Il primo Premio Moscatello di Castiglione a Casauria è appena finito, ci sono due vincitori: Romeo Mancini e, primo assoluto, il vino di Salvati Trotta. Entrambi i produttori hanno ritirato la targa fra sorrisi e commozione, dalle mani delle autorità presenti, quando finiti i discorsi ufficiali si passa alla degustazione, nella stanza accanto a quella delle conferenze del Castello De Petris, in vetta al borgo pescarese. Con il Moscatello è il primo incontro di palato: leggendo
e ascoltando durante il premio, emerge la storia e la rarità di un vino che è davvero voce esclusiva del territorio. Nasce ed è possibile solo nelle Gole dei tre monti, dove Majella e Gran Sasso si specchiano, dando vita a condizioni climatiche uniche: un luogo con escursioni termiche notevoli fra giorno e notte, dove soffia il Pescarino, quel vento che rende possibile il dolce appassimento delle uve del Moscatello da oltre 500 anni. Storicamente a Castiglione si degusta nei giorni di San Biagio, Santo Patrono, insieme ai suoi taralli che si vendono in piazza nella sagra dedicata.
Una rarità segnata da un duro destino: la fillossera e l’emigrazione di tanti contadini, che ne hanno ridotto i quantitativi quasi al lumicino per un periodo, tanto da temerne l’estinzione. Poi qualcosa è cambiato. Intorno al 2.000 la regione tramite l’Arssa e l’energia di un produttore locale come Angelucci vini, hanno riscritto il futuro del vitigno, salvandolo dall’oblìo e alimentando un Consorzio dei produttori, oggi sono circa una trentina, per promuoverlo, tutelarlo e avviare un percorso di riconoscimento della sua tipicità. Fino al Premio istituito della nascente Accademia dei Buongustai di Castiglione, che ha deciso di dare un’accelerata al processo, chiamando a raccolta tutti i produttori, premiando quelli che si sono presentati e aprendo una nuova via.
Il colore è chiaro, l’odore cambia da bottiglia a bottiglia, ora più floreale, ora più fruttato, ora dolcissimo o con una punta acidula, a seconda del pezzo di gola in cui si trovano le viti. Così anche il sapore, dolce, meno dolce, più intenso, in base all’azione del vento e della temperatura sugli zuccheri dell’uva che viene lasciata appassire sulla vite.
“E’ un vino di grande qualità, unico nel suo genere che può nascere solo in questo pezzo di territorio”, spiega il presidente della giuria Massimo Di Cintio a giochi fatti, sommelier, giornalista enogastronomico e addetto ai lavori, ha dovuto scegliere fra i 9 che si sono presentati, insieme a Raffaele cavallo, a capo di Slow Food Abruzzo e Molise e a Pierluigi Cocchini, docente dei master di Slow food sul vino. “Si tratta di un vino che appartiene a questo territorio – spiega – solo qui
grazie al vento e alle escursioni termiche che permettono all’uva di addolcirsi al sole e di respirare con il fresco della sera, si può ottenere un risultato simile. La maturazione viene fermata con un gesto che blocca il flusso di linfa fra terra e uva e poi si aspetta che i frutti appassiscano quanto basta per avere le caratteristiche che servono al vino per essere dolce. Il Moscatello si può fare solo qui, tanto che in passato qualcuno, per salvarlo cercò di importanrlo in altre zone d’Abruzzo, ma non funzionò, non produsse lo stesso risultato. Ed è un vino che non ha nulla da invidiare a più noti passiti: ma che deve crescere e guadagnarsi spazio, perché è una nicchia dall’elevatissimo potenziale”.
La gente lo sa, infatti il Moscato ha una storia comune che entra in tutte le case castiglionesi e ne inebria le cantine, anche quelle più segrete. Il sindaco Gianmarco Alfredo Marsili è fermamente volto alla causa: “Vogliamo farne una eccellenza del nostro territorio, collegando la storia e la memoria di cui è portatore insieme alle altre tipicità di questo luogo – dice – e promuoveremo sia un percorso di crescita e rinaturalizzazione del vitigno, sia un percorso burocratico per farlo diventare noto”. Un’azione in sinergia con il Consorzio e con la nascente Accademia dei Buongustai di Castiglione a Casauria, presieduta da Enzo Conte.
Alla premiazione c’è anche l’ex presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa e il vice presidente della Camera di Commercio Carmine Salce, l’onorevole Toni Castricone, tutti propensi ad agevolare il cammino iniziato.
Quando il presidente degli accademici pronuncia il suo nome, Romeo Mancini fra il pubblico fa un balzo, come se si svegliasse, non si aspettava di essere sul podio, è secondo, il suo Moscatello è dolce e alla festicciola successiva sparisce subito fra curiosità e brindisi. Il primo premio, invece, viene ritirato dal piccolo Italo, insieme alla nonna, una Salvati, che insieme al marito, Trotta, coglie, pigia, produce un vino profumato e intenso secondo metodi antichi. I nove produttori che hanno risposto alla chiamata dell’Accademia dei Buongustai spossino sembrare poca cosa su quasi 30. “E’ un inizio – dicono gli accademici – la loro presenza convincerà glia altri a partecipare alla prossima edizione e a fare fronte comune per far decollare questo vino rinato”. Un vino di cui uno storico casauriense ha scritto anche il percorso, Alfredo Antonio Varrasso, che può ambire a pieno titolo ad un posto al sole del mercato. La presentazione è servita anche a lanciare un libro fotografico su Castiglione, talenti locali per promuovere il territorio.