1.354 sono le tonnellate di cibo donate ai poveri d’Abruzzo. 38.000 circa, invece, sono le persone che per varie ragioni si sono ritrovate ad avere bisogno del cibo donato per vivere e andare avanti, sempre in Abruzzo. Sono i dati impressionanti forniti dal Banco Alimentare abruzzese relativi al 2013. Dati che crescono, che sono cresciuti dal 1997, anno in cui il Banco e la sua storica Colletta sono approdati in Abruzzo, ad oggi, che mentre si fa il punto della situazione si mettono in cantiere opere buone per affrontarla.
Ogni giorno in via Celestino V a Pescara la solidarietà si tocca con mano. Ha la forma di tanta merce che arriva da imprenditori e aziende virtuose e che si aggiunge a quella raccolta dal Banco attraverso la sua attività. Ha le facce di tanti volontari che aiutano la Onlus per aiutare gli altri, se stessi compresi. “Con costi contenuti e trasparenti la povertà si può combattere – dice il presidente Luigi Nigliato – questo in un’ottica di sussidiarietà che si traduce in un uso efficiente delle risorse pubbliche. Parte dell’attività del banco si muove grazie a risorse che arrivano dall’Europa. Ma bisogna fare ancora perché i tempi della burocrazia si allineino con quelli dell’emergenza che è alta e va affrontata. Noi collaboriamo oggi con 211 fra enti di varia natura. Sono nostri riferimenti e utenti su tutto il territorio regionale. In lista ne abbiamo tanti altri, abbiamo dovuto contingentarli perché il nostro intervento si traducesse in quantitativi efficaci a rispondere bene alle esigenze dei più. L’idea sarebbe quella di espandere il raggio di azione, ma per metterla in pratica abbiamo bisogno di maggiori sinergie sia con il pubblico che con il privato con il quale adesso già collaboriamo”.
Una rete capillarissima di collaborazioni, che diventa un perimetro solido e concreto in occasione delle giornate di colletta alimentare, che si dipanano all’interno della media e grande distribuzione d’Abruzzo ogni anno. “La povertà c’è sempre stata – aggiunge il direttore Cosimo Trivisani – Oggi esiste una povertà che non si vede, quella che magari prende vita accanto alla propria porta di casa e che non si esprime per vergogna o dignità di chi la vive. Bisogna arrivare a queste nuove povertà con discrezione e politiche incisive, perché creano un disagio nuovo che non è nel controllo di chi può operare scelte capaci di alleviarlo. Noi distribuiamo mezzi anche porta a porta in qualche caso, perché la nostra rete ci consente di arrivare ad un numero grande di aventi bisogno. Con una sinergia maggiore, certo, l’intervento sarebbe ancora più capillare”.
38.000 abruzzesi significano una media città che non ha di che vivere. In termini territoriali: 12.000 circa sono gli aventi bisogno in provincia di Chieti; a Teramo 6.500; a L’Aquila 3.500; Pescara è in vetta con i suoi 15.000 indigenti. In euro l’apporto del Banco si traduce in un volume pari ad un totale di 3.235.684,78 euro, pari alle 1.354 tonnellate di cibo distribuite.
A livello nazionale le risorse in arrivo dal programma europeo ammontano a 85 milioni di euro, a cui si aggiungono altri 10 da parte del governo italiano. “A livello nazionale stiamo lavorando proprio per ottenere la migliore gestione di tali fondi – aggiunge il direttore – che attualmente fanno capo al Ministero dello Sviluppo economico. Ma la rete agisce insieme ad altri sei grandi enti caritativi per fare pressione e snellire i tempi di utilizzo che non rispecchiano l’esigenza di interventi tempestivi da mettere in campo”.
Ecco perché in Abruzzo c’è chi aspetta: “Stiamo lavorando per evitare il ridimensionamento delle risorse da distribuire – conclude il presidente Nigliato – ma il nostro appello è rivolto ora a imprenditori e industrie agroalimentari perché divengano nostri partner, donando le loro eccedenze, studiando modi per ottenere risparmi logistici, economici e fiscali. La situazione è davvero importante: convochiamo tutti coloro che ci hanno sostenuto a fare ancora di più la loro parte, standoci accanto nell’affrontare questo momento economico di grave difficoltà, aiutandoci ad aiutare chi ha bisogno”.