I parchi non possono avere il controllo della fauna selvatica poiché questa facoltà, in base all’art. 117 della Costituzione, viene demandata alle Regioni che a loro volta delegano le Province. Lo sostiene il presidente del Cospa Abruzzo (associazione che raggruppa allevatori e produttori agricoli), Dino Rossi, secondo il quale “Più si scava tra i regolamenti del Parco Gran Sasso e Monti della Laga, più si scopre che i vari amministratori hanno portato l’ente ad infrangere le leggi al 100%. Per quanto riguarda l’ultimo regolamento, non ancora vigente – rileva Rossi – eppure approvato nel 2001 con deliberazione dell’allora commissario straordinario, si autorizzano i contadini all’utilizzo delle gabbie di cattura per ridurre la popolazione di cinghiali”.
Nel ribadire che “il Parco quindi non può decidere né fare Leggi in materia di controllo della fauna selvatica”, il Cospa cita anche la legge n. 157/92 art. 21 lettera Z secondo la quale “E’ vietato a chiunque… produrre, vendere e detenere trappole per la fauna selvatica”.
“Quindi le gabbie di cattura sono vietate” Sempre stando alla stessa legge (art. 19 comma 2) “Le regioni, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia. Tale controllo, esercitato selettivamente, viene praticato di norma mediante l’utilizzo di metodi ecologici su parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica. Qualora l’Istituto verifichi l’inefficacia dei predetti metodi – sille ancora nella normativa – le regioni possono autorizzare piani di abbattimento. Tali piani devono essere attuati dalle guardie venatorie dipendenti dalle amministrazioni provinciali. Queste ultime potranno altresì avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi, purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio, nonché delle guardie forestali e delle guardie comunali munite di licenza per l’esercizio venatorio”. “Come mai – si chiede Rossi – il Parco alla presenza anche della Regione e della Provincia, anche nell’incontro del 4 settembre scorso insiste sull’utilizzo delle gabbie di cattura, che considera anche nel regolamento, non vigente, il miglior sistema per risolvere il problema cinghiali? Inoltre, le gabbie di cattura che stanno funzionando ad Amatrice sono fuorilegge: perché non vengono sequestrate? La Legge è assai chiara. Non necessitano legali per interpretarla. Tuttavia un buon avvocato occorre a noi per capire le strategie del Parco che induce certi allevatori ad essere fuorilegge, invogliandoli ad utilizzare le gabbie di cattura, vietate dalla Legge, per risolvere un problema annoso, che in realtà dovrebbero risolvere le Regioni e le Province.