La veduta sui calanchi angolani è mozzafiato, di quelle che solo l’Abruzzo ti sa regalare a un tiro di schioppo fra il mare che si allarga dietro le colline calcaree e ben due massicci che gli si stagliano davanti, da una parte la Majella, dall’altra il Gran Sasso. Si vede tutto questo dalla nuova cantina dell’Azienda Agricola D’Alesio. Sta venendo su a pochi metri di distanza dalla casa dove tutto è cominciato. Una storia nata da un nonno professore, due figli con la passione per lo studio e il lavoro e un mezzadro, Sciarr.
In verità Sciarr era il soprannome di quel Bertuccio Di Fabio che con i figli Rocco e Francuccio si occupava delle terre dei D’Alesio prima che la nuova generazione ne facesse una delle etichette abruzzesi del momento, non solo per via del vino, ma per i cereali venuti prima di tutto il resto e anche per l’olio, che si è aggiudicato più di un premio, l’Ercole Olivario e gli Oscar Green Coldiretti, per la qualità e per l’impiego rivoluzionario che ne è stato fatto in prodotti cosmetici, panettoni
e cioccolatini. Giovanni è il giovane comunicatore tornato da Milano per giocare con la tradizione e l’innovazione, facendo spazio dentro e fuori dall’Italia ai prodotti che nascono dall’estro di famiglia su quei 40 ettari di possedimenti: “Ho deciso di tornare perché c’era una tradizione da mandare avanti – dice – Ho pensato che potevo mettere in campo la mia esperienza a casa, costruire una sfida che fosse mia, alta, un bell’orizzonte a cui guardare per dare ancora più valore agli investimenti fatti sulla terra”. Mario, invece, è il sommelier, il “tecnico” di famiglia che con la sorella Serena anima un luogo del gusto e dell’accoglienza nella regione accanto a quella d’origine del nonno di cui porta il nome, qual è il ristorante enoteca e relais Il Marchese del Grillo, a Fabriano, Marche, dimora storica proprio di quel Marchese Onofrio Del Grillo che lì nacque e crebbe, prima di trasferirsi a Roma dallo zio.
Ma non ci sono solo loro in questa storia. “Tutto è cominciato da circa 9 ettari di terra, quelli che mio nonno riuscì a comprare mandando a casa soldi dall’America. Una terra affidata a persone di fiducia da mio padre, Mario il professore, perché era un insegnante alla scuola agraria. Ma che a me e a mio fratello piaceva, al punto da decidere di ampliare la tenuta, a poco a poco e farla fruttare, nel vero e proprio senso della parola. Oggi sono 40 gli ettari coltivati a vite, grano, legumi, olivi: su cui il maltempo, prima di Natale, si è abbattuto provocando qualcosa come 350.000 euro di danni”. C’è Lanfranco D’Alesio, anima che fermenta un po’ prima di manifestarsi per quello che è, come i vini chiusi nelle cisterne tecnologiche della cantina nuova e tenuti al fresco, sotto il controllo del computer perché puntino dritti al risultato voluto: di Mario il professore è il figlio che ha ereditato la fame di conoscenza per l’agri-cultura, mentre il fratello, Emiliano, è un costruttore con la passione per la terra, quella passione che ha riportato a casa suo figlio Giovanni. Lanfranco e Giovanni sono i motori di Sciarr, anche se il primo quando può raggiunge i figli a Fabriano, perché questi due posti gli appartengono, entrambi.
“A tornare mi ha convinto lui – dice Giovanni riferendosi allo zio – Ho la fortuna di averlo accanto e di imparare ed è un percorso che mi piace fare, perché stiamo provando ad entrare in un mercato nuovo, senza avere fretta di arrivare, sperimentiamo e se siamo soddisfatti entriamo”. E’ successo così per l’olio e oggi l’Azienda Agricola D’Alesio ha incassato diversi riconoscimenti nazionali per il rivoluzionario olio spray, sinonimo di innovazione e anche di qualità, perché quell’olio è speciale: “E’ spray perché potesse essere impiegato per una cucina di misura – spiega Giovanni che a partire da oggi al 9 febbraio sarà alla Fiera Agricola di Verona con la Coldiretti, associazione che lo ha premiato con i suoi Oscar Green come imprenditore rivelazione per via dell’olio – Ogni spruzzo è 0,4 grammi, a quello stiamo affiancando un progetto di cucina evolution a Fabriano, ma con l’olio facciamo creme per il corpo, il panettone, ne abbiamo prodotto 150 pezzi per provare, è andato benissimo, l’olio cacao, per detergere le labbra e i cioccolatini, i Bobbò, sostituendolo al burro e regalando alla cioccolata un sapore nuovo. L’idea è stata di mia cugina Serena, il sapore è favoloso, porta nella cioccolata un po’ delle nostre colline” (leggi il nostro articolo).
Nel magazzino del nuovo presidio i prodotti si lasciano guardare mentre il viavai di clienti si intercala a quello dei fornitori. Accanto all’olio extravergine D.O.P. “Aprutino Pescarese” ottenuto dalla Dritta Loretana in purezza in bottiglia e in lattina monoporzione, i cereali a zero impatto ambientale, i legumi con il cece Sultano sano e buono, alle confezioni regalo, ci sono anche i vini con il marchio SCIARR: quelli della linea Superiore: il vino realizzato con uve Montepulciano al 100% dai vigneti circostanti l’azienda dove Lanfranco ha voluto le viti sostenute da aste di ferro perché non deturpassero sapori e paesaggio, il Pergola Est frutto di uvaggio di Trebbiano e Pecorino, i due spumanti dai nomi autoironicamente abruzzesi “SciarrMant” e “SciarrOsè”, un bianco e un rosato frutto questo della vendemmia rosa, quella che Lanfranco tiene ogni agosto: “Un giorno un contadino angolano fermò mio padre allarmantissimo – racconta Lanfranco – Gli disse: fijiete s’ha ‘mpazzite, sta a ffà l’uva a Ferragoste. Era vero, stavo raccogliendo il 18 agosto perché è con quell’uva che volevo provare il mio spumante di Montepulciano 100 per 100. Ed è grazie a quel raccolto che l’altra uva, alleggerita da quella scelta per le bollicine, cresce con più nutrimento e ha più sapore. Abbiamo provato, siamo stati soddisfatti e sono nati questi due spumanti metodo charmatt il Rosè con tutto Montepulciano e lo SciarrMant con Trebbiano e Pecorino che stanno andando molto bene. Ci sono riuscito grazie ad un amico di Asti, un grande enologo che ci accompagna in questa sfida, 5 anni fa uscimmo con 3.000 bottiglie. Per il metodo classico non abbiamo fretta, quando ci soddisferà quello che stiamo provando, lo imbottiglieremo”. Sommelier, assaggiatore d’olio, voce della categoria nelle Marche, girare con lui dentro la tecnologica cantina è affabulante: parla delle autoclavi, delle cisterne con delle speciali pale che accarezzano il mosto che fermenta, addolcendo i processi, del nastro per la selezione manuale dell’uva, dello stabilizzatore tartarico che la climatizza perché arrivi senza traumi al capolinea studiato; ci mostra le barrique fatte fare appositamente per le riserve speciali e gli spumanti, perché accanto al moderno la sperimentazione odorasse anche di passato. Dalla cantina al terrazzo panoramico è solo un salire di scale, presto i sogni della famiglia saranno realizzati: non stanno costruendo un eno-resort, ma un luogo dove approdare per via del vino e dei laboratori di cucina, degustarlo insieme agli altri prodotti, lasciarsi guidare senza fretta dall’esperienza che matura su quelle colline da cui si vedono Gran Sasso e Majella affiancate dirimpetto al mare.
Il futuro? Lanfranco lo ha chiaro: “Il futuro sono i nostri giovani, la terra di famiglia è nelle loro mani”. Lo sa bene Giovanni D’Alesio che a soli 30 anni con quella terra ha stabilito un dialogo personale: “Quando ho capito che poteva esprimere il nostro modo di concepire lavoro e territorio mi ci sono dedicato anima e corpo – dice alle prese con un telefono sempre in moto ora per i clienti, ora per fissare la presenza a manifestazioni dentro e fuori l’Abruzzo – Su questa terra c’è l’intuizione dei nostri nonni, coltivandola la realizziamo anche con la fatica e gli imprevisti come il maltempo che ci ha colpiti duramente due mesi fa. E’ iniziato tutto dagli animali, è proseguito con l’olio e i cereali, poi è arrivato il vino, con la nuova cantina cercheremo di completare un cammino legato all’ enogastronomia importante per continuare a crescere puntando molto verso l’estero. Come la Cina, dove sono stato di recente per avere un contatto diretto con un mondo che vuole scoprire la qualità e su cui investiremo perché per noi è un modo di farci ambasciatori del made in Italy e del made in Abruzzo di qualità che deve farsi sentire nelle fiere dove circola tutto il mondo. Questo sarà il futuro con il quale abbiamo iniziato a parlare”.
(Foto Stefano Zuchegna)