Ci sono storie che si scrivono da sole, perché nascono da idee che hanno gambe, testa e soprattutto cuore per andare avanti, anche senza tanta pubblicità. Alla Locanda del Cuore, nata domenica scorsa in via Alfonso Di Vestea, a Pescara, succede questo.
Succede che il sacerdote della parrocchia del Cuore Immacolato, don Emilio Lonzi, alle prese con i problemi di tante persone che avevano necessità di lavorare, ha pensato di mettere insieme degli amici e farli diventare “ristoratori“, lui compreso, una piccola e operosa impresa capace di creare posti di lavoro per chi ha bisogno.
Succede che la sua idea sia piaciuta talmente tanto ad uno chef, Paolo Giorgetti, che dopo anni di onorata professione nelle cucine di Villa Immacolata, a Francavilla, lui si sia dimesso per concretizzarla.
Insomma, succede che insieme, don Emilio e chef Paolo, giorno per giorno cerchino di creare pasti che diventino proventi da destinare ad una giusta causa, quella della Caritas diocesana. Perché il ristorante a questo serve, a sostenere.
E allora, per raccontarli, abbiamo voluto sostenerli e sposare una causa che per la sua chiara bellezza cattura sempre più commensali in quei locali di Pescara Porta Nuova, a un tiro di schioppo dalla parrocchia, che, forse, per uno strano caso del destino erano rimasti sfitti da qualche mese a causa della crisi. Fino a sette giorni fa.
“E’ successo tutto molto velocemente – racconta don Emilio – L’idea è nata in autunno, un paio di mesi fa, siamo stati fortunati, perché non ha avuto alcun tipo di impaccio burocratico, ha proceduto spedita fino all’inaugurazione. Così questa storia è cominciata, con un clamore che non avremmo mai immaginato quando l’abbiamo pensata. E’ nata perché negli ultimi mesi la parrocchia era diventata crocevia di tantissime storie disperate, raccontate da persone che si sono ritrovate in difficoltà o che non riescono ad uscirne. Sono venuto a sapere che questo locale era rimasto sfitto e mi si è illuminata una lampadina: vuoi vedere che potremmo farne un posto per dare una mano? E questa è l’intenzione: abbiamo assunto due persone, ora, coperti i costi di personale e provviste, il resto andrà alla Caritas e se le cose andranno bene, contiamo di allargare la brigata di cucina. Lo speriamo”.
E come non fare il tifo per loro, per l’idea e per quello che contiene. Bella, ma anche buona, perché alla Locanda del Cuore lo chef è davvero speciale: toscano, naturalizzato abruzzese, residente in quel di Chieti, impegnato a Pescara, se non è un mix “provvidenziale” questo? Ed è speciale anche per il lavoro che c’è dietro ogni suo piatto: “Scelgo prodotti del territorio, così l’economia gira – spiega – Frutta e verdura arrivano dal mercato ortofrutticolo di Cepagatti, la pasta la faccio io o attingiamo al pastificio della sorella di don Emilio, la carne è a km zero: marchigiana, chianina e, consentitemelo, fiorentina per il vitello, maiali e polli dell’entroterra, come i formaggi freschi e stagionati. Il risultato è un cibo accogliente, che sa di Abruzzo, la regione dove io ora vivo e dove si mangia benissimo”.
La sorpresa non è solo il sapore che offre il menu, che comprende gli antipasti a base di tortini di ricotta, polenta, un prosciutto tanto intenso da sembrare maiale nero; i primi a scelta fra chitarra all’agnello o gli gnocchi al sugo e i ravioli ai funghi porcini con pinoli; i secondi da gustare fra una tagliata e un’arista farcita con contorno di erbette e misticanze fresche ripassate davvero in padella; è anche il prezzo, accessibilissimo per l’assortimento del giorno.
“Vogliamo essere popolari perché la gente venga – spiega don Emilio – che si paghi il giusto e si mangi bene e sano. Confidiamo molto nella qualità, perché questa piccola idea possa crescere e sviluppare tutta la sua semplice finalità”.
E la gente va: a pranzo e cena, tutti i giorni, anche alla Vigilia e il giorno di Natale, perché il locale resta aperto e anche alla fine e a Capodanno, perché si è deciso di non chiudere, di festeggiare il 2015 con un proposito da coltivare, cucinando.
“E’ una sfida che mi ha conquistato, completamente – conclude Paolo Giorgetti – La brigata nascerà. Oggi abbiamo un’addetta alla sala e un aiuto, sono persone che avevano bisogno di lavorare e che si impegnano davvero per aiutarci a mandare avanti il ristorante. In futuro daremo spazio anche a giovani talenti in cucina, vedremo come: quello dei cuochi è un mondo popolato di persone piene di talento e piene di idee e dove io mi sono sentito a casa, quando ho deciso di lasciare la mia terra d’origine e venire a vivere in Abruzzo”.
La loro storia è rimbalzata di testata in testata, ma oltre che leggerla, o magari soltanto scriverla, conviene assaggiarla, perché è molto più buona di quello che già sembra.
In bocca al lupo Locanda del Cuore! E a presto.