Il nome è venuto fuori, letteralmente, dalla terra di una delle vigne, scritto su una pietra in arrivo dal passato. Oggi quella pietra è diventata un logo, una filosofia e un monito ispiratore per il futuro e si trova nel punto vendita della Tenuta I Fauri, a Chieti. Era l’iscrizione di un convento. E’ diventata l’etichetta di una rassegna di sapori espressi dalle colline fra Chieti e Ari e catapultati in diversi paesi del mondo da una politica commerciale molto dinamica. Il motore di questa vitalità è un motore giovanissimo, perché Domenico Di Camillo, il vignaiolo, quando i suoi virgulti sono diventati grandi ha messo nelle loro mani il frutto del suo lavoro e ha scelto per sé un ruolo che lo tenesse il più vicino possibile a quella terra da cui suo padre aveva cominciato.
E oggi quando un distributore o un cliente si trovano di fronte le facce trentenni di Valentina (il commerciale) e Luigi Di Camillo (l’enologo, ritratti da Andrea Straccini nella foto di copertina), chiedono del titolare, loro assecondano la richiesta e poco dopo ci si ritrovano di nuovo faccia a faccia, perché ai Fauri i titolari sono loro. “Mio padre ci ha insegnato una cosa grandissima, dice Valentina Di Camillo – Se hai la libertà di decidere ti accolli tutti i rischi e le responsabilità che servono a crescere, anche in momento non favorevolissimo. Questo era l’unico modo per tenerci legati all’azienda e per dare all’azienda, dopo trent’anni di lavoro, una visione davvero nuova per affrontare crisi e futuro. Io non so se riuscirei ad avere il suo coraggio, a fare lo stesso con i miei figli. Ora lui sta in vigna dalla mattina alla sera, si occupa dell’aspetto più duro del lavoro, fa il contadino, anzi, il vignaiolo”.
Sembra folle, ma non lo è. In tal caso funziona. Un esempio? Solo l’ultimo di una lunga serie di successi: l’oro del montepulciano Ottobre Rosso, a cui Di Camillo senior tiene tantissimo, una prestigiosa medaglia riservata ai vini da 92,1 a 100/100, nel recente Concours Mondial de Bruxelles Oro quasi puro, insomma, ad un concorso internazionale importantissimo.
“Questo mondo è fantastico, ma non è ancora preparato a diverse cose – spiega Valentina mentre racconta – Certo nostro padre ha avuto coraggio, ma è una fiducia che ci investe di responsabilità. Per Luigi, che ha una formazione alta da enologo, lavorare in famiglia significa proseguire un’intuizione, portare il sapore delle nostre terre sul mercato, conquistare attraverso prodotti nuovi palati sempre più esigenti. Per me, è, significa cercare vie nuove al nostro vino, attraverso i canali tradizionali del mercato e anche attraverso nuovi sbocchi, che cerchiamo nel mondo e che oggi è possibile trovare, perché il vino abruzzese fa gola”.
Lo sa bene Valentina, che è anche coordinatrice regionale per Le Donne del Vino. Come sa che il percorso da fare è ancora lungo, perché il vino abruzzese si affermi bene, con tutto il suo potenziale, prima dentro e poi fuori l’Italia. Eppure lei lo ha scelto e continua a sceglierlo. Per il vino ha messo nel cassetto la biologia e il progetto di diventare informatore farmaceutico.
“L’ho scelto perché mi piace, perché è un mondo variopinto e variegato umanamente, cosmopolita. Ci sono cresciuta dentro,
avevo un’esperienza familiare importante che mi legava anche ai luoghi più cari, rinunciare a questa cosa è stato uno dei motivi per cui ho detto no al lavoro fisso. Ma questo è un mondo in cui si lavora tanto, in cui per lavorare c’è bisogno di una formazione in campo che l’università non ti può dare non perché non sia ingrano di farlo, ma perché i mercati e le abitudini cambiano. Però quando vedi stampato sulla faccia del tuo cliente o dell’assaggiatore che ti trovi di fronte alle fiere o in cantina, la soddisfazione per il tuo prodotto, questo genera entusiasmo, motivazione, è il carburante che serve a guardare oltre, a creare”.
I vigneti principali si estendono fra Ari e Chieti e Villamagna in altri tre comuni vicini, in tutto sono quasi 40 ettari, ci sono anche uliveti e una produzione limitata di olio. Ad Ari ci sono le botti in cemento e vinificazione dei rossi, a Chieti parte dei bianchi con imbottigliamento e bottata. “Nel ’66 da Ari l’azienda si è trasferita a Chieti, ora stiamo pensando di tornare ad Ari e riportare lì tutta la produzione per il futuro, allargando la cantina – racconta – perché sono affezionatissima a quei luoghi, ci sento la terra e l’energia giusta per il futuro e poi perché è bella, ci appartiene”. I vini vengono commercializzati in Europa, ma vanno anche oltre il confine del Vecchio Continente. Verso Ovest: Canada stati uniti. E verso Est: Giappone e Sud Corea. Mondi “nuovi”, dove il “fake in Italy” (finto italiano) non funziona più e dove il “made in Abruzzo” sta davvero esplodendo.
“Io sono affezionatissima ai cerasuoli – continua – Tutto parte dal Montepulciano e il sapore che arriva dal vino d’Abruzzo per eccellenza si irradia, ispira anche gli altri vini. E’ il nostro sapore, quello della nostra regione. Nel futuro c’è la voglia di bollicine, di farle qui in cantina, ora collaboriamo con un’azienda di Conegliano, ma vorremmoemanciparci anche su questo piano e provare anche noi a navigare da soli, portando questo aspetto della produzione in un Abruzzo in un momento in cui si sperimenta tantissimo”.
Il lato empirico non li spaventa minimamente. Come non li spaventa sperimentare speciali “accostamenti” al vino. Dal cibo alla musica. Due elementi che rendono la piazzaforte di Ari frequentatissima anche dal pescarese. Se volete provare perché, andateci per Cantine Aperte, ci troverete, se il colpo le riesce, una Cassa Armonica, di quelle delle feste di paese, con lucine e luminarie. E sopra ci canterà la cover band Il Party(to) dello swing, con il nipote di Rino Gaetano e Marco Morandi, il figlio di Gianni, sono una band divertente da tempo e ai Fauri non è un debutto.
“L’animazione ce la portiamo dietro da generazioni – ride Valentina mentre l’intervista si chiude sulla cassa armonica – mio nonno, bisnonno e mio padre hanno da sempre coltivato anche la passione per la musica e la convivialità. Anzi, più che passione per loro si è trattato proprio di uno stile di vita che ci hanno trasmesso. Per mio padre, figlio unico, è stato un modo unico per “trovare fratelli” in giro per il mondo. Noi dell’ultima generazione, grazie ai loro geni, viviamo il vino nella sua convivialità, siamo entrambi diplomati in pianoforte, questa tensione verso la musica, insomma, arriva dalla famiglia”.
Dopo Cantine Aperte la sfida sarà con il convegno nazionale dell’associazione che presiede, le Donne del Vino che a fine giugno farà dell’Abruzzo un luogo di adunata e conoscenza: “Insieme anche a tutte le altre delegazioni abruzzesi, sarà un tre giorni in giro per il territorio: dall’Aquila ai trabocchi, sia per dare un’idea di cosa sia l’Abruzzo al resto dell’Italia, sia perché solfando muovendosi dentro l’Abruzzo si può mostrare cosa significhi la varietà di sapori di cui siamo capaci”.
(Per le foto in vigna si ringrazia Carola Cerreti. Per le foto in Tenuta si ringrazia la famiglia Di Camillo per la gentile concessione)