Via Facebook grazie ad un amico e lettore ci arriva il link ad un singolare decalogo: Le dieci regole per mangiare in Italia senza spaventare gli italiani. Le regole di resistenza gastronomica arrivano da un blog in lingua inglese, Studentville, incentrato su vita e abitudini a Firenze da parte di un gruppo di studenti stranieri, per lo più americani come si vede qui ascoltando il video dell’ideatrice del blog
(project manager) e anche autrice del decalogo, la giornalista americana Withney Richelle, una degli “esperti” in italica conoscenza, avendola scelta come residenza. Il blog serve a vivere e studiare a Firenze, quindi offre informazioni e servizi su casa, accomodation, università, perle di costume e curiosità da fare, da comprare, vedere e da assaggiare. E fra i post che ogni giorno compaiono sul blog, circa un anno fa arriva il decalogo che semiseriamente vi raccontiamo.
Ve lo mettiamo di seguito nel link anche in lingua originale, ma lo abbiamo percorso perché ci ha affascinato piuttosto la necessità di stilarlo. Nel senso che dal decalogo si evincono abitudini straniere davvero terrificanti! Non ci credete? Seguiteci.
Dunque la prima regola è quella di non chiedere mai Pasta alla Alfredo o fettuccine con polpette, perché, testuale: “Qui non esistono!” La prima è pasta al burro, ma la seconda forse, a Firenze non c’è, perché invece “giù al Sud eccome se esiste! Altrimenti non avrebbe ragion d’essere la secolare tradizione della chitarra alla teramana, quella con il sugo di carne e le pallotte finali a contrassegno di un piatto indentitario per tutto il territorio. Nella prima regola si svela che il pollo non finisce di solito nella pasta se non dietro espressioni di comprensibile repulsione tipo il “che schifo!” che Withney posta sull’eventualità.
Siamo alla seconda regola: gli italiani bevono acqua o vino pasteggiando. Vero davvero, anche se su alcune tavole compare la gassosa e in certe altre finisce anche la Coca Cola per agevolare la fagocitazione dei piatti a molti bambini, non tutti. La ragione, si legge nel blog, è perché prendiamo il cibo in modo molto serio. Certo che sì.
Terza regola: a colazione non consumiamo proteine, ma zuccheri, quindi niente uova, ma latte, caffè e roba dolce. Certo, fatta eccezione in vacanza, aggiungiamo noi, quando ai buffet internazionali vediamo ammucchiarsi nel piatto degli italiani uova, bacon, insaccati, frittelle, formaggi, salumi capaci di tradurre un’intera settimana di fabbisogno calorico. O sbaglio?
Passiamo alla quattro che è fondamentale: il cappuccino va bevuto la mattina. O magari il pomeriggio: MA NON CON LA PIZZAAAAAAA! Solo l’idea crea anche a noi una paura vera, per essere gentili. Ma quante volte li abbiamo visti i cappuccini accostati a pietanze che reclamano altro?
A proposito di pizza, siamo alla cinque: voi lo sapevate che in America la pizza ai Pepperoni è col salamino piccante? Beh, “sapevatelo” perché Withney invita gli stranieri in Italia a chiedere una pizza alla Diavola, in Abruzzo magari anche alla ventricina per avere quella e una pizza ai Peperoni per mangiarne una con l’ortaggio. Mah.
Sei, gli italiani sbucciano la frutta. Ok, ci sta. E va bene, la sbucciamo con taglierini ad hoc, perché siamo un popolo di creativi e comodoni, embé? Sette, non chiedere salsa per l’insalata, perché in Italia l’insalata va con olio, sale e aceto, credete, ci si guadagna in salute, anche se qualche eccezione siamo bravi a farla pure noi. Eccezione però. Otto, che è collegata alla precedente, usiamo condimenti con parsimonia, ci piace l’olio, da noi è buono, perché inzaccherare sempre il tutto indistintamente con senape-mostrarda-maionese-burrodinoccioline?
Le ultime due regole ci piacciono tantissimo: è vero cara Withney, gli italiani mangiano a tavola e con lentezza, quando possono. Perché? Perché il cibo è un piacere, proprio come hai scoperto tu e se è buono, perché ingoiarlo?
Dulcis in fundo, la scarpetta. Secondo la regola questa pratica nobilita l’utilizzo del pane che a tavola in Italia non si mangia da solo. Ma serve, appunto, a raccogliere il resto del condimento che rimane nel fondo del piatto. Sì, però magari a casa, non sempre nei ristoranti questa pratica è sdoganata. Ma di sicuro italiana lo è, tant’è che a margine della regola c’è anche la chiosa storica!
Il decaolog è finito e ci fotografa bene. Resta quel gap di informazione della chitarra alle pallotte che qui in Abruzzo, invece, è un must. Glielo diciamo? Anche se, forse, tanti americani che ci frequentano, questa cosa l’hanno già scoperta.
Beh, ora divertitevi a leggere le regole in inglese!
(Alcune delle foto sono prese dal blog)
10 Rules for Eating in Italy without scaring the Italians