La planimetria dei lavori di dragaggio del porto canale di Pescara parla chiaro, l’imboccatura del porto resta com’è e così com’è nessuna nave importante riuscirà ad entrare nell’infrastruttura ferma da due anni ormai a causa dei fondali bassi e di una burocrazia inspiegabilmente paralizzante. Quando gli operatori portuali si sono trovati davanti il documento del Ministero competente ai lavori avviati dal Provveditorato interregionale alle opere pubbliche, stazione appaltante del dragaggio del porto di Pescara, non credevano ai loro occhi. E infine, leggendo la stampa che rimbalzava dichiarazioni vittoriose circa la “riapertura” del porto, si sono sentiti presi per i fondelli, meglio, per i fondali, che non saranno quelli in grado di consentire alle navi di un tempo di tornare a Pescara. Snav compresa. Così hanno deciso di rompere indugi e silenzio.
“Qualcuno smentisca i nostri timori – dice Gianni Leardi, la voce infiammata della categoria di operatori economici che operano sul porto – Ci hanno detto che a dicembre avremmo potuto riprendere l’attività portuale, ma stanno scavando fra le due banchine, lasciando nell’imboccatura del porto lo spazio che fa rientrare i pescherecci, perché in quel piano di dragaggio non c’è altro. In pratica 15 milioni di euro per restare immobili. Un’attività che dovrebbe ricominciare e gli operatori non sono stati nemmeno avvisati su come questa cosa dovrebbe avvenire. Eppure aspettiamo tutti questo finale, che ad oggi non è arrivato”.
La loro presa di posizione arriva con un tempismo disarmante, fra l’annuncio ottimistico dell’autorità marittima circa la nuova praticabilità del porto e il desiderio di rivedere la Snav varcarne la soglia, perorato, invece, dalle istituzioni cittadine. “Se ciò sarà possibile – continua Leardi – allo stato attuale non entra niente e se lo stato resterà questo, come leggiamo dalle carte, a dicembre saremo punto e a capo,altro che ricominciare”.
Cosa chiedono? Vederci chiaro: “La Regione, il Comune, la Capitaneria, ci aiutino a capire come stanno le cose e si battano perché le risorse impiegate siano davvero utili a questo scalo. Noi speriamo che da quando questo progetto è stato stilato ad oggi ciò che c’è scritto sia stato stravolto. Speriamo di sbagliarci perché da aprile siamo senza stipendio e perché siamo i primi a dire che questa struttura deve tornare attiva”.
Intanto, il comandante della Capitaneria di Porto, Luciano Pozzolano, ha convocato per lunedì mattina (ore 11) un incontro con il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche, stazione appaltante del dragaggio del porto di Pescara, la ditta che sta eseguendo i lavori e l’Arta. Lo ha fatto a seguito dei dubbi di cui sopra: “Non conoscevo questa planimetria – commenta Pozzolano scoprendo amareggiato la planimetria – e ritengo che sia stato improvvido metterlo in giro e consegnarlo a chi non aveva la titolarità. Noi, come Capitaneria, non abbiamo mai ricevuto questa planimetria, e non possiamo discutere di qualcosa che non è ufficiale. Per questo ho convocato un incontro, finalizzato a fare chiarezza e a sgomberare il campo da qualsiasi dubbio. Mi chiedo se sia davvero un progetto o una boutade e ci tengo a precisare che il mio obiettivo è far riaprire la darsena e far decollare l’economia commerciale, con la ripresa del traffico passeggeri”.