Era una nicchia, sta diventando un piccolo ma fertile comparto dell’agricoltura aquilana, grazie a cui molti agricoltori sono tornati alla terra. Si conclude in questi giorni la raccolta dei fagioli tra Tempera, Paganica, Bazzano, Onna e San Gregorio, territori in provincia dell’Aquila bagnati dal fiume Vera.
Diverse le varietà, ma per lo più, i cosiddetti fagioli ad olio e quelli bianchi detti a pane, così come registrati all’Atlante dei Prodotti Tradizionali d’Abruzzo con D.L. 173/98 e D.M. 350/99, grazie alle caratteristiche organolettiche, più conosciuti, come ‘fagioli di Paganica’.Quest’anno stagione proficua per quantità e qualità.
La Storia
La presenza della coltivazione in zona del fagiolo a olio è documentata già dall’inizio del XX secolo nella provincia dell’Aquila. Caratteristica di coltivazione di un tempo era la consociazione con il mais che fungeva da tutore del fagiolo.
Si coltivano in tutta l’area del Parco Gran Sasso Laga.
Descrizione
Classica coltura irrigua impalcata con canne o frasche, che segue i cereali e precede le ortive. La raccolta avviene ancora oggi a mano.
Produzione agricola tradizionale, è il fagiolo a olio e a pane della piana di Paganica; entrambi rampicanti, hanno baccelli contenenti da 4 a 8 semi, lungi circa 13 millimetri e larghi 7, di colore giallo-avana-nocciola per il fagiolo a olio e bianco latteo per quello a pane.
Altre varietà recuperate sono: fagiolo gialletto, fagiolo poverello, fagiolo nero, fagiolo a scafa, fagiolo tondino, fagioli a uovo di quaglia.
Si semina in tarda primavera con raccolta a fine estate inizio autunno; si trovano in commercio allo stato secco durante tutto l’anno.