Era programmato da giorni. L’anfitrione quello giusto (un Indiana Jones con qualche primavera in più) una padrona ospitante con il meglio delle caratteristiche pescaresi ed aquilane (ancorché acquisite) il parterre degli ospiti “culturalamenoevario” la location, Pagliare di Tione.
Dov’èèè Pagliare di Tioneeee ? Direbbe il grande Gabriele Cirilli. Innanzi tutto non arrovellatevi il cervello con possibili richiami esotici dovuti alla parola Tione. Siamo in Abruzzo, in quello aquilano, meglio in quello subequano sdraiato sotto il Sirente. In fondo alla valle una mandria bovina al brado. In alto, sotto un cielo assolato e terso, il massiccio montano ancora striato di zone innevate sdraiato sopra un immenso letto verde di abeti, pini, querce e prati degni dei migliori greens da golf. A mezzogiorno apriamo la pagliara, classica antica abitazione pastorale composta da stalla sottostante ed unica stanza superiore. Ce ne sono disseminate il questo angolo di paradiso circa una diecina quasi tutte ahimè ormai di proprietà extra regionale. Ma tant’ è, non possiamo essere egoisti e dobbiamo pur concedere il possesso di alcune nostre bellezze al resto del mondo.
Dal pik-up di Indiana Jones in un battibaleno scarichiamo ogni ben di Dio. Tutti francescanamente intorno alla lunga tavola di legno massello. Pizza rustica, frittata di orapi, salami, caci e ricotte del pastore. Zuppa di lenticchie con patate e zafferano di Navelli, salsicce alla brace con contorni di verdure di montagne e prataioli e spinaroli. Vini: Cerasuolo e Montepulciano d’Abruzzo ( con le spalle !) Due genziane una meglio dell’altra, dolci ferratelle morbide e un splendida volpetta che ci ha accompagnato per tutto il pasto a non più di un metro dalla porta , sfamata e dissetata da tutti i compagni di merenda. Prosit.
Tino Di Sipio, “gastrosofo”