Si chiude un anno attivo per la Fondazione PescarAbruzzo. Degna celebrazione di un ventennio attivo anch’esso, a sostegno del territorio, e di azioni e progetti capaci di raccontarlo, tutelarlo, esprimerlo. Il bilancio sociale della Fondazione è contrassegnato da un convegno che ripercorre tutte le attività svolte in questi ultimi due decenni.
Titolo evocativo per la Giornata della Fondazione, “Frutti di comunità”, che si apre con un minuto di silenzio per le vittime del tragico sbarco al largo di Lampedusa e che dopo un messaggio di cordoglio per il lutto nazionale, il presidente Nicola Mattoscio riepiloga in tre concetti: “In questi anni la Fondazione è diventata un soggetto importante nella vita della comunità – dice – attraverso un’azione di grant making, ovvero di miglioramento delle pratiche del passato, operating, a sostegno della comunità locale, fundraising, provvedendo alla dotazione di progetti meritevoli di nascere. Sono stati venti anni difficilissimi, perché abbiamo dovuto fare un cammino duro per imporci come soggetto protagonista in ogni campo. Ma oggi lo siamo ed è un ruolo che ci responsabilizza”.
Alcuni dei risultati sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto quelli legati al restauro di beni architettonici e patrimoni artistici destinati ad altra sorte, uno per tutti, l’Abbazia di san Clemente a Casauria.
Ma all’attivo della Fondazione c’è anche il Ponte del Mare, c’è la Cittadella dell’Accoglienza che la vede in prima linea con la Caritas, ci sono collezioni pittoriche e archivi fotografici salvati dall’oblìo, c’è l’innovazione tecnologica rappresentata da prototipi come la macchina gonfiabile o l’interesse verso energie rinnovabili che si sta imponendo sempre più, insieme ad una via sociale aperta e riconoscibile, soprattutto in questi tempi di crisi. “La crisi ha aperto la via a nuove forme si costruzione di
welfare – dice Mattoscio – il Welfare di Comunità che ci ha avvicinato al mondo dell’associazionismo e del sociale, che era un settore di nicchia e che oggi è diventata una strategia vincente per essere ancora più incisivi nella vita comunitaria. Non sono solo attività di sostegno, quelle che la Fondazione porta avanti in quest’ottica, ma di condivisione anche di opere e infrastrutture che possono risultare strategiche per un interesse comune. Ma, attenzione, siamo partner, non possiamo sostituirci agli Enti pubblici che devono realizzarle, il nostro ruolo è riconducibile al titolo V della Costituzione ed è in quello che tutto ciò che in vent’anni abbiamo prodotto rientra e va avanti”.
Un solo rammarico a fronte del bilancio: il teatro che a Pescara ancora manca. Un vuoto che rende ancora più lontano il futuro di rinascita dell’Area di Risulta, dove l’opera, fondi e progetti alla mano, poteva sorgere. “E’ ragione di grande amarezza nopn averlo visto nascere – conclude Mattoscio – Avevamo il progetto, eravamo pronti a farlo, speravamo in un varo che ad oggi, purtroppo per noi e per la comunità, non c’è stato”.