Il rogito per l’acquisto del terreno porta la data del 4 aprile 2009. Un terreno scelto per cambiare vita, per cambiare lavoro, per dare alla passione uno sfogo nuovo e mettersi alla prova con una sfida non semplice: fare vino a L’Aquila.
Quello che è successo due giorni dopo lo ricorderemo tutti per secoli. Ma il terremoto non ha fermato il sogno di una coppia aquilana a metà e oggi quel sogno porta il nome di una tenuta, Castelsimoni, la prima cantina produttrice di vini nel territorio del Comune dell’Aquila. Quattro anni per far nascere l’idea e rinascere nella propria città distrutta, che storia! Storia di viti, che oggi producono vini di montagna. Storia di vite, che si intrecciano alla necessità di risorgere dopo il crollo di un sistema sociale, sentimentale, economico, causato dal sisma. Esempio piccolo, di una tenacia così grande e così famigliare agli abruzzesi, che conferma identità e detti popolari.
“Facevo un lavoro completamente diverso, in ambito farmaceutico – racconta Manuela Castellani, col marito, motore dell’azienda – l’ho cambiato, perché avevo voglia di mettermi alla prova, di seguire l’istinto e la passione che mi portavano verso il vino. Un giorno mi sono licenziata e ho fatto tutto quello che serviva per diventare a pieno titolo “imprenditrice agricola”. Tutti ci dicevano che eravamo pazzi a voler fare il vino a L’Aquila, ma tutti gli altri che avevano tentato, avevano provato a fare solo Montepulciano. Una volta acquistato il terreno, durante il dopo terremoto, noi abbiamo cercato e piantato
viti che potessero avere un futuro a L’Aquila e in montagna. Quelle che erano seminate erano vecchie, non potevamo utilizzarle, perché non avrebbero portato ciò di cui noi, invece, avevamo bisogno. Vederle crescere è stato emozionante. E’ stato emozionante anche avere ragione e sentir dire a chi prima ci dava del matto, che il nostro vino non era quell’acetella che a L’Aquila si era abituati a provare ad ogni tentativo fallito prima, ma che era un vino buono”.
Il marito, Paolo Simoni, la affianca, ma la titolare è lei, perché lui è rimasto manager di un’industria farmaceutica, un lavoro che lo tiene fisicamente lontano per metà della settimana. Ma con lei ha coltivato il progetto e lo ha visto sbocciare a Cese di Preturo, circa 8 chilometri dal centro devastato della sua città di adozione (Manuela è aquilana di “dentro le mura”, ci spiega ridendo, lui, invece, è di Bologna, orgogliosamente importato).
La cantina è scavata nella roccia, avevano poco spazio per costruirla e così è di certo più sicura. La prima vendemmia l’anno scorso, i tempi tecnici per piantare, raccogliere e vinificare, già, non perché a L’Aquila il terreno non sia fertile, ma perché a L’Aquila nascere e rinascere significa avere a che fare con la burocrazia. “E’ stato davvero un calvario – continua Manuela – affrontato con il cuore a pezzi per via del terremoto, che per fortuna non ci ha danneggiato troppo, la nostra casa è rimasta, il
casale dovevamo ancora costruirlo e dopo la voglia di fare la tenuta che avevamo dentro è diventata molto più che una sfida, ma una vera e propria ragione di nuova vita. Però: i documenti, gli atti, i permessi, non sono stati una cosa facile, avrebbero potuto scoraggiarci se non fossimo stati così determinati e se non avessimo visto il vigneto prendere forma nei nostri due ettari e quello che oggi è diventata la cantina, praticamente dentro il vigneto. Sopra stiamo allestendo un agriturismo che incorciando le dita sarà pronto per l’autunno. I nostri vini, invece, ci stanno danto grande soddisfazione e nuovi orizzonti a cui guardare”.
Il vino è quello che la natura porta, biologico, senza aggiunta di mosti di lieviti esterni, creativo e profumato, come due appassionati “inventori” hanno voluto, tre creature, per ora, che portano in giro per esposizioni e fiere: Lupa bianca riesling renano igt terre aquilane in purezza; Caratteri igt terre aquilane bianco, uvaggio di traminer aromatico e chardonnay, Notte alta uvaggio di pinot nero e montepulciano. Il debutto lo hanno avuto in casa, in maggio, al Salone dei Prodotti Tipici dei Parchi (ex Italtel, leggi l’articolo), li abbiamo rincontrati a Degusta, al Porto Turistico Marina di Pescara, con un nuovo progetto per il futuro: “Continueremo a sperimentare e a perfezionare il nostro vino – conclude Manuela porgendo i calici – e spero presto vi accoglieremo nel nostro agriturismo. Il futuro? Sarà questo, insieme alla gioia di veder crescere in azienda nostra nipote Laura, la nuova generazione”.