Marketing, web, socialnetwork, strategie per e sul territorio: dal Forum della convention nazionale delle Città del Vino, in corso fino ad oggi (in fondo il programma della giornata) su vari territori della provincia di Chieti, emerge fortissima una necessità della filiera agroalimentare ed enogastronomica, comunicare. Farlo nella maniera giusta, nel modo efficace, farlo perché le opportunità di vivere, assaggiare e vedere che sono radunate dentro e intorno alle strade del vino e ai distretti enogastronomico sono tutte pronte e concrete, ma slegate dal consumatore finale, il turista. Questo significa che chi vi opera e chi anima questo comparto che sta sempre più rappresentando un’alternativa al buio della crisi economica che incombe e invade gli altri settori del Pil italiano e territoriale, deve rimboccarsi le maniche e non aspettare che lo facciano le istituzioni, perché può capitare, come capita, che si aspetti invano.
“Non dobbiamo scaricare troppo le responsabilità sulle istituzioni, dobbiamo girare il problema e chiederci che cosa fanno gli operatori del mondo enogastronomico per rendersi interessanti e percepiti dalle istituzioni? “, così Magda Antonioli Corigliano, consigliere speciale per il Commissario Ue per il turismo, direttore del Master in Turismo della Bocconi, membro autorevole di alcune associazioni Doc sul turismo, che al Forum ha parlato di strade del vino, di successi e insuccessi di uno strumento di crescita per i territori rurali. “Ci sono terre che hanno tesori eccezionali, come l’Abruzzo, e che fanno progressi nell’affermarle. Ma la bellezza del territorio non basta più, serve un salto in avanti che faccia parlare di più e meglio territorio e che ragioni intorno a delle forme di unione che mettano al centro la ricchezza e la tipicità di un settore. E’ questo il nuovo modo di fare turismo che si sta facendo strada e che porta oggi a parlare di eccellenze, di un’offerta che non si limiti alla vacanza, ma che dia un valore aggiunto rappresentato da tutto ciò che gravita intorno al posto che si sceglie. Elementi che bisogna comunicare, perché chi si muove sceglie e cerca”.
Rendersi riconoscibili per essere riconosciuti. Un esempio? Lavorare sui distretti: “In Romagna ha funzionato – dice Valentino Bega, che si definisce il papà delle Strade del Vino in Emilia Romagna e ne relaziona per il Forum – Un fazzoletto della nostra regione ha sperimentato itinerari che hanno portato gente, turismo, indotto e che col tempo si sono moltiplicati. Ora non servono strade, serve il resto, i distretti, che diventino luoghi in cui si condensano le tipicità, o si concentrino le eccellenze di cui ogni territorio è portatore, sono efficaci perché fanno da richiamo a chi vede in quella specifictà un’attrattiva. L’Abruzzo ha i trabocchi, ha i parchi, ha una montagna incontaminata, materiale ad hoc per i distretti, per far funzionare un concetto più strutturato di turismo. I tempi perché questa strategia possa decollare non sono lunghi, perché la strategia c’è, dobbiamo solo trovare il metodo più efficace per comunicare a chi può attuarla in modo globale che i territori sono pronti”.
Magari hanno solo bisogno di una piccolissima spinta, magari non proprio piccolissima: “La chiave per un turismo in grado di attrarre visitatori e di aumentare il valore dei prodotti di riferimento si trova nella capacità di considerare il tipico non solo con una semplice, seppur importantissima, caratteristica del prodotto ma come modello culturale che contrassegna indelebilmente i processi di attori coinvolti nella produzione, distribuzione consumo dei prodotti stessi – aggiunge Luca Savoja del Dipartimento di Scienze eonomico-sociali e matematico statistiche dell’ateneo di Torino, nella sua relazione che spiegava proprio la correlazione fra tipicità e territorio – La sfida dunque quella di favorire l’affermazione di una visione multidimensionale del tipico inteso non solamente come garanzia dell’autenticità del prodotto ma come avere propria attrazione riportabile all’idea di turismo culturale che funziona da pull motivation turistica”.
O magari la teoria delle quattro può essere un propulsore: “Export, eccellenza, enogastronia e-commerce, sono queste le quattro E che parlano da sole e da tempo – dice Cristiana Colli, ricercatrice per il Consorzio Astor e voce di Symbola, la Fondazione a difesa della qualità italiana – Intorno ad esse si articola un percorso interessante e moderno da costruire. Le strade infatti sono percorsi, ed è un termine accattivante per pensare al futuro, nei distretti si trovano le eccellenze, ed è questa una quinta E che dà valore alle altre. Con questo patrimonio non deve essere difficile agire e andare avanti”.
Oggi, intanto il programma procede così
Ore 9.30 – Assemblea Nazionale “Città del Vino”- Teatro Comunale di Orsogna.
Ore 9.30- Partenza da Orsogna del tour accompagnatori, visita della città di Lanciano (Miracolo Eucaristico, Percorso archeologico sotterraneo, Santa Maria Maggiore).
Ore 13.00 – Incontro con la comunità e le autorità di Canosa Sannita, aperitivo.
Ore 13.30- Pranzo al Ristorante “La Dimora di Bacco” a Canosa Sannita.