In Abruzzo circa diecimila famiglie mangiano male, tanto male che bambine, adolescenti e giovani donne finiscono con l’essere afflitte da disturbi del comportamento da cibo e aspettano risposte. Una realtà davvero abnorme, che chiama in causa non solo il proprio rapporto col cibo, ma modelli di educazione, non solo alimentare che, evidentemente, non funzionano a dovere.
“Vanno potenziati i Centri di riferimento e i servizi sul territorio” afferma Mario Di Pietro, direttore di Pediatria all’Ospedale di Atri (Teramo). La Regione Abruzzo ha dato il via in questi giorni ad una campagna informativa sui disturbi alimentari, promuovendo i Centri e le strutture territoriali che si occupano di questo problema. “Una operazione lodevole che prende atto di un fenomeno in crescita, per tanti anni sottovalutato, che può sfociare in gravi patologie e disturbi del comportamento, alimentare e non. Le persone e le famiglie che lottano contro questa malattia sanno quanto è complicato, difficile e in alcuni casi drammatico, il percorso verso un ritrovato equilibrio con la vita e con il cibo. L’iniziativa della Regione Abruzzo, introdotta dallo stesso presidente Chiodi, riaccende in molti operatori e in moltissimi pazienti una luce di speranza e di ottimismo, perchè per molto tempo abbiamo dovuto lottare, uniti ma soli, contro l’indifferenza e la sottovalutazione. Per questo, credo sia finalmente arrivato il momento di lanciare un appello, in primis alla Regione Abruzzo e poi a tutte le Asl abruzzesi, per potenziare le poche strutture che si occupano di disturbi alimentari e, a partire da esse, favorire la creazione di una rete integrata di Servizi che preveda tutte le modalità assistenziali ritenute oggi indispensabili per assicurare un trattamento adeguato”.
Di Pietro denuncia la controtendenza dell’Asl di Teramo. “Non risulta, purtroppo, che in Abruzzo attualmente vi siano molte strutture di questo tipo, né che si stia lavorando per la loro creazione o il loro potenziamento. Al contrario, fino ad ora sembra proprio che nella nostra regione, in qualche caso, si sia andati nella direzione opposta, con il ridimensionamento (centro di fisiopatologia della nutrizione di Giulianova) o il declassamento (auxologia e nutrizione pediatrica di Atri) di strutture che andrebbero invece potenziate, in quanto hanno costituito finora, nonostante la mancanza di risorse umane sufficienti, un punto di riferimento per tutta la regione e non solo, se è vero che alcune esperienze sono state oggetto di interesse da parte della comunità scientifica e della stampa italiana ed internazionale. Per questo, a nome di migliaia di utenti e delle loro famiglie, troppo spesso senza voce, non posso esimermi dal chiedere che le esperienze che in questi anni sono maturate e le professionalità che sono cresciute non vengano disperse – conclude – ma possano invece essere potenziate e messe in grado di rispondere meglio alle accresciute richieste di aiuto e di assistenza, di fronte alle quali, con mezzi insufficienti, ancora oggi troppo spesso proviamo un senso di impotenza”.