Un nome evocativo, di quelli a cui il vignaiolo filosofo ha da anni abituato gli estimatori del vino e il panorama enologico non solo abruzzese. Un orizzonte ambizioso, non solo quello di essere il primo spumante biologico ufficiale d’Abruzzo, ma di arrivare sulle tavole di tutti, per accessibilità di gusto e prezzo. Si chiama D’Eus l’ultima creatura di Chiusa Grande, la cantina sostenibile impiantata nel cuore delle colline della Valpescara, a Nocciano, in contrada Casali. D’Eus è una sfida dannunziana spiega Franco D’Eusanio al battesimo ufficiale delle sue ultime bollicine, celebrato davanti ad una platea di palati esperti, amici e stampa a cui ha fatto seguire quello enogastronomico, accostando il nuovo brut bianco e rosato, che saranno messi in commercio dalla prossima settimana, ad un menù a base di pesce.
Un po’ padrino e un po’ levatrice dello spumante Luca Gardini, giovanissimo campione del mondo dei sommelier, che a 30 anni e, come ha riferito scherzando, “dopo vari ettolitri di vino mandati giù” , dice che il vino migliore è quello buono perché arriva al gusto di tutti e alle possibilità economiche di tutti. “Una sfida di piacere – illustra Franco D’Eusanio, il D’Eus-ex-machina di Chiusa Grande – Volevamo omaggiare D’Annunzio, farlo con un vino che potesse contenere in sé la stessa attenzione e ricerca del piacere e, così, dalla fusione di uve di Pecorino, Chardonnay e Montepulciano provenienti dai vigneti che possiamo guardare da queste finestre, fra Cugnoli e Nocciano, sono nati gli spumanti Brut bianco e rosa che oggi presentiamo”. Un Bacco che gli somiglia, almeno quanto il nome del vino è assonante col suo cognome, campeggia sulla tela realizzata da Ester Crocetta, riprodotta sulle etichette degli spumanti. L’evento prende vita su una tavola imbandita, dove lo spumante viene raccontato, odorato, sorseggiato come invita a fare Gardini, il sommelier che ama tanto l’Abruzzo, divenuto il più grande al mondo anche grazie al nostro Montepulciano, uno dei vini che ha dovuto individuare alla prova di fuoco per il riconoscimento planetario.
D’Eusanio ricorda la vinosofia che sta dietro ognuna delle sue etichette, quel fare il vino per riportare tutti i sensi alla terra, per trasformare ogni sorso in un’esperienza multisensoriale: “Tutti fanno vini rossi, ma la nostra vera vocazione è nei bianchi – ripete – queste uve che coltiviamo ai piedi della montagna hanno caratteristiche biologiche perfette per i bianchi, perché i vini, anche stando a lungo nel bicchiere, non esauriscano il loro potere di stupire. Alcuni vini dopo già mezz’ora scompaiono, noi abbiamo voluto fare qualcosa capace di regalare qualcosa di nuovo ad ogni nuovo sorso e di assumere un gusto particolare dopo ore dalla mescita. Uno spumante capace di lasciare traccia”.
All’evento partecipano anche Gaudenzio D’Angelo, presidente regionale dell’Associazione Italiana Sommelier e l’assessore regionale all’Agricoltura Mauro Febbo, soddisfatto per i grandi successi che il vino e l’enogastronomia abruzzese stanno riportando in tutte le manifestazioni. Ma i riconoscimenti, a detta del primo dei sommelier del mondo, Luca Gardini, non basta. “Mi piace l’Abruzzo – esordisce – amo i vostri vini, la vostra terra, il vostro modo di vivere e mangiare, ma tutto questo va comunicato perché l’Abruzzo venga davvero conosciuto in Italia e all’estero. E’ colpa del settore che sa fare ottimi vini, ma non comunicazione e di
opportunità concrete per parlare dell’Abruzzo e di ciò che c’è dentro. Un vero peccato, perché il vino italiano è ottimo, si colloca insieme a quello Francese, fra i vini migliori”. Gesticola, si infervora, brandisce il bicchiere di rosato prima di descriverne caratteristiche e guidare la platea alla degustazione. Lo fa con parole semplici, lasciando tecnicismi e gergo a chi, nel settore, per essere troppo autoreferenziale si gioca fette di apprezzamento e di mercato, dice. “Chiusa Grande è una squadra di qualità, in cui ognuno ha un ruolo. Ci possono essere vini pregiati, buonissimi, ma trovare un vino che emoziona come questo, credetemi, è davvero difficile. Siamo tutti contenti, perché le aspettative che avevamo quando abbiamo cominciato a lavorare sugli spumanti, sono state rispettate. Questo è un vino che arriva alla gente: ha un sapore pulito, senti la pesca, il melone e il melograno e il retrogusto, quella nota amarognola e acidula che abbiamo voluto perché lasciasse traccia di sé in chi lo sorseggia”.
Si passa al bianco, che ha un sapore più corposo: “Con il bianco il sapore è più polposo, cremoso – dice Gardini – sa di territorio. E’ un vino più maturo, che dalla sua sapidità lascia sentire la menta, la salvia, ha un carattere longevo, un sapore che resta. Ed è questo quello che conta. I vini sono tanti, alcuni buonissimi, altri no, ma sbagliare è umano, ecco, questi sono vini corretti”. Biologicamente prodotti da una realtà supercertificata a livello europeo proprio per l’attenzione all’ambiente, costeranno dai 13 ai 15 euro in cantina: “Un tributo all’imperitura dolcevolezza. Ode all’estro ponderato. Dono a chi apprezza l’enigmatico anticonformismo – vagheggia D’Eusanio – E’ uno spumante realizzato con metodo classico, affinato sui lieviti. Lunga attesa ripagata dal colore brillante, dalla mentolata fragranza croccante e dal fine ed estasiante perlage che accarezza il palato con la delicatezza della farfalla”.
Pesce per degustarlo nel party post presentazione e musica, per esprimere tutte le anime che fanno da ispirazione e motore a Chiusa Grande: bianchi, rosati e fermi per accompagnare sfizi fritti, insalate di mare, polpettine con pesce, uvetta e pinoli, seppie con patate e olive, frittura mista e dessert, preparati da un cuoco dello staff della cantina, perché fra il vino e il cibo si accorciassero ancora di più le distanze.