Sembrava risolta ma pare non sia così, la questione della lottizzazione autorizzata dei pascoli abruzzesi da parte di società che non hanno nulla a che fare né con la pastorizia, né con l’Abruzzo, né con l’agricoltura. Una corsa iniziata qualche mese fa sulla scorta di alcune direttive Ue capaci di riversare su tali progetti una vera e propria pioggia di milioni di euro.
L’allarme lo avevano lanciato proprio i pastori stessi, anzi, gli allevatori. Primo fra tutti Nunzio Marcelli, la voce dell’Associazione regionale allevatori ovicaprini che aveva lamentato il fatto che intere fette del territorio, sede di antichi tratturi e di contemporanei stazzi e passaggi delle greggi abruzzesi, stavano passando di mano: “Nei mesi scorsi erano diverse le prese di posizione sulla pratica dell’affitto dei prati da parte dei Comuni concentrati soprattutto nella provincia aquilana a società del nord Italia ad un prezzo molto più alto del valore di mercato e non concorrenziale per le imprese locali – ricorda Marcelli – Società che con pastorizia e agricoltura non avevano a che fare, questo quanto stabiliva la direttiva che legittimava gli accessi. A cui la Regione ha dato uno stop, impegnando il Ministero delle Politiche Agricole. In pratica la circolare Agea dispone che a partire dalla campagna 2014, ai fini dell’ammissibilità delle superfici dichiarate a pascolo magro, non é possibile considerare il pascolamento da parte di terzi. Ma siamo sicuri che questi soggetti siano terzi? Perché si sta ancora verificando una sorta di acquisizione delle aziende fiaccate dalla crisi che non riescono a fare fronte ai costi di manutenzione e fitti dei terreni, ancora una volta con il crisma della legittimità e nel silenzio del comparto. A parte alcuni voci singole”.
Una vera e propria strozzatura di una identità, quella dell’allevamento agro-pastorale che potrebbe addirittura essere una chiave di volta per un nuovo sviluppo dell’imprenditoria della filiera, anche sostenibile, annuncia Marcelli, che tempo fa aveva provocatoriamente, ma realisticamente parlato di circa 3.500 posti da pastore disponibili per quanti avessero bisogno di lavorare. “Ce ne sono almeno altri 1.500 a disposizione di progetti innovativi anche a tutela del territorio – annuncia – Si tratta di Capra 2.0 un progetto per l’allevamento di capre che prevede una sorta di franchising da affidare a quanti hanno voglia e bisogno di lavorare, con allevamenti mobili e un’azienda dotata di attrezzatura mobile a servizio dell’attività sia di allevamento che di produzione di formaggi, latte, derivati. Connetterà una serie di elementi con l’obiettivo di creare una rete utile allo sviluppo di attività pastorali per i giovani: dall’allevamento, al pascolo al prodotto finito fino, al marketing per la vendita dei prodotti, tutti assolutamente di altissima qualità. In più tali aziende potrebbero prendersi cura di terreni abbandonati, di un territorio che è stato letteralmente lasciato a se stesso da quando l’industria ha attirato forza lavoro, o da quando le braccia abruzzesi sono emigrate altrove”. Idee che funzionano ne ha messe in circolo parecchie il pastore con laurea Nunzio Marcelli, con la sua Porta dei Parchi, bioagriturismo transumante di Anversa da cui è partito un progetto divenuto subito internazionale, “Adotta una Pecora“. “La tutela su due fronti – rimarca – quello della prevenzione dal rischio incendi, pascolando anche nei sottoboschi pericolosi arbusti spariranno sia sul fronte del rischio idrogeologico con l’apertura di fronti naturali utili al corretto deflusso delle acque. E’ questa un’opportunità di lavoro e di svolta nella propria qualità della vita che mette insieme valorizzazione del territorio, sinergia fra le sue risorse, armonia con esso». I giovani che hanno risposto sono una decina, dal Nord Italia, pronti a cambiare vita. “Il progetto entrerà nel vivo a primavera, istituzioni permettendo”.