Un delegazione di imprenditori agricoli abruzzesi soci di Coldiretti manifesterà domani a Roma, alle 15.00, davanti a Palazzo Montecitorio per chiedere al Governo di esercitare la clausola di salvaguardia che vieterebbe la messa a coltura di piante biotech. Il provvedimento, già sollecitato da tutti i gruppi parlamentari al Senato con una mozione votata all’unanimità, è stato adottato da tempo da diversi Paesi.
“E’ necessario, una volta per tutte, risolvere definitivamente un problema che va avanti da troppo- commenta il direttore di Coldiretti Abruzzo Simone Ciampoli – Il sit in dovrà essere l’occasione per chiudere definitivamente la questione a difesa delle reali aspettative di cittadini, agricoltori, rappresentanze economiche e sociali che sull’argomento si sono già espressi troppe volte evidenziando la propria contrarietà verso le coltivazioni geneticamente modificate . Per Coldiretti è diventato assolutamente necessario porre fine una volta per tutte alle provocazioni come quella che si è verificata in Friuli, con la semina di mais geneticamente modificato che il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, ha subito chiarito essere illegale. Il sit-in – aggiunge Ciampoli – vuole essere un intervento, a cui l’Abruzzo non può mancare con presenza e sostegno, a tutela della produzione agricola nazionale e degli interessi dei cittadini italiani che in stragrande maggioranza si oppongono agli ogm”.
L’agricoltura italiana, che si fonda sulla tipicità, la qualità e su un’eccezionale biodiversità, non ha assoluto bisogno degli Ogm. E semine biotech rappresentano nel nostro Paese un atto illegale poiché vanno contro le norme vigenti. E’, quindi, indispensabile che il governo decida subito sulla clausola di salvaguardia: per questa ragione abbiamo dato la nostra adesione alla protesta in piazza Montecitorio, contro l’utilizzo degli organismi geneticamente modificati in campo agricolo”. Lo afferma il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi.
“La contrarietà agli Ogm -aggiunge Politi- non scaturisce da una scelta ideologica, ma dalla consapevolezza che l’utilizzazione di biotech può annullare la nostra idea di agricoltura. Annullare l’unico vantaggio competitivo dei suoi prodotti sui mercati: quello della biodiversità. Non si tratta di una posizione oscurantista. Anzi. Chiediamo alla scienza di continuare a contribuire alla crescita di questo tipo di agricoltura. E questo lo puo’ fare senza ricorrere agli organismi geneticamente modificati, come, del resto, e’ avvenuto fino ad oggi e con risultati molto importanti”.
“Non c’è, dunque, alcuna preclusione nei confronti della scienza, della ricerca. Il tutto, comunque, deve essere fatto – rimarca il presidente della Cia- nel pieno rispetto del principio di precauzione e della tutela delle esigenze peculiari delle produzioni di qualità e tipiche dei territori agricoli italiani.