La Convention delle Città del Vino apre con un Forum pieno di intenti e novità, con un argomento forte, “Strade del vino e distretti enogastronomicie la prospettiva di inviare un messaggio diretto a chi deciderà sul futuro del rilancio economico, turisticp, culturale del Paese e di tutti i territori che racchiude. A Chieti Scalo, nella sede della Camera di commercio di Chieti il mondo delle Città del Vino riflette e invita a riflettere su questo tema. Lo fa con una giornata intensissima di argomenti, confronti, provocazioni. Ad aprire i lavori una voce e una penna forte dell’enogastronomia italiana, il giornalista e scrittore Carlo Cambi che subito mette sul piatto una serie di riflessioni calde per cominciare: “Come aprire le strade del vino, come arrivare a farle diventare distretti culturali? – dice introducendo il tema principe del confronto – questa è la domanda da farsi perché il turismo del vino possa decollare. E’ una domanda da farsi perché altrove funziona, bisogna trovare nei distretti la risposta delle risposte, una risposta che metta il luce tutto un territorio e dia voce a tutte le tipicità che ne fanno parte”.
La convention nasce a Chieti non a caso. Chieti sta per decidere se essere nuna Città del Vino e la presenza del sindaco Umberto Di Primio fra i relatori del convegno è molto più che un pensiero positivo: “Economia, qualità dei territori, possibile uscita dalla crisi perché si sviluppano settori tradizionali, mai realmente affrontati: intorno a questo tema si muovono leve nuove della società – afferma – Il turista sta al centro di un sistema di qualità, ma il tema non è solo il turista, intorno a questo cosa c’è? E perché anche un Comune si deve impegnare? Io intorno al turista vedrei le nostre produzioni, non è solo agricoltura, ma produzione, ricerca, qualità nei prodotti della terra. La nostra terra da sempre ha una grande produzione di vino in termini quantitativi, che oggi comincia ad avere crismi di qualità che individuano il target di riferimento. Poi c’è l’aspetto culturale, perché intorno al sistema del vino c’è la cura delle tradizioni e la ricerca delle radici di quelle colture. Tutto intorno a questo credo debba ruotare la ricerca di uno standard che richiami alle produzioni e che dia il senso di come si vive in un distretto che ha dato spazio alla produzione vitivinicola ed enogastronomica” Quindi l’adesione a Res Tipica, il cammino che porta verso la rete delle Città del Vino: “A Chieti questo interessa – afferma ancora Di Primio – perché sono sempre più convinto che se noi riusciamo a fare sistema nel nostro Paese, se siamo in grado di costruire un prodotto spendibile anche oltre il nostro Paese, avremo la possibiltà di esportare le nostre eccellenze. Con piccoli orticelli un sistema non è interessante e non promuove una qualità dell’essere e della vita che noi tutti cerchiamo di costruire nei nostri territori. Raccolgo l’invito delle Città del Vino e Chieti comincerà il suo percorso per creare l’obiettivo che abbiamo prefissato. Chieti vuole partecipare mettendo insieme cultura, tradizione, eccellenze produttive e idea di rete e sistema che è la vera arma vincente. Vendere un prodotto, promuovere un territorio e un brand come quello delle strade del vino, ritengo possa essre una sfida e uno degli elementi che danno risposta ad interi territori che hanno nell’ambiente e nella tradizione gli elementi di forza”.
Nella provincia di Chieti l’agroalimentare rappresenta il 5 per cento dell’export economicamente parlando, lo dice il presidente della Camera di Commercio Silvio Di Lorenzo: “Dobbiamo fare rete e organizzarci per fare una vetrina delle nostre apsettative come stanno facendo altri paesi per l’Expò di Milano, la Regione deve fare in modo che l’Abruzzo giochi un suo ruolo importante, perché per l’Abruzzo il vino, l’olio, l’enogastronomia non significa solo territorio, ma significa esportare e far sentire un’emozione importante di tutta una filiera. La Camera di Commercio fortunatamente ha ancora delle risorse e le useremo per promuovere il territorio per far vivere a Chieti questo momento importante che parla di vino”.
Un Forum importante: “Il territorio è stato messo a disposizione per questa iniziativa – dice Fabrizio Montepara, vice presidente di Città del Vino nazionale e a capo di quella regionale – Res tipica, che mi onoro di presiedere, è la risposta che l’Anci ha voluto dare nel 2003 per fare strategia comune e dare risposte unitarie alla divisione tipicamente italiana. Abbiamo un realtà di 27 associazioni di tipicità da prodotti materiali e immateriali e non sempre riusciamo a dare risposte certe. Si deve arrivare ad un progetto unitario. Metterre insieme tutte le peculiarità per dare il via ad un progetto unitario, perché il turismo rappresenterà una fetta determinante del Pil nazionale”.
Nell’ultimo anno hanno chiuso 7.000 alberghi e 5.900 ristoranti, calo delle presenze turistiche in Italia, la realtà non è delle migliori da affrontare, dice Carlo Cambi presentando l’assessore regionale al Turismo Mauro Di Dalmazio: “E’ inevitabile se continuiamo così – dice – il turismo è una materia di cui ci si riempie la bocca e poi si procede in modo opposto. A livello nazionale non riusciamo ad andare avanti con i progetti interregionali del turismo. Dalla “vacanza” del ruolo di ministro senza portafoglio che avrebbe dovuto colloquiare con le Regioni, oggi non si capisce chi sia l’interlocutore istituzionale. Questi ritardi non sono senza conseguenze e purtroppo in Italia resta un discorso vuoto se non si è consequenziali. Questo è uno dei motivi per cui l’Italia perde quote di mercato pur avendo il più grande patrimonio turistico mondiale. Perché se non si organizza il turismo è quello che accade”.
Gli sforzi dell’Associazione perché ciò diventi realtà arrivano da lontano, lo dice il presidente nazionale di Città del Vino, Pietro Iadanza: “Abbiamo cercato invano di mettere intorno ad un tavolo tutti i soggetti istituzionali che erano indispensabili allo scopo – dice – Io spero che i lavori di oggi possano costituire una sorta di libro bianco da consegnare loro perché mettano in piedi una strategia vera e concreta”.
Diversi i capisaldi della discussione: “Il turismo enogastronomico ha una portata e un’importanza notevole, non possiamo aspettare che la strategia cada dall’alto, dobbiamo muoverci insieme e costruire la strategia”. Secondo la brand destination, ovvero il distretto: “Dobbiamo essere bravi a capire che input ci sono nella valorizzazione dei prodotti – dice – dobbiamo essere bravi ad affiancarvi altri argomenti come la qualità del vino, dei cibi, la tipicità”. Tornare alla ruralità, analizzare modelli di turismo rurale: “Dobbiamo creare una vacanza multidimensionale che soddisfi il turista su più fronti: lo deve portare sul territorio e convincerlo a restarci. Sul piano culturale e anche emotivo, dobbiamo emozionarlo al punto da riportarlo da noi. E dobbiamo essere bravi anche con la comunicazione, perché ci trovi sempre”.
Imprese enogastronomiche, sviluppo sostenibile, promozione, marketing, sono tutti temi che da sempre accompagnano il cammino dell’associazione: “Noi chiediamo ai Comuni di affiancarci per portare avanti un dibattito che è importantissimo per il settore – conclude – Ci auguriamo che la convention sia un punto di partenza per il rilancio del settore e faremo in modo che ciò accada”.