Fra le tante storie che emergono dagli stand abruzzesi del 48esimo Vinitaly ce n’è una particolare e bella che cattura cuore e attenzione. E’ la storia di un vino cotto e della donna a cui è dedicato. E’ il vino cotto della Cantina Marramiero, si chiama Livia come la madre di Enrico Marramiero. E’ la storia di un vino nato per ringraziarla, da figlio, scelto perché tradizionalmente in Abruzzo il vino cotto viene dedicato a qualcuno che si ama. Ed è la storia di un ringraziamento grande, arrivato a sorpresa dalla signora Livia Marramiero che in nome di quel gesto e con l’emozione di una madre che se ne sente parte, ha messo piede per la sua prima volta martedì scorso al Vinitaly, la fiera dove la cantina di famiglia espone da sempre.
La storia del vino cotto inizia 10 anni fa. Quando in cantina si è deciso di destinare una parte di Montepulciano alla produzione di questo particolare vino. “In Abruzzo il vino cotto è il vino che i nonni facevano per celebrare la nascita di un erede, l’arrivo di un nuovo membro della famiglia – racconta Giovanni Chiavaroli, uno dei motori commerciali della cantina Marramiero – Così abbiamo pensato di completare la gamma dei vini che producevamo, aggiungendo questo pezzo di
storia abruzzese, anche per fare emergere una tradizione che negli ultimi decenni è andata perdendosi. Il vino è invecchiato 10 anni in barrique, botticelle da 125 litri di melo, ciliegio, frassino e pero. In Abruzzo non sono molti a farlo, noi abbiamo scelto di riprenderlo perché è bella la storia che c’è dietro e l’impiego a cui si presta: ottimo naturalmente per i dessert. Durante questo tempo è maturata l’idea di dedicare il vino ed è arrivato il nome della signora Livia”.
Un nome che non era stato ancora celebrato enologicamente. “Questo vino restituisce simbolicamente a mia madre tante cose – spiega Enrico Marramiero – anche se non è facile sintetizzarle tutte in un vino. E’ un gesto di affetto che ci emoziona tutti. Ed è un vino che mancava in cantina e in famiglia. Perché mio padre aveva il suo Montepulciano, il Dante Marramiero, lei era rimasta sospesa e allora qualcosa di speciale andava fatto. Abbiamo scelto il vino cotto perché fosse qualcosa di davvero simbolico e perché fosse proprio quello abbiamo rovesciato la tradizione, che impone che a farlo sia un padre o un nonno per l’ultima generazione. In questo caso è il contrario, ma è un modo per trovare alla tradizione anche una strada nuova, affiancandogli il sentimento”.
Un sentimento ricambiato da un grande gesto d’amore: “Mia madre, strano a pensarlo, non è mai venuta al Vinitaly – spiega Enrico – verrà quest’anno ad incontrare il suo vino, che abbiamo deciso di presentare qui con lo staff della cantina e i nostri importatori perché abbia un futuro altrettanto speciale. Mi piace anche un’altra coincidenza: il Dante Marramiero è arrivato a 10 anni dalla vendemmia, perché è un vino che proviene da ceppi di oltre 40 anni e si affina per 120 mesi, di cui 24 in tino, 24 in piccole botti nuove di 5 diversi tipi di rovere e 72 mesi in bottiglia. Anche il vino cotto a lei dedicato arriva dopo 10 anni dalla vendemmia, anche se con una filosofia e una storia diversa. Tutto questo lo rende particolarmente emozionante. Come emozionante, da figlio, è avere lei qui in uno stand che ha sempre visto per fotografia, a rendere speciale questa nostra presenza a Verona quest’anno”.
La signora Livia arriva sorridente, entra nello stand salutando lo staff e gli avventori che degustano i vini di famiglia, fa un giro, si guarda intorno e si concede all’incontro che abbiamo avuto la fortuna di cogliere in foto. Emozionante per lei, emozionante per suo figlio che ha tradotto in un vino un pezzo di futuro della cantina.