Cocullo si prepara anche quest’anno ad accogliere migliaia di curiosi e fedeli che assisteranno, giovedì 1 Maggio, a uno dei riti più suggestivi d’Abruzzo, noto in tutto il mondo: la festa di San Domenico Abate e il rito dei Serpari.
Le celebrazioni prenderanno il via alle 8 con la Santa Messa; alle 9,30 la Santa Messa dedicata all’arrivo dei pellegrini e alle 11.00 la santa Messa celebrata dal vescovo di Sumona, monsignor Angelo Spina; alle 12, poi, ci sarà la processione dei serpari per le vie del paese, il momento più emozionante e folcloristico della festa che ha un significato preciso.I l gesto di porre delle serpi intorno alla statua del santo esprime la soluzione della eterna opposizione tra il mondo naturale con tutte le sue insidie e il mondo umano costretto a difendersi per sopravvivere. San Domenico in tale circostanza incarna la figura eroica capace di conciliare i due mondi.
San Domenico. Nato nel 951 a Colfornaro, nei pressi di Foligno, e morto il 22 gennaio del 1031 a Sora, visse nell’atmosfera della spiritualità monastica benedettina, dedito alla fondazione di eremi e di conventi in Abruzzo e nel Lazio
San Domenico è, comunque una figura complessa che, al di là di una scarna agiografia di carattere ecclesiastico, si modifica, nel corso dei secoli, trasformandosi in un punto di riferimento molto forte per le popolazioni pastorali dell’Italia centrale.
Diversi sono i patronati attribuiti a San Domenico e si diversificano in base alle aree cultuali con riferimento ai pericoli che minacciano le popolazioni locali: la difesa contro la febbre e la tempesta, nel basso Lazio; la difesa contro le odontalgie, le morsicature di serpenti, cani idrofobi e lupi nell’Abruzzo centrale.
A Cocullo, dove il santo passò intorno all’anno mille, i patronati si riferiscono sia agli esseri umani che agli animali domestici. Esistono due reliquie donate direttamente dal frate benedettino: un dente molare ed il ferro della sua mula.
Il primo, conservato in un reliquiario, viene baciato o posto sulla parte del corpo da guarire. Il secondo viene usato per “mercare” o solo toccare gli animali, in particolare le morre di pecore, per preservarli dai pericoli che la particolare natura dei luoghi rende più aspri e frequenti.
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La Festa
L’annuncio dell’inizio della festa è dato dall’arrivo delle compagnie di pellegrini provenienti da quei luoghi dove il culto del Santo è più profondo: Lazio, Molise e Campania. E’ un momento di alta tensione umana: contadini per norma etica delle culture rurali poco avvezzi al pianto hanno, in questo lento avanzare, il volto commosso. Donne di antica bellezza, braccianti, ragazzi, costiuitscono la testimonianza più viva dei significati attuali del rito tra i quali, appunto, quello del recupero della identità sociale e antropologica smarrita. Avanzano cantando inni devozionali: il canto di entrata in chiesa e il canto di partenza, quest’ultimo eseguito camminando a ritroso, secondo l’etichetta di omaggio del suddito che mai deve volgere il volto dal Signore. All’interno della chiesa, mentre l’altare maggiore è il luogo delle liturgie ecclesiastiche legate alla devozione a San Domenico, in altri luoghi si svolgono dei rituali dal contenuto fortemente simbolico: si tira, con i denti, la corda di una campanella per preservarsi dal mal di denti; si preleva la terra, un tempo spazzatura della chiesa, posta in una piccola grotta dietro la nicchia del Santo, per usi apotropaici: sparsa sui campi o intorno alle abitazioni, essa tiene lontani i pericoli di ogni genere, sciolta nell’acqua e bevuta, combatte la febbre. La piazza principale è il luogo dove sostano i serpari i quali, in attesa della processione, esibiscono orgogliosamente i vari tipi di serpi che sono riusciti a catturare. E’ questo un momento durante il quale antichi timori, ingiustificate avversioni e oscure paure nei confronti dei rettili, pian piano si sciolgono fino al punto che, seppure con qualche residuo di ritrosia, ci si lascia convincere al contatto con una serpe, quasi per soddisfare la necessità di un rapporto più profondo con il mondo soprannaturale che questi animali rappresentano. A mezzogiorno inizia la processione: il Santo, portato a braccia da quattro persone, esce dalla chiesa e là, sul sagrato, atteso con ansia fremente dai serpari, ancora una volta ricorda a tutti di essere lui il vero dominatore dei serpenti. Ai lati della statua due ragazze in costume tradizionale, portano sulla testa i canestri contenenti cinque pani sacri, i cosiddetti “ciambellani”, che, in ricordo di un miracolo compiuto dal Santo, verranno offerti, per antico diritto, ai portatori del simulacro e dello stendardo. La processione passa in mezzo alle vecchie case e qui, nel suo compiersi, il rito ricalca arcaici modelli costituendo l’esempio residuo di un mondo antico paneuropeo: a Santiago di Compostela, in Spagna, fatta centro delle pietà peregrinanti di tutta Europa, si maneggiavano i serpenti. A Marcopulos, nell’isola di Cefalonia, nel giorno dell’Assunzione della Beata Vergine, il 15 agosto, le serpi entravano in chiesa. Le vergini greche salivano sull’Eretteo, sull’Acropoli, e nutrivano le serpi sacre con il latte. Storie e metafore nell’ambiguità dei segni attribuiti ai serpenti, ora custodi di fecondità, ora nemici. (*)
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Antropologi a Cocullo
Nella giornata di lunedì 28, una èquipe di antropologi, guidata dalla professoressa Valentina Zingari, dell’Università di Siena e supportata da Gabriele Desiderio, dell’Unpli, svolgerà in paese il lavoro di ricerca e catalogazione delle principali caratteristiche del Rito, al fine di raccogliere il materiale necessario alla realizzazione del sito a supporto della richiesta di riconoscimento della festa cocullese da parte dell’Unesco come patrimonio immateriale dell’Umanità.
I contenuti della ricerca, che avranno un seguito nel prossimo autunno e verranno così portati a compimento, saranno oggetto di dibattito e di confronto mercoledì 30 aprile, vigilia del Rito, nel convegno che vedrà la presenza dell’on. Giovanni Legnini, sottosegretario di Stato all’Economia. A Legnini l’Amministrazione Comunale, l’Associazione Di Nola, la Pro Loco, la comunità cocullese, i paesi legati a Cocullo dalla devozione a San Domenico Abate chiederanno, esplicitamente, il sostegno del Governo Nazionale al progetto di riconoscimento Unesco. Sarà anche illustrato il contenuto del progetto di tutela della specie, realizzato dagli erpetologi Giampaolo Montinaro e Ernesto Filippi e sintatizzato nella mostra erpetologica visitabile già da un anno nel palazzo comunale di Cocullo. Tutto questo troverà una sintesi fenomenologica nella Festa del 1° Maggio, che prevede gli appuntamenti tradizionali, con al centro la Processione con la statua del Santo e la presenza tra la folla dei Serpari”
Treni speciali.
Per chi volesse raggiungere in treno Cocullo il primo maggio prossimo ecco una tabella riassuntiva di orari e fermate: