritti al Libro Genealogico.
Roberta segue tutti i passaggi sin dalla selezione delle pecore, vuole una lana pura, completamente naturale e dopo tre anni di duro lavoro, la ottiene.
La Lana d’Abruzzo è una lana che sa di lana, sa di pecora, sa di sapone di marsiglia, anche i colori sono naturali, richiamano la terra, come i nomi; nonostante la totale assenza di fibre sintetiche è un filato soffice e, se lavorato a dovere, con maglie più larghe acquisisce elasticità e morbidezza.
Il progetto che inizialmente le sembra utopistico, ma in cui continua a credere con ferma determinazione anche per il risvolto sociale e comunitario che ha, finalmente prende corpo e non si ferma alla semplice vendita on-line.
Roberta vuole riportare l’uncinetto nelle case, vuole condividere con altre donne la sua stessa passione per il crochet, far conoscere la sua lana, vuole emozionare e ci riesce.
Un giorno riceve una mail in cui una donna le domanda come può esaudire il desiderio dell’anziana madre, originaria del Gargano, di realizzare una coperta con lana abruzzese. Partono per Milano i primi 4 kg di lana abruzzese.
Dopo qualche giorno squilla il telefono, Roberta risponde, dall’altra parte del filo c’è lei, l’anziana signora che la ringrazia per averle fatto ricordare immagini, colori e odori che aveva lasciato alle spalle troppi anni prima.
Quella mail e quella telefonata diventano il manifesto dell’intero progetto. Ha ricreato un prodotto unico, che fa vivere un’esperienza speciale, che regala emozioni.
La “Signora della lana” non si ferma qui, crea un giusto connubio tra la sua formazione culturale, la laurea in architettura, la bravura nel progettare e la capacità di lavorare con il suo uncinetto di legno per creare vestiti e oggetti di design.
E’ a questo punto che nasce l’idea del Social Crochet, un gruppo formato appositamente per condividere questa passione, che supere gli stereotipi soliti dello “stare in casa a sferruzzare”.
Il gruppo conta quasi 3000 iscritte che seguono i suoi tutoria. Il prerequisito non è la bravura, ma la voglia di realizzare in compagnia un “Crochet contemporaneo”; attraverso facebook Roberta segue e commenta in tempo reale, allacciando sempre di più rapporti stretti con le sue amiche di uncinetto; sono tutte queste donne che si riuniscono insieme a lei, come se stessero sul pianerottolo di casa a fare chiacchiere e crochet, il suo carburante. E’ grazie a loro e alle loro esigenze che riesce a capire le tendenze e le nuove mode. Con loro la tradizione si rigenera e la Lana d’Abruzzo torna ad intrecciarsi tra le dita delle donne moderne, pronte ad utilizzare le ultime avanguardie tecnologiche della condivisione, per rivivere quelle stesse emozioni che provavano le nostre nonne mentre creavano pizzi e merletti, sedute con le loro vicine nel cortile di casa.
E proprio vero, anch’io stringo tra le braccia due gomitoli di lana, li annuso, sanno di tradizione, sanno di buono, sanno di vero, sanno d’Abruzzo.
Francesca Mancini