E’ la prima volta che il Banco Alimentare organizza una colletta straordinaria nella sua storia. Accade perché la situazione, calamità a parte, è senza precedenti. In Abruzzo le cifre della povertà sono note: 38.000 persone hanno bisogno del sostegno delle associazioni che si occupano di sociale per mangiare. Si tratta di indigenti storici, a cui si sono aggiunte famiglie “normali”, capitate sotto la mannaia della crisi, che hanno perso lavoro, reddito e speranza di vivere in modo migliore.
Così sabato 14 giugno l’evento lievita in importanza, perché attraverso questa colletta straordinaria sarà possibile al Banco e alle all’intera rete di associazioni che operano nel terzo settore di avere risposte al bisogno di cibo che c’è. Sono 44.432 le persone assistite per l’anno 2013 dal Banco Alimentare dell’Abruzzo (+14,4% rispetto al 2012) di cui: 38.254 in Abruzzo (+13,5% rispetto al 2012), 6.178 in Molise (+21% rispetto al 2012).
“Si è resa necessaria – dice il presidente Luigi Nigliato – perché siamo ancora in attesa dei fondi in arrivo dall’Unione Europea, che altrove sono giunti a destinazione, ma da noi no. In Francia, Polonia, Spagna, Grecia gli “aiuti” economici sono operativi, da noi sono bloccati. Ammontano a 85 milioni di euro i fondi che Comunità Europea e Stato italiano hanno destinato all’acquisto di cibo per i 4 milioni di poveri italiani, in base al programma Fead (secondo l’Istat sono 9 milioni 563 mila le persone in povertà relativa, pari al 15,8% della popolazione, di questi, 4 milioni e 814 mila (8%) sono i poveri assoluti). Ma ad oggi, l’utilizzo di questi aiuti è bloccato da lungaggini burocratiche e promesse non mantenute. Tutto questo mentre le eccedenze raccolte dalla Rete Banco Alimentare da industria agroalimentare e grande distribuzione organizzata, che vengono distribuite insieme agli aiuti comunitari ai tanti indigenti mediante enti convenzionati, non sono più sufficienti. Oggi si sta tentando di aprire almeno quelli agricoli, ma se saremo fortunati e se tutto dovesse andare a regime, avremo disponibilità dei fondi non prima di tre mesi. Il problema è che ci sono migliaia di persone che non possono aspettare. I prodotti che vedete in deposito oggi, fra una settimana saranno smaltiti. C’è bisogno di agire e l’unico modo è quello di ricorrere alla solidarietà grande e sempre presente della gente. Funziona sempre e arriva ovunque”.
Dunque, un’edizione eccezionale della popolare Giornata Nazionale della Colletta Alimentare di fine novembre: in oltre duecento supermercati saranno presenti migliaia di volontari con la pettorina gialla che inviteranno ad acquistare e donare alimenti a lunga conservazione come olio, pelati e sughi, tonno e carne in scatola, alimenti per l’infanzia. Questi prodotti saranno consegnati dal Banco Alimentare ai circa 38 mila poveri assistiti in regione mediante una rete di solidarietà composta da duecento tra mese per i poveri, associazioni di volontariato, case famiglia, parrocchie.
“Se si riesce a sbloccare questa situazione che investe le burocrazie dei ministeri dell’Agricoltura e del Welfare e i relativi ministri, che continuano a rinviare le decisioni, l’avvio di queste nuove politiche andrà a regime non prima di ottobre – dice il presidente Luigi Nigliato – fino ad allora cosa doneremo ai nostri poveri? Siamo certi che il nostro popolo risponderà ancora una volta con entusiasmo a questa proposta, riscoprendo la grande esperienza del condividere, specie in un momento di grande bisogno come quello attuale. Siamo immensamente grati – conclude Nigliato – a tutti i volontari che si sono coinvolti in questo ennesimo spettacolo di gratuità: alpini, scout, parrocchie, gruppi autonomi. Per l’ennesima volta, questo popolo dimostra che la carità che nasce dal basso ha tempi di risposta più rapidi ed efficaci”.
E se da una parte c’è un’Italia che non mangia, dall’altra c’è un’Italia che butta cibo. Ecco alcuni dati forniti proprio dal Banco Alimentare sulla dimensione dello spreco. Cifre impressionanti, paragonate a quello che invece manca.
Sono 6 milioni di tonnellate le eccedenze alimentari, vale a dire la quantità di cibo che ogni anno in Italia viene prodotto in più per problemi di natura estetica, o errata programmazione, o etichette sbagliate o perché rimane invenduto. Le eccedenze rappresentano il 17,4% dei consumi. Il 54% delle eccedenze è di media o alta “fungibilità”, vale a dire sono di facile e possibile recupero.
Il 35,3% dell’eccedenza viene donata a banchi alimentari o enti caritativi sparsi sul territorio, proveniente da aziende di trasformazione (quel segmento della filiera agroalimentare dove il recupero è più facile), mentre il 32,2% finisce in discarica.
La dimensione dello spreco alimentare, invece è pari a 5,5 milioni di tonnellate: il cibo cioè che non viene recuperato anche se buono, e viene distrutto. Lo spreco rappresenta il 16% dei consumi, e il 92,5% dell’eccedenza. Il 51% dello spreco è a medio-alta fungibilità.
Il 55% dello spreco è generato presso la filiera agroalimentare, il 45% nelle famiglie. Il valore dello spreco annuo è pari a 12 miliardi di euro!
La rilevanza dello spreco varia molto tra i diversi stadi della filiera e tra le diverse categorie merceologiche a causa del grado di fungibilità:
- nella fase di raccolta e allevamento (bassa fungibilità) viene sprecato il 88,2% dell’eccedenza alimentare;
- nella fase di trasformazione industriale (medio-alta fungibilità) viene sprecato il 44,7% dell’eccedenza alimentare;
- nella fase di distribuzione (media fungibilità) viene sprecato il 92,5% dell’eccedenza alimentare;
- nel canale ristorazione (medio-bassa fungibilità) viene sprecato il 90,8% dell’eccedenza alimentare;
- presso il consumatore (bassa fungibilità) viene sprecato quasi il 100% dell’eccedenza alimentare.
Fonte: Dar da mangiare agli affamati. Le eccedenze alimentari come opportunità
Indagine realizzata da Fondazione per la Sussidiarietà e Politecnico di Milano in collaborazione con Nielsen Italia, a cura di Paola Garrone, Marco Melacini e Alessandro Perego del Politecnico di Milano.