L’Abruzzo che incanta, questo dettagliato reportage pubblicato anni fa dal New York Times a firma di Gisela Williams racconta l’avventura da turisti accidentali che lei e il compagno hanno vissuto in Abruzzo durante un viaggio autunnale. In viaggio da Roma cercavano Santo Stefano di Sessanio, ma si sono persi e hanno scoperto tante altre cose della nostra terra, intorno e altrove da Santo Stefano: eremi, montagna, ristoranti, tradizioni, borghi, paesaggi, flora, fauna. L’Abruzzo, che li ha richiamati di muovo, un anno dopo, stavolta con un programma dettagliato di cose da fare e da vedere e da gustare alla mano. Abbiamo scoperto questo pezzo sul profilo Facebook di Giulia Scappaticcio, ristoratrice e portatrice di conoscenza e amore per l’Abruzzo che vi abbiamo raccontato (clicca qui per leggere l’articolo su Giulia) e, malgrado fosse la cronaca di una esplorazione accidentale di qualche anno fa, la condividiamo ora, per il tono che la scandisce e per imprimere qui l’effetto che la nostra terra fa a chi vive altrove.
Ve lo proponiamo in originale pubblicando l’incipit del pezzo e invitandovi a leggere il resto direttamente sul sito del NY Times. Buona lettura.
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AS soon as we arrived in Abruzzi, a wild, mountainous region in Italyeast of Rome, my husband and I were lost. It was October of last year, and we were driving — or so we thought — to a medieval village called Santo Stefano. Instead, we found ourselves on a tiny mountain road just wider than a hiking trail, the car doors scraping against wild berry bushes. We were so high up over a gorge that birds were flying parallel to the car windows. When we finally reached our destination, we realized that there were two Santo Stefano villages in Abruzzi and we were at the wrong one.
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