Il futuro che cambia: una volta per avere un futuro sicuro si doveva andare di conto, oggi, invece, per costruirsi un futuro apprezzabile il conto lo si deve portare! Già, perché stando alle iscrizioni negli istituti professionali dedicati all’enogastronomia, almeno un italiano su dieci, da grande, vuol fare lo chef.
In questi storici poli formativi, Istituti professionali enogastronomici e all’attività alberghiera, negli ultimi anni si è registrata una escalation di iscrizioni, che oggi rappresentano oltre il 9,2 per cento dei totale dei 530.911 giovani iscritti al primo anno delle scuole secondarie per l’anno 2014/2015. E il ragioniere per la prima volta non è la professione più ambita, con il crollo delle iscrizioni agli istituti tecnici di amministrazione, finanza e marketing, secondo una analisi della Coldiretti sulle iscrizioni al primo anno della scuola secondaria di secondo grado, statali e paritarie per l’anno scolastico 2014/2015 del ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur).
A dirlo è la Coldiretti che snocciola statistiche fresche: “si sono iscritti alle prime classi degli istituti tecnici di amministrazione, finanza e marketing 45.531 giovani con un calo del 4 per cento rispetto all’anno in corso, mentre quelli che hanno optato per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera sono stati 48.867, in aumento del 5 per cento secondo un trend in atto da diversi anni. La tendenza a privilegiare l’alimentazione come sbocco lavorativo è confermata anche dal sondaggio Coldiretti/Ixè secondo il quale il 54 per cento dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21 per cento) o fare l’impiegato in banca (13 per cento). E anche che il 50 per cento degli italiani ritengono che cuoco e agricoltore siano le professioni con la maggiore possibilità di lavoro. Per questo l’88 per cento degli italiani afferma che il sistema di formazione nazionale ‘’andrebbe riqualificato anche con un corso specializzato all’Università sulla valorizzazione del Made in Italy’’.
Secondo una indagine Nomisma, realizzata ad ottobre 2013 su un campione di quasi 1.000 responsabili di acquisto rappresentativo delle famiglie italiane e pubblicata sul libro Ci salveranno gli chef, solo 1 responsabile degli acquisti su 4 risulta indifferente a programmi televisivi o siti internet dedicati alla cucina italiana.
Il 75% quindi si informa su prodotti, ricette, e sulle storie degli chef, ”mitizzati come le rockstar degli anni ’70” sottolineano gli autori di Ci salveranno gli chef. Ad aggiornarsi su blog, siti a tema food, e Tv sono prevalentemente famiglie con figli, di professione operai o impiegati, inseriti in una fascia di reddito medio-bassa, di età compresa tra 30 e 44 anni. A farlo con maggior frequenza le famiglie dove negli ultimi 12 mesi uno o più componenti ha perso il lavoro o è stato messo in cassa integrazione. Programmi e siti aiutano le famiglie italiane a risparmiare negli acquisti alimentari magari sostituendo il consumo di piatti pronti con produzioni casalinghe e con una funzione antidepressiva, un comfort food contro i malumori generati dalla crisi’’.