Che grandi lezioni arrivano dalle donne. Lezioni di vita, lezioni di cultura, lezioni di agricoltura, quelle accompagnate dagli esempi concreti delle Donne in Campo che hanno dominato la mattina della Festa Nazionale dell’Agricoltura promossa dalla Confederazione Italiana Agricoltori e in corso a Teramo con un convegno affollatissimo dedicato alla “Sovranità alimentare e difesa del territorio”, in poche parole, fame nel mondo e attivismo agricolo, in cui le donne sono super interpreti.
Lo sa bene la Cia che oltre ad avere un direttore nazionale donna, Rossana Balzelli, ha anche un vice presidente nazionale e una visione delle cose da fare che usa una parola strategica, “insieme” che in agricoltura si coniuga benissimo, visto che un terzo delle imprese della filiera nazionale è in mano a mamme, nonne, sorelle, mogli.
Ma non basta, infatti dalla platea piena di storie del convegno, sono partiti appelli rivolti ad altre donne perché si applichino di più in agricoltura, perché si facciano sentire, vedere, mangiare, commercializzare, attraverso le tipicità di cui aziende familiari, vecchie e nuove, sono portatrici. “L’esperienza di Donne in Campo in questo senso è emblematica – racconta Mara Longhini, presidente nazionale dell’associazione di genere della Cia – Quando siamo nati avevamo in mente l’idea di essere davvero l’altra parte della terra e questa parte, da allora, è cresciuta molto. Non siamo solo mogli e figlie di agricoltori, siamo diventate imprenditrici ed è un ruolo importantissimo, perché attraverso le donne i territori si scoprono, si raccontano, si evolvono, realizzando progetti che altrimenti non avrebbero avuto luce. Ad esempio sulla sovranità alimentare, che è donna, perché siamo madri e diamo in primis nutrimento ai nostri figli, ma ad arrivare alla Spesa in Campagna che è un progetto Cia nato e cresciuto grazie all’impegno femminile che ha creduto e portato avanti sui territori nazionali questa attività: quella di portare gente dove i semi sbocciano, cercando di costruire insieme ai produttori un prezzo equo, sostenibile, capace di dare futuro e mercato ai prodotti. Grazie alle donne questo è accaduto e attraverso le testimonianze forti di tante donne impegnate in agricoltura questo e altri progetti diventano possibili”.
In Abruzzo grazie a Donne in Campo si coltivano orti nei giardini scolastici, si proteggono semi, specie di frutta, colture cerealicole dall’estinzione, si sale su un autobus diretto nelle aziende dov’è possibile acquistare direttamente dall’orto o dall’albero: “E’ una categoria forte che rivela un’imprenditorialità pazzesca – aggiunge Beatrice Tortora, la presidente regionale di Donne in campo Abruzzo – Sarebbe necessario che le donne abruzzesi che non sono solo donne coniugi di agricoltori, portassero le proprie idee nei campi e le vedessero crescere, perché è così che la sostenibilità, la biodiversità, argomenti nuovi e delicati possono andare avanti. Noi lo stiamo facendo, se fossimo di più potremmo farlo meglio”.
A questo si è impegnata il braccio operativo della Cia, la direttrice nazionale Rossana Zambelli, coltivata dall’associazione da quando era in tenera età e formata per esserne voce, prima dei giovani, poi di altri settori, ora nella veste di direttore: “Nell’associazione usiamo una parola importante nel determinare le decisioni – dice – “insieme”. Insieme si fanno tante cose e si riesce a governare un territorio rispettandone tutte le specificità”. Facile? Non lo è mai: “Ma è possibile e io ne sono l’espressione, come lo è la carica di vice presidente nazionale affidata ad un’altra donna. Bisogna tenere sempre alta la guardia, aprirsi ad una parità che possibile lo è e che rende indistinti i risultati”. La ricetta per uscire dalla crisi non è coniugata né al maschile, né al femminile: “L’agricoltura ce la farà anche grazie all’utilizzo di strumenti nuovi che arrivano dall’Europa – dice la direttrice – E’ un momento delicato, ma i territori possono fare molto per determinare la propria sorte e fare in modo che sia positiva”, assicura.
In calce al convegno la presentazione di un libro particolare che mette insieme agricoltura, gastronomia, ruolo di tutela e promozione della storia e dell’identità del territorio affidato alle donne, ricette, quelle de “Il cuore della rondinella”, ricettario magico-etnografico realizzato da Teresa Chinni, presidente delle Donne in campo di Chieti dentro cui non ci sono solo piatti di nonne, mamme, bis e trisavole con segreti e riti rivelati, c’è tutta una cultura territoriale, quella chietina, che attraverso il cibo stagionale si racconta e racconta un pezzo di Abruzzo che attraverso l’agricoltura e la gastronomia contadina ha fatto grandi tante generazioni. Quelle che oggi riprenderanno le sorti dei propri nonni per cambiare le proprie.
Ecco i dati relativi all’impegno in rosa nell’agricoltura italiana[box_light]
L’agricoltura italiana vira verso il “rosa”. Un’impresa su tre nata negli ultimi dieci anni è gestita da una donna e oggi le aziende femminili sono 497 mila, di cui quasi la metà (235 mila) iscritte alla Camera di Commercio. Aziende vitali, creative ma soprattutto “anticrisi”, contribuendo per 9 miliardi di euro alla formazione del valore aggiunto dell’agricoltura. E’ quanto emerge dall’assemblea nazionale di Donne in Campo, l’associazione femminile della Cia-Confederazione italiana agricoltori, che si è tenuta oggi a Teramo nell’ambito della VII Festa dell’Agricoltura.
Un talento, quello delle imprenditrici della terra, “che è strettamente legato alla visione multifunzionale dell’agricoltura – sottolinea la presidente di Donne in campo Mara Longhin- ossia sostenibile, basata sulla capacità di produrre cibo coniugata con salute, socialità, sicurezza e salvaguardia di suolo e paesaggio”. Oggi, infatti, ben 4 aziende “rosa” su 5 praticano attività multifunzionali, orientandosi verso il “bio”, le produzioni di nicchia Dop e Igp, il recupero delle colture marginali, la vendita diretta, e poi verso tutte quelle attività più legate al sociale e alla cura della persona. Regine dell’arte dell’accoglienza e custodi delle tradizioni contadine, le agricoltrici moderne aprono le porte delle loro aziende non solo ai turisti, ma alle scolaresche, ai disabili, agli anziani. E lo fanno creando agriturismi, fattorie sociali e didattiche, agri-nidi e agri-asili. Tutti servizi innovativi che finora hanno permesso alle agricoltrici di “resistere” meglio dei colleghi uomini alla crisi e alle fluttuazioni del mercato. Tanto che negli ultimi dieci anni, in uno scenario di riduzione e di accorpamento del numero di imprese agricole, quelle a conduzione femminile sono diminuite meno di quelle a conduzione maschile (-29,6 per cento contro -38,6 per cento).
“Oggi è tempo di ripristinare un sano equilibrio con l’ambiente, di tutelare la sua biodiversità, di riscoprire tecniche colturali tradizionali, il rapporto tra etica ed estetica, oltre che la qualità e la multifunzionalità -osserva la Longhin- E le donne sono messaggere da sempre di questa idea di agricoltura, in quanto portatrici dei valori della diversità. Convinte dell’importanza e della ricchezza della pluralità, vogliono farsi promotrici e protagoniste di questo cammino diretto a una nuova valorizzazione del nostro sistema agroalimentare”.
Un cammino, tra l’altro, che accoglie sempre nuovi “elementi” -evidenzia Donne in campo Cia- Perché se trovare un impiego in tempo di crisi è difficile, con il tasso di disoccupazione femminile che nel secondo trimestre 2013 ha raggiunto il 12,8 per cento (in aumento da otto trimestri), in agricoltura le opportunità ci sono e crescono di giorno in giorno. Nel settore primario, infatti, la presenza femminile non è forte solo a livello di imprenditrici (con il 30 per cento del totale), ma anche nel lavoro dipendente. Che oggi conta 406 mila addette, ovvero il 40 per cento circa del totale.
E proprio al Sud, dove la possibilità di lavorare per le giovani è davvero bassa, con il tasso di disoccupazione che sfiora il 50 per cento, proprio nell’agricoltura le “under 30” possono trovare nuovi sbocchi e occasioni. D’altra parte -ricorda l’associazione- già oggi due donne su tre lavorano nelle campagne meridionali e insieme le lavoratrici della terra in Puglia, Calabria, Campania e Basilicata rappresentano circa il 70 percento della forza lavoro “rosa” in agricoltura.
Nonostante l’impegno e i successi, però, “le agricoltrici hanno ancora poca visibilità rispetto agli uomini e subiscono forti discriminazioni nell’accesso al credito agricolo –ammette la vicepresidente della Cia nazionale Cinzia Pagni- mentre oggi andrebbe studiato un fondo o un progetto sul microcredito specifico per la categoria, senza dimenticare l’importanza degli incentivi all’imprenditoria ‘rosa’. Le donne -conclude la Pagni- sono una risorsa che ancora non viene adeguatamente valorizzata e che, invece, può rivelarsi uno dei driver vincenti per la ripresa dell’Italia. Un loro maggiore coinvolgimento nel mondo del lavoro, e quindi nelle aziende agricole, può e deve avvenire. Anche perché le donne hanno dimostrato di saper fare impresa. E di saperlo fare anche bene”. [/box_light]