E’ la provincia teramana quella che detiene, in Abruzzo, il record negativo nell’applicazione dell’Imu sulle attività produttive. Lo rivela la relazione che nel pomeriggio di oggi il responsabile nazionale dell’Area fiscale della Cna, Claudio Carpentieri, illustrerà a Pescara nel corso del convegno dal titolo “Fisco tiranno, da Imu e Tares la nuova stangata”, in programma alle ore 17,30 nella sala Camplone della Camera di Commercio.
Secondo lo studio di Carpentieri, ai poco meno di 20mila immobili presenti nel Teramano destinati alle diverse attività produttive (uffici e studi privati; negozi e botteghe; laboratori per arti e mestieri; opifici industriali e artigianali; fabbricati industriali a destinazione speciale, secondo le diverse classificazioni catastali) nel 2012 i Comuni hanno applicato aliquote in grado di produrre un gettito medio di 1.719,03 euro; contro i 1.678,59 del Chietino (con 28.279 immobili interessati); i 1.176,85 del Pescarese (con 23.907 immobili censiti); i 1.035,31 della provincia dell’Aquila (con 22.858 immobili assoggettati alla tassa). Che insomma l’applicazione dell’Imu si riveli un’autentica stangata per le attività produttive della nostra regione, d’altra parte, lo rileva anche il confronto indiretto con l’Ici, ovvero la vecchia tassa sugli immobili in vigore fino al 2011. In questo caso, lo studio di Carpentieri svela come l’incremento percentuale tra i due sistemi di tassazione faccia pendere il piatto della bilancia decisamente dalla parte dell’Imu rispetto alla vecchia Ici, e in misura davvero spropositata.
I Comuni abruzzesi, infatti, hanno registrato mediamente – con la sola eccezione dell’Aquilano, attestato al +77,52% di aumento Imu/Ici – incrementi tutti largamente superiori al 100%: dal “minimo” teramano (+101,07%) al massimo del Chietino (+121,09%), passando per la provincia pescarese (+112,05%). In valore assoluto, così, se nel 2011 l’Ici mediamente pagata nei Comuni della provincia di Chieti ammontava a 759,24 euro, con l’avvento della nuova tassa l’asticella è salita addirittura di 919 euro. E confronti da shock sono pure quelli relativi agli altri territori: +621,87 euro a Pescara; +864,07 a Teramo; +452,1 all’Aquila. Negative, infine, le previsioni della Cna sul possibile incremento, nel 2013 dell’aliquota Imu applicata alle attività produttive, anche se in questo caso si capovolgono le posizioni tra i diversi territori abruzzesi. Piu’ alto nell’Aquilano (+47,54%), minimo nel Chietino (+14,98%), con valori intermedi tanto a Pescara (+30,06%) che nel Teramano (+21,02%).