Passione, cuore e voglia di osare. Nasce da questa mescolanza, un calice di bollicine dal gusto unico: è il Santagiusta, primo vino spumante, Metodo Classico, a base di Pinot nero, prodotto in Abruzzo. Per scoprirne l’origine bisogna salire in alto, a 700 metri di altitudine, in località Goriano Valli, a Tione degli Abruzzi in provincia de L’Aquila, dove è stata impiantata una viticoltura di montagna, grazie alle forze di tre persone. Adriana Tronca, titolare dell’azienda agricola Vigna Di More, il vignaiolo e titolare della Cantina Marchesi De’ Cordano, Francesco D’Onofrio e l’enologo, Vittorio Festa. Insieme hanno lanciato un progetto, coltivato per anni e giunto finalmente a conclusione.
“E’una sfida dal punto di vista enologico ma anche un messaggio positivo per il territorio e un connubio tra la costa e la montagna” spiega l’enologo Festa “La produzione del vitigno avviene a Tione, un altipiano spettacolare, mentre l’elaborazione e l’affinamento presso la Cantina Marchesi De’ Cordano a Loreto.Ne esce un prodotto innovativo che ha un gusto particolare. In Abruzzo siamo abituati al sapore forte del Montepulciano, ma queste bollicine sono vincenti anche se hanno una nota più delicata, quella del Pinot nero che è un vino tipicamente francese. Il Santagiusta è la prova che l’Abruzzo è in grado di produrre e proporre anche vini diversi che non ci appartengono come cultura”. Una scommessa lanciata nel 2005, quando Adriana Tronca decide di impiantare il Pinot nero in montagna per dimostrare che è possibile fare un altro vino dove non matura il Montepulciano. Grazie alla grande energia di Francesco D’Onofrio e alla competenza e all’entusiamo di Vittorio Festa, la scommessa è stata vinta.
“E’ una viticoltura eroica perché è molto difficoltoso lavorare in montagna, ma è anche fonte di sensazioni uniche” prosegue Festa. “L’altipiano è il paradiso dei cervi che si possono avvistare camminando tra i vigneti. E’ solo una delle emozioni che si vivono coltivando questa vite. Conosco da tempo l’ azienda Vigna Di More, avevamo già fatto un programma.
Poi, a causa del terremoto, siamo stati costretti a portare l’uva in alta quota e non ho voluto abbandonare il progetto. L’azienda non è riuscita a costruire una cantina a causa del sisma, ma è stata in grado ugualmente di valorizzare il territorio: è un messaggio assolutamente positivo. Il Santagiusta è un connubio di due realtà, montagna e collina, che arricchisce la nostra offerta nel settore dei vini e il nostro patrimonio vitivinicolo”.
La classe ma anche il coraggio della Signora Tronca erano già ben noti a chi segue l’evoluzione della nostra enogastronomia . Santagiusta neè la conferma. Complimenti a Lei, a D’Orazio e a Vittorio festa.