Il suo nome circolava da un po’, generando speranze e grande entusiasmo nella categoria che ieri, nell’assemblea regionale svoltasi a Montesilvano, ha scelto Mauro Di Zio per la carica di presidente regionale della Cia, Confederazione Italiana Agricoltori. Un passaggio di consegne carico di emozione quello con il past president Domenico Falcone, stimato e amato dalla categoria, che cede il passo dopo un lunghissimo mandato durante il quale ha accompagnato l’agricoltura abruzzese dal passato al futuro, sempre in prima linea.
Un futuro, Mauro Di Zio, ex amministratore pubblico, allevatore e anche voce dell’Associazione Regionale Allevatori, nonché rappresentante nel Cda del Polo Agroalimentare Agire, che lo ha affiancato per quattro anni come vice presidente regionale, per mettere le basi di un ritorno concreto alla terra, affidando le decisioni della Confederazione agli agricoltori a tutti i livelli in modo deciso e progressivo : “Noi siamo alla fine di un percorso convinto che la Cia ha individuato, quello di dare protagonismo agli agricoltori – dice Di Zio appena eletto – Sono stato indicato alla successione di Domenico Falcone che è un presidente non facile da sostituire per la sua storia nella Cia e anche per la sua grande umanità, per l’equilibrio dimostrato e il grande senso del rigore e della lealtà che lo hanno accompagnato in tutte le scelte fatte in nome della categoria. Il mio percorso nella giunta regionale della Cia negli ultimi 4 anni è stato preziosissimo, una naturale maturazione dei cambiamenti necessari per il futuro”.
Tanto entusiasmo nelle strette di mano e nei sorrisi che lo hanno accolto da neo presidente. Il suo nome è stato l’ultimo per il rinnovamento abruzzese della Confederazione, arrivato dopo il rinnovo degli altri presidenti e dirigenti provinciali, tutti imprenditori agricoli, come il nazionale ha chiesto e ottenuto per affrontare il futuro della ripresa economica. Ora non resta che la scelta del nuovo presidente nazionale agricoltore, il 26 e 27 febbraio prossimi, ma in Abruzzo è già tempo di fissare le priorità di azione per il neo presidente: “Intendiamo stabilire un confronto molto ampio con la base associativa che in fase assembleare ha dimostrato una grande voglia di essere coinvolta e di partecipare attivamente – afferma Di Zio – Ci dedicheremo all’elaborazione di decisioni efficaci per la Pac costruendo linee strategiche regionali e un confronto serrato con le istituzioni, la Regione in particolare, per dare le indicazioni più uniformi possibile”. Un ruolo politico per Di Zio, ex amministratore pubblico, storico sindaco di Loreto Aprutino Ruiolo, ma in un settore che lo vede in trincea da tempo come imprenditore: “Un ruolo essere un agricoltore-presidente che a livello umano arricchisce molto – spiega – perché vivi quotidianamente le notevoli problematiche che ogni imprenditore agricolo vive in questo momento di difficoltà e ti confronti con persone abituate a confrontarsi con la burocrazia, lavoro soggetto a rischi e pericoli, un incarico che dà soddisfazioni. Bisogna ripensare il futuro dell’agricoltura abruzzese: con un grande coinvolgimento di tutti, con una speranza che non bisogna mai perdere e con impegno forte e appassionato potrà dare delle soddisfazione nonostante la crisi che viviamo. L’Abruzzo delle eccellenze c’è e viene da lontano, ma deve confrontarsi col mercato e sapersi proporre a un pubblico potenziale di regione e fuori regione, capace di dare opportunità di crescita”.
Una lunghissima storia di agricoltura e solidarietà quella che incarna l’ex presidente Domenico Falcone all’interno della Cia, nelle cui fila lavora da ben quarant’anni: “Quella che si è conclusa con l’elezione di Mauro Di Zio a presidente è stata una gran bella giornata, ovviamente anche dal punto di vista emotivo – dice presentando il nuovo corso – 40 anni dentro la Cia sono tantissimi, ma il mio non è un percorso finito e sono molto contento perché c’è questo passo nuovo con il presidente agricoltore. Lascio tranquillissimo perché i nuovi vertici rappresentano un gruppo che ho seguito negli ultimi 4 anni, avendo lavorato insieme e posto le basi per i cambiamenti. Nel discorso finale ho cercato di ritessere questi 40 anni in modo veloce, l’agricoltura abruzzese si è trasformata, abbiamo ancora dei grossi problemi, ma da regione con un’agricoltura sconosciuta, con prodotti non identificati, siamo passati ad un prodotto che si è affermato e ha fatto grandi passi avanti anche per la qualità. La classe agricola è cresciuta e ha fatto crescere anche l’immagine del made in Abruzzo anche in agricoltura. Ora servono più sensibilità e attenzione, quando cominciammo a parlare di metodi
nuovi per andare avanti, molti ci rispondevano che se l’agricoltura aveva funzionato fino ad allora non bisognava cambiare. Poi, però, i nostri suggerimenti sono stati recepiti e la crescita c’è stata”.
Tante cose fatte, qualche sogno ancora nel cassetto e una festa nazionale portata in Abruzzo, a L’Aquila e Teramo nell’anno di chiusura del suo mandato: “Una cosa non riuscito a portare a termine come avrei voluto – conclude l’ex presidente – La costituzione in Abruzzo del nuovo soggetto della rappresentanza agricola, Agrinsieme, con tutte le associazioni e le tre centrali cooperative che si occupano di agricoltura. Nell’ultimo anno abbiamo fatto tutto insieme. In Abruzzo la cooperazione non era pronta. Uno dei primi atti del nuovo gruppo dirigente sarà ragionare sul fronte comune che bisogna portare avanti e anche questo sarà un bel passo avanti verso il futuro. Ora c’è un nuovo presidente, sarà la sua priorità quella di dare voce e visibilità a tutto il nostro mondo e sono sicuro che saprà farlo benissimo, io sarò a disposizione. Ho iniziato da giovane e per me era una missione, un impegno sociale. Quando ho iniziato ad occuparmene l’agricoltura era ancora mezzadria e soffriva a causa dell’emigrazione delle braccia, dell’emarginazione dal mercato, perché lo sviluppo economico puntava sull’industria. L’ho praticato come un lavoro a tutto tondo e durante questi 40anni ho avuto da parte degli agricoltori dei riconoscimenti. Ho dato il massimo che potevo dare e il mondo agricolo mi ha ridato di più: affetto, riconoscenza, stima e lealtà, lavorarci dentro è esperienza bella perché questo mondo è bello”.