Per la Chiesa cattolica la Candelora è il giorno della luce, della presentazione di Gesù al Tempio. La luce è la trasfigurazione di Gesù, luce per tutte le genti, la candela benedetta che viene distribuita ai fedeli è il simbolo di quella luce che ognuno deve portare nella propria vita. E’ una festa di purificazione, anche, questo secondo l’usanza ebraica, perché cade 40 giorni dopo il Natale, tanti dopo il parto di Maria e della purificazione fisica del corpo dal sangue legato all’evento del parto.
Il folklore, invece, è molto legato al cielo meteorologico e riassunto in un detto esemplare: Se piove n’Cannelore da lu vierne semme fôre se piove e ‘nsieme nengue da lu vierne semme dentre; ma s’è u bielle soletieje è mezza state e miezze viene. (Se il giorno della Candelora piove, siamo usciti dall’inverno; se cade acqua mista a neve, l’inverno sarà ancora lungo; ma se c’è un bel sole siamo nella mezza stagione).
In alcuni luoghi d’Abruzzo i primi giorni di Febbraio sono chiamati “gl Santarell Perfidiaus”, succede a Pescasseroli, ad esempio che tira in ballo i santarelli dispettosi per la mutevolezza del clima di febbraio che copre questi territori di neve e freddo intenso. Nella storia che arriva dalla terra solo le candeleportavano luce nelle case immerse nel freddo inverno abruzzese, anche per questo la candela benedetta veniva custodita nelle abitazioni e accesa in caso di forti eventi metereologici (tempeste, nevicate) e in momenti particolari di preghiera nelle famiglie. Uno degli ex voto più usuali da noi era quello relativo a San’Anna: la candelina si accendeva per chiedere alla Santa protezione per parti difficili o come viatico per l’allattamento dei neonati.
Nell’entroterra abruzzese questo è anche il “giorno dell’orso”, quello in cui l’immaginario popolare vuole che il plantigrado esca dal suo letargo. Enogastronomicamente in molti luoghi oltre a pregustare i taralli di San Biagio che cade il giorno dopo la Candelora, si assaggiano alcuni vini, come il moscatello dell’entroterra pescarese e in alcuni luoghi in cui si è fata storicamente sentire l’influenza francese si mangiano crispelle in brodo o in timballo, perché in una località della Francia durante questa giorno è noto per essere il il giorno delle crêpes che si fanno in ogni modo.
Risalendo all’antichità la festa veniva celebrata il 14 febbraio (40 giorni dopo l’Epifania) e la prima testimonianza al riguardo ci è data dalla scrittrice di epoca romana Egeria nel suo scritto Itinerarium Egeriae. Anche allora il nome di “Candelora” derivava dalla somiglianza del rito del Lucernare, di cui la scrittrice racconta: “Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima” (Itinerarium 24, 4), con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali (antichissima festività romana che si celebrava proprio a metà febbraio).
Alla Candelora abruzzese è anche legato un evento catastrofico per il territorio: il terremoto che nel 1703 colpì l’area aquilana, ricordato per i danni e anche per il voto di rinuncia al Carnevale che la comunità toccata e a lutto fece, tanto che la voce popolare racconta che la Candelora aquilana sia notoriamente celebrata con ritardo nella storia proprio in virtù di quel doloroso voto.