La prima cosa che ti attira è il nome. Leggi, sorridi e pensi: chissà che si sono inventati. La seconda cosa che ti incuriosice è il prezzo, davvero popolare e ripensi: però a queste cifre vale la pena assaggiare. La terza cosa che scopri, quando ti sei fermato a capire di che prodotto si tratta, è che il nome intende proprio quello che lascia intendere, che il prodotto è sostenibile e che è unico, anche se al mondo di Fregne ce ne sono miliardi!
In giro fra gli stand di Chessemagna, la rassegna di turismo gastronomico in corso fino a oggi a Chieti, quello delle Fregne è in fondo a Corso Marrucino. Invito minimal, quello che vedete qui accanto, se sorridi e guardi dentro incroci lo sguardo malandrino della creatrice, che rilancia: “Vuoi assaggiarla? Noi la diamo a tutti!” E allora ti fermi eccome, perché la Fregna in questione è proprio buona. STIAMO PARLANDO DI UN DOLCE, tranquilli, che ha quel nome per caso e quella forma perché un po’ ehm, somiglia a ciò che evoca. Arriva dalla storia e dalla fantasia di Elena Iannone, nata in quel di Tornareccio, migrata per amore a Orsogna, dove circa due anni fa l’idea è nata e si è costituita una piccola, ma operosa comunità: Gli amici delle Fregne.
“Lavoravo a scuola come amministrativo, un lavoro che ho perso a causa della riforma Gelmini – racconta – Una sera stavamo facendo la cicerchiata, abbiamo aggiunto un paio di particolari ed è venuto fuori un impasto nuovo, lo abbiamo fritto come si fa con quello della cerchiata e tutti dicevano: uh, fregn quell c’ha scite! E allora la ricetta è nata e non è stato difficile affibbiargli un degno nome. L’abbiamo perfezionata in famiglia, aggiungendo particolari e cercando di essere più allegri possibili nel provare nuovi tipi di Fregne e quando la necessità di fare qualcosa si è presentata, la Fregna è diventata la mia attività principale!”
Faccia allegra e spirito vivo Elena, un marito simpatico, due figli da seguire, un gruppo di gente che la appoggia e la esorta. Fermarsi a mangiare una delle sue Fregne significa anche mettere alla prova imbarazzi, preferenze e abitudini sexy dell’abruzzese medio che di certo amerà l’articolo, ma altrettanto di certo è ben poco abituato a scherzarci su. Sì, perché quando vieni invitato così: “Ti piace la Fregna? Qui te la diamo con piacere!” c’è poco da fare gli Oxfordiani, bisogna stare al gioco e farsi guidare nel mondo vario e ammiccante delle
Fregne: “La prima è stata quella Rasata – illustra Elena – con zucchero semolato, l’ultima, invece, la Trasgressiva, con Nutella, Rum e Panna. Ma quella che consiglio proprio con il cuore è la Focosa con l’aggiunta di miele piccante che arriva dal mio paese, Tornareccio: si tratta di un miele fatto con l’essenza di peperoncino, ha un sapore particolare e sulla Fregna ci sta proprio bene!”
Di Fregne ce n’è per tutti i gusti: c’è la Skizzata, con cioccolato bianco fuso per esempio; oppure la Fregna Retrò, con cioccolato sempre ma fondente; poi la Vanitosa, perché va in giro con zucchero e cannella; la Golosa a base di Nutella, che diventa Esotica con l’aggiunta di cocco; per gli esigenti c’è quella Delicata, con marmellata sopra; per i trasgressivi di ogni sorta ce ne sono ben due: la Marchesa, con la salsa di amarena (capito?) e la… Candida con lo zucchero velato, a cui bisogna fare molta attenzione per le insidie che nasconde. Ma quella che a cui non si può proprio resistere, è la Bagnata: di Rum.
Salata non l’avrete mai, non se ne parla nemmeno: “Fa male”. Se la volete non c’è un posto fisso dove andare a prenderla, né a Orsogna, né altrove: per averla bisogna capire dove si trova e un esplicito profilo Facebook ne racconta le imprese. “Abbiamo deciso che la Fregna sia un cibo di strada – spiega Elena – Così da quando quest’avventura è iniziata, carichiamo il nostro furgoncino, Pussycat, e giriamo fiere, sagre, manifestazioni di strada, incontriamo gente, ci divertiamo a raccontare la storia e le qualità di ciò che produciamo, a interagire con la gente che mentre aspetta si diverte e si concede. E fra quattro risate, un po’ di teatro e le nostre proposte, in Abruzzo la Fregna oggi va benissimo!”
Dallo stand si vede come nasce: poche sapienti mosse e la pasta prende forma e colore nell’olio in cui viene tuffata e diventa quello che la gente vuole, con gli ingredienti scelti per mangiarla, portarla a casa, tuffare i denti nella pasta morbida e invitante, ridendo all’idea di cosa hai in bocca… pardon fra i denti… pardon di ciò che mangi. Tornando alla ricetta, c’è un ingrediente speciale che Elena ci ha rivelato e a cui non avremmo mai pensato: il Martini.
Il resto, le dosi, il tocco segreto è giusto che resti a lei, la prima allegra scopritrice della Fregna abruzzese che ti saluta come ti accoglie con il suo: “Ciao, torna a trovarci, è stato bello dartela”, che vale la pena di ritrovare.
Non diciamo stupidaggini! Il dolce, il cui nome vero è FRINGI (“froinge” in dialetto) è di Castiglione Messer Marino, e viene prodotto da decenni.
Nessuno dice stupidaggini qui. Se esiste un dolce simile a quello raccontato saremo ben felici di conoscerne la storia e farla conoscere ai nostri lettori. Se volesse essere così gentile da fornircela, o da metterci in contatto con chi ne è depositario, saremmo lieti di concedergli lo spazio che merita. Grazie!
ciao!
e possibile avere la ricette delle Fregne o frogn ???… come volete chiamarlo non importa .
attendo fiducioso
saluti Albero
Nel pezzo c’è il profilo facebook dell’ideatrice del dolce. Prova a metterti in contatto con loro!
ciao! se lo sai te , dimmelo te
Perdonate l’intrusione e NON sò neanche come ci sono finita su sti commenti … cercavo tutt’altro!
In ogni caso dopo aver letto i commenti mi permetto di lasciarne uno anche io …
Io sono di un paesino vicino Castiglione Messer Marino, ed è VERO che la ricetta è originale di quel paese, e NON è una ricetta simile ma è l’originale! Mia Nonna paterna è Castiglionese!
Io ho la sua ricetta ed è favolosa (non chiedetemela tramite web! le mie le do, ma di persona, e con tanto di spiegazione!),
La faccio spesso e il nome del dolce è “FRINGI!”,come dice il ragazzo (“Gianluca”) poi, come giusto che sia, le ricette si divulgano,e si fanno in tutto il territorio Abruzzese a volte variandone più o meno il nome, come tante altre ricette, tipo le pizzelle che ad alcune parti le chiamano ferratelle, lì cill aRpin e eltri li chiamano taralli ripieni, il parrozzo ad altre parti lo chiamano il pan dell’orso ecc.. ecc… , e oso dire menomale, altrimenti le tradizioni FINIREBBERO, così come sono destinate a “morire” con questo STUPIDO fatto di tenersi le ricette segrete!
Se noi le facciamo è perchè ce le hanno “tramandate”!OK?
E poi … se le vogliono chiamare FREGNE come le chiamano le ragazze della compagnia delle “fregne”, va bene uguale…è una “variante” del nome, e vi dirò di più normalmente ci sono le FREGNACCE che però è una pasta salata tipo le lasagne, anch’esse tipiche Abruzzesi,
io le fregne ho mangiate e se le rivedo le rimangerò, anche perchè sono buonissime!!! E poi oggi come oggi, bando alle ciance, ma se è “un’ottimo” modo per lavorare … bèh meglio così, e peggio x chi non ci ha pensato prima!
P.S. NON cerchiamo La documentazione anche di una semplice e povera ricetta antica, perché spesso NON ci sono! Vi ricordo che anni orsono tutti gli ingredienti NON si pesavano, ma si facevano a…”OCCHIO!”
E SPESSO LE NUOVE RICETTE USCIVANO ANCHE PER ERRORE!
Non stiamo parlando di una ricetta tipo la “SFOGLIATELLA LAMESE” che ha una vera e propria storia, appartenente ai tempi del RE! Buona Giornata!!!
Tranquilli, amici di Castiglione: il tempo di farle diventare famose e per la stampa diventeranno anche queste una “tipica specialità pescarese ” come hanno fatto con gli arrosticini…
Ragazzi, mandateci la ricetta e i vostri contatti che la raccontiamo: redazione@abruzzoservito.it
Perdonate l’intrusione e NON sò neanche come ci sono finita su sti commenti … cercavo tutt’altro!
In ogni caso dopo aver letto i commenti mi permetto di lasciarne uno anche io …
Io sono di un paesino vicino Castiglione Messer Marino, ed è VERO che la ricetta è originale di quel paese, mia Nonna paterna è Castiglionese!
Io ho la sua ricetta ed è favolosa (non chiedetemela tramite web! le mie le do, ma di persona!),
la faccio spesso e il nome del dolce è “FRINGI!”,come dice il ragazzo (“Gianluca”) poi, come giusto che sia, le ricette si divulgano,e si fanno in tutto il territorio Abruzzese a volte variandone più o meno il nome, come tante altre ricette, tipo le pizzelle che ad alcune parti le chiamano ferratelle, lì cill aRpin e eltri li chiamano taralli ecc.. ecc… , e oso dire menomale, altrimenti le tradizioni FINIREBBERO, così come sono destinate a “morire” con questo STUPIDO fatto di tenersi le ricette segrete!
Se noi le facciamo è perchè ce le hanno tramandate!
E poi … se le vogliono chiamare FREGNE come le chiamano le ragazze della compagnia delle “fregne”, va bene uguale…è una variante, e vi dirò di più normalmente ci sono le FREGNACCE che però è una pasta salata tipo le lasagne, anch’esse tipiche Abruzzesi,
io le fregne ho mangiate e se le rivedo le rimangerò, anche perchè sono buonissime!!! E poi oggi come oggi, bando alle ciance, ma se è un’ottimo modo per lavorare … bèh megli così e peggio x chi non ci ha pensato prima!