Il cielo, il fiume, il verde, la flora e la fauna: andare in canoa sul Tirino è essere in simbiosi con tutto questo. Un tuffo in un territorio che è il cuore d’Abruzzo nel vero e proprio senso della parola, perché dell’Abruzzo sta al centro. Un tuffo non irresponsabile, perché fra i battiti di quel cuore da 18 anni la cooperativa il Bosso, una delle prime realtà di turismo esperenziale d’Abruzzo, ogni anno conduce migliaia di persone. In verità l’attività sul fiume è arrivata dopo altri progetti, fra questi il recupero del lupo e un centro visite dove si possono fare emozionanti incontri con gli esemplari che vi si trovano ospitati.
Un gruppo di militanti che avevano un ruolo importante da portare avanti: far conoscere l’Abruzzo. Prima sei, il nucleo storico, poi si sono aggiunti educatori ambientali, poi i canoisti, ragazzi e ragazze, tutti di Bussi e del circondario che fanno da guide e da ciceroni dentro uno dei fiumi più puliti d’Italia che ti offre una vetrina di animali, fauna e limpidezza che restano impressi negli occhi e nel cuore di chi pagaia per due ore controcorrente e poi si lascia scorrere con il fiume, godendo i suoi colori e i suoi silenzi.
Non perdete questa esperienza, è davvero unica. Come unico è imparare, appena arrivati al centro visite della cooperativa a Bussi sul Tirino, che l’ambiente si conosce prima di tutto rispettandolo. “La formazione per noi è importante – dice Paolo Setta, responsabile del settore turismo e comunicazione della cooperativa, come Virgilio “traghetta” lungo le rive anime in cerca di bellezza, ma lo fa attraverso la vita di un corso d’acqua che accoglie e si fa anche bere – Conoscenza e tutela viaggiano di pari passo: questo insegniamo ai nostri collaboratori, ma è semplice, perché la gente del posto sa già tutto. In questi anni abbiamo avuto la fortuna di lavorare con gente straordinaria, legata alla propria terra, pronta a restare e a far vivere a tutti un sogno fatto di rispetto e scoperta.
Questo è il Bosso e questa è anche la nostra offerta. Ci sono tanti modi per viaggiare, dentro il cuore d’Abruzzo noi lo facciamo in bici, camminando, preservando il territorio e in canoa, e ogni volta, chi si abbandona a questa esperienza ne esce un po’ cambiato”.
E’ inevitabile, sin dal primo momento, sin da quando scopri il punto da cui si può risalire il fiume dalle sorgenti di Capo d’Acqua. Sin da quando la guida che si siede con te e un altro passeggero in canoa ti porge il giubbetto, mette in mano la pagaia, ti dice con poche e semplici parole come impugnarla e come fendere l’acqua per avere la spinta.
Tutto il resto lo fa il fiume, che con le sue trasparenze, i suoi volatili che si lasciano scorgere fra le canne e la vegetazione rivierasca, infonde forza alle braccia che vi si imergono per la prima volta: è la forza di scoprire il percorso e andare avanti.
Il viaggio è bello, fresco e pieno di racconti. Le guide sanno essere divertenti e attente alla sicurezza, ma sono soprattutto la voce della terra dove hanno scelto di rimanere, di lavorare d’estate, di ritornare per far scoprire il proprio fiume a chi non lo conosce. La Valle del Tirino era il luogo dove si incontravano i transumanti, si combattevano antiche battaglie, una conca calda e fertile che oggi è culla di vini pregiati e madre di cultura. E’ emersa da questa terra una delle icone d’Abruzzo, quel Guerriero di Capestrano che un contadino tirò fuori dopo secoli e pulì e che divenne un retaggio misterioso ed enigmatico del passato che siamo stati.
Allora scopri quanto è profonda la storia di Bussi e dell’Abruzzo interno. Quanto sono determinate alcune specie di volatili, che ogni anno fanno migliaia di chilometri da altri continenti per nidificare sullo stesso canneto. Di quanto sono curiose le gallinelle di fiume, le folaghe e com’è raro vedere l‘airone cinerino, che speri di scorgere fino alla fine del tragitto per avere la sorpresa completa.
La Valle del Tirino e la sua maestosa storia ti girano intorno e prendono la forma di un corso fluido che accarezzi pagaiando sopra le polle d’acqua sorgiva che arriva dai Monti della Laga e che lo rendono trasparente come cristallo, attraverso cui il fiume si svela.
Diverse le soste, occasioni per capire come scorre il fiume e cosa vi succede dentro e intorno. Motivi per conoscere meglio chi ti porta in mezzo a quella che è e sicuramente resterà fra le più belle esperienze offerte dalla nostra terra a chi la scopre, turista o indigeno che sia.
Il viaggio di andata è controcorrente, si sale alla scoperta del corso d’acqua e della valle, fino a giungere al punto dove la corrente diventa più forte, oltre il quale vanno gli esperti e quanti hanno braccia avvezze a sfidare la forza dell’acqua. Ma quello è un punto speciale, perché lì ci si può immergere in sicurezza e regalarsi un bagno indimenticabile per la temperatura di 10 gradi di un’acqua che puoi anche bere e per la sensazione di bruciore e freschezza che penetra la pelle di chi vi si tuffa. Esperienza multisensoriale completa, perchè nel fiume si può anche assaggiare una particolare specie vegetale che sa di sedano e ortaggi. E’ l’ultima esperienza prima del silenzio che aspetta il viaggio di ritorno.
La corrente scorre e trasporta le canoe attraverso l’itinerario vissuto divisi fra scoperta e fatica. Non si pagaia. Si guarda. Si ascolta. Si pensa. E’ un momento bellissimo, perché il fiume si fa osservare, sentire, ammirare, toccare e ti accoglie davvero, facendoti passare a raso sulle sue piante, costringendoti ad abbassare il capo per non urtare i suoi tronchi, ad aguzzare gli occhi ad ogni verso che arriva dalle rive, alla ricerca di occhi che ti guardano come i padroni fieri di casa di una natura che è bella perché è incontaminata.
Se potete farlo, fatelo. E’ un viaggio istruttivo per tutti: grandi, bambini, adulti, abruzzesi e stranieri. E’ la natura che si racconta attraverso il lavoro di un gruppo di giovani diventati grandi e che oggi sono parte della natura su cui hanno investito risorse, entusiasmo ed emozioni. Bravi! Davvero.
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