Quasi il 10 per cento degli italiani (il 9,9 per cento), pari a 6 milioni e 200.000 persone si trova in condizioni di povertà assoluta. Dal 2007, anno dell’inizio della crisi, a oggi la povertà è raddoppiata. Tanto che nelle regioni meridionali rappresenta un “autentico dramma sociale”, con il 14,6 per cento delle persone che non riescono a far fronte alle spese più elementari che garantiscono una vita dignitosa.
Sono alcuni dei dati del “Flash report” di Caritas italiana sul fenomeno della povertà in Italia e in Europa, presentato a Roma, in occasione della Giornata mondiale della lotta contro la povertà. Le famiglie in condizioni di assoluta indigenza – scrive l’Osservatore Romano riportando i dati Caritas – sono 2 milioni e 280.000, il 7,9 per cento del totale delle famiglie italiane (il 12,6 per cento al sud). In termini assoluti gli incapienti nel Mezzogiorno sono oltre 3 milioni, praticamente la meta’ di tutti i poveri della nazione. Ma anche il centro e il nord non si salvano: in cinque anni hanno visto raddoppiare il peso dei poveri sul totale della popolazione. E’ cambiata negli anni anche la tipologia delle situazioni più difficili: prima erano gli anziani, le famiglie molto numerose o con disoccupati, oggi sono nuclei di giovani, famiglie con uno o due figli, famiglie con il capofamiglia che lavora. L’Italia, denuncia il report Caritas, anziché ridurre di 2 milioni e 200.000 unità entro il 2020 il numero di persone a rischio povertà (come chiesto dall’Unione europea) ha visto raddoppiare il gap rispetto all’obiettivo: quattro milioni e mezzo. A peggiorare insomma e’ proprio la condizione dei cittadini italiani. Infatti, tra i 45.819 assistiti da 531 centri di ascolto della Caritas nei primi sei mesi del 2014, quasi uno su due è taliano (46,5 per cento), contro il 31,3 per cento del primo semestre 2013.
Record nel Mezzogiorno, dove i connazionali che si rivolgono ai centri di ascolto sono il 72,5 per cento. Tuttavia, viene evidenziato nel rapporto, meno di una famiglia in poverta’ assoluta su quattro ha beneficiato del bonus mensile di 80 euro deciso dal Governo.
“Le misure specifiche anti-crisi finora introdotte non hanno generato effetti rilevanti”, rileva il report, nel quale si legge anche che “il 2015 non sarà per il nostro Paese l’anno della svolta” anzi, “il quadro economico e’ segnato da indicatori ancora piu’ negativi degli anni precedenti”. Secondo la Caritas, con la povertà assoluta quasi al 10 per cento, le misure annunciate (il rifinanziamento della social card tradizionale, la prosecuzione delle sperimentazioni previste già dal precedente Governo, l’avvio progressivo dell’utilizzo delle risorse del nuovo fondo europeo per gli aiuti alimentari) “non sono in grado di prendere in carico le povertà vecchie e nuove del Paese”. Uno dei motivi e’ il carattere “eccessivamente categoriale” di molti provvedimenti, cioe’ limitato solo ad alcune fasce di famiglie in condizioni di disagio.
La Caritas, viene precisato, appoggia comunque il piano nazionale di contrasto alla povertà annunciato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, “a patto di rispettare alcune cautele”: dialogo con la comunità civile, trasparenza sulle sperimentazioni, definizione di una road map per qualificare il sistema di protezione sociale sul territorio. Da parte sua, Caritas italiana ha erogato quest’anno, come fondi anticrisi d’emergenza per supportare le crescenti richieste dei centri d’ascolto, 5 milioni e 650.000 euro a 166 Caritas diocesane. Si tratta, ha spiegato Francesco Marsico, vice direttore di Caritas italiana, di “un atto doveroso”, avvenuto “utilizzando i fondi dell’otto per mille”. Tuttavia, ha aggiunto, “nessuno si vanterebbe di interventi di emergenza, seppur in forme innovative. Abbiamo dovuto farlo per dare un supporto ulteriore a chi sta peggio”.