Ad accendere il fuoco incrociato è la proposta di Vittoria Brambilla circa il divieto di macellazione degli agnelli sotto i 6 mesi di età. A rispondere all’innesco è Nunzio Marcelli (fotoFine Dining Lovers), presidente Arpo che vede nella proposta ripercussioni negative in Abruzzo, non solo per via del posto che l’agnello occupa nella cucina tipica legata al periodo, quanto per il presunto “conflitto d’interesse” sotteso alla proposta: “Business is business, si dice: e oggi il business più importante è quello del consenso, specie nel mondo politico. E i pastori, impotenti davanti ad imponenti campagne mediatiche come quelle messe in piedi per contrastare la cosiddetta “strage degli agnelli”, si chiedono come finirà. Fin troppo facile scorrere le pagine web dedicate alle attività dell’onorevole Michela Brambilla, che da titolare di un’azienda che importa e commercializza salmoni e gamberetti si scaglia contro il consumo di carne. Evidentemente nel mondo della comunicazione e dei buoni sentimenti, il pesce non è carne”, afferma in una nota Marcelli.
Ripercussioni ad ampio raggio, non solo enogastronomico vede Marcelli: “Ma i pastori e allevatori non ci stanno: perché non bisogna dimenticare che dietro a tutto questo ci sono storie, aziende, economie, conservazione della biodiversità; e turismo, enogastronomia, prodotti d’eccellenza. Che vengono a cercare da tutto il mondo, da Obama a De Niro, che i prodotti pastorali d’Abruzzo li ha voluti nel suo ristorante di New York. Chi vuole fare scomparire tutto questo abbia il coraggio di dire come stanno le cose: senza allevamenti, senza agnelli, non ci sarebbero più nemmeno questi pascoli, questa fauna selvatica per la cui protezione siamo tutti mobilitati, dal lupo all’orso, simboli di un ambiente incontaminato, quello d’Abruzzo, che è stato preservato fino a qui proprio grazie alla presenza delle greggi, al pascolamento”.
A nome dei pastori abruzzesi chiede lumi sul futuro del comparto e cerca di stabilire anche il punto di vista della categoria sulla vicenda, a difesa del metodo di allevamento: “Perché chi con una mano commercializza salmoni e con l’altra attacca la “strage” degli agnelli, deve dire come vengono condotte queste aziende, con gli animali sempre liberi e al pascolo, in conduzione tradizionale e biologica, greggi che ancora fanno la transumanza, che producono formaggi unici al mondo. E deve dire che, senza allevamento, senza agnelli, tutto questo – comprese le greggi – scomparirà”.
Punto di vista differente, che arriva da un fautore del km zero e della difesa della tipicità del territorio, portata aventi anche con il suo legame con Slowfood e con la battaglia in nome di una biodiversità espressa attraverso gli allevamenti: “Non solo lupi, orsi, volpi, ma anche gli uccelli che dal concime delle greggi traggono il loro nutrimento e le specie erbacee che solo grazie al pascolamento conservano la loro diversità e ricchezza. Un mondo intero: economico, ambientale, culturale. Che viene dipinto, grazie ad un’intensa campagna stampa, tutto al negativo, e non ci sta”.