Canosa Sannita si prepara ad accogliere un libro sulla memoria di un suo compianto cittadino, Filippo Andreacola, medico, sportivo, politico. Domani 7 settembre alle ore 17:30 il libro a lui dedicato, “Filippo Andreacola. Dalla cultura filosofica all’amministrazione politica”, aprirà le porte della Sala Civica ad un dibattito a cui parteciperanno amministratori, compagni di viaggio nella politica, Andreacola è stato assessore provinciale alla Cultura a Chieti, oltre che a dirigente provinciale del maggiore partito di centrodestra. Il libro è a cura di Paola Bucci, edito da Meta Edizioni e racconta il percorso culturale e anche filosofico del suo passaggio in vita e politica. E’ un collage di testimonianze, perché per volere della famiglia il libro raccoglie il ricordo di quanti hanno avuto modo di conoscerlo e lavorare con lui.
L’evento, moderato dalla giornalista Leda D’Alonzo, darà voce a diverse testimonianze: quella di Lorenzo Di Sario, sindaco di Canosa Sannita e legato a Filippo Andreacola da una lunga storia familiare e di passioni; Rocco Micucci, Presidente FIRA; Marcello Michetti, Presidente del Consiglio del Comunale di Chieti e Stefano Angelucci Marino, attore regista. Ci saranno anche molti amici accomunati dalla militanza politica con lui: Mauro Febbo, assessore della Regione Abruzzo, Emilio Nasuti, Consigliere della Regione Abruzzo; Enrico Di Giuseppantonio, Presidente della Provincia di Chieti e Antonio Tavani, Assessore della Provincia di Chieti.
Un evento speciale per il Comune che gli intitolerà l’Auditorium. Una destinazione speciale, infine, per gli introiti che deriveranno dalla vendita del libro nella giornata di presentazione, che la famiglia devolverà al Museo C. Barbella di Chieti.
Personalmente sono commossa e onorata di aver aggiunto anche il mio tassello al puzzle che ricostruisce carattere, anima e cuore di un compaesano noto e stimato. Un tributo che aggiungo di seguito, sperando che trasmetta intatto lo spirito con cui l’ho sempre guardato finché le nostre strade si sono incrociate, a Canosa e altrove.
[box_light]Il sorriso costante, lo sguardo pacato: Filippo lo ricordo così. Da sempre. Da quando, bambina, lo vedevo passare per le strade di Canosa, il nostro paese, guardarmi e salutare come se fossi un conoscente degno di rispetto, un compaesano che contava come contavano tanti altri compaesani che lui salutava, a prescindere dall’età.
Sono diventata ragazzina e poi giovane donna con questa immagine di lui che sale o scende la discesa che lo portava a casa sua, un tempo poco distante dalla mia, o che attraversava lentamente il paese con la sigaretta in mano, la lunga falcata, lo sguardo chino e quel sorriso sempre addosso, che vedevo quando alzava gli occhi per salutarmi o per rispondere al mio saluto.
Un sorriso che “da grande” ho ritrovato ogni volta a Canosa e che mi è capitato spesso di incontrare anche quando andavo da lui con microfono e taccuino, nel periodo in cui è stato assessore alla Provincia di Chieti. Un esordio felice: la sua prima fila in quella politica che lo aveva da sempre preso, una passione forte per ideali forti, talvolta in controtendenza, ma mai cambiati, resistiti al tempo, alle delusioni e ai cambiamenti della politica. Inossidabili come quel suo sorriso.
Quando ci siamo incontrati la prima volta, lui in veste ufficiale di assessore, io in quella di giornalista televisiva che lo intervistava, non avevo davanti il politico che si sente arrivato o che ha in mano quel pacco di buoni propositi da concretizzare in data da destinarsi in cui mi sono imbattuta tante volte, ma il compaesano che ti riconosce, che ti chiede cosa fai, come stai, che ti sorride e ti saluta come ha sempre fatto. Perché, per quello che ho potuto capire dal modo in cui le nostre esistenze si sono incrociate fra Canosa e il resto del mondo, lui era semplicemente così.
E così ho scoperto il suo profondo rispetto per la cultura e l’entusiasmo, pacato anche quello ma ferreo, di trasmetterla al suo territorio. Di Filippo conoscevo già la passione per lo sport, lo avevo visto tante volte con la bicicletta, o sui campi di calcio paesani, o in moto. L’amministratore pubblico lo ha fatto con impegno, giorno dopo giorno, scegliendo e promuovendo eventi e manifestazioni nuove e dando seguito a quelle consolidate, in cui trovava sempre qualcosa di insolito, di curioso, di attraente rispetto al passato.
Questo suo ruolo lo ha messo in evidenza, ma non l’ho visto cambiare, non è mai stato sopra le righe, anche perché credo fosse consapevole che aveva in mano una grande opportunità: concretizzare tutto quello in cui aveva creduto e che aveva tante volte ripetuto nei suoi anni di politica militante. E lo ha fatto fino in fondo. E, credo, lo avrebbe continuato a fare.
Questi valori gli hanno procurato la stima di tanti, anche di quelli distanti anni luce da quello in cui credeva, dall’esperienza politica che lo ha accompagnato, dal suo modo di vedere e viverla, la politica.
Quel medico con il pallino dello sport, la musica e la cultura e la passione per un mondo diverso da lui, frenetico, composito, dalle relazioni intrecciate, mondo talvolta ambiguo, che però Filippo ha attraversato a testa alta e con gli occhi curiosi che la telecamera catturava e trasmetteva ad ogni intervista.
Occhi che ritrovavo ad ogni ritorno nel nostro paese e che rivedo ogni volta che vado nel luogo in cui riposa, passando davanti al suo nome e ritrovandoli nei ricordi di quella bambina che Filippo salutava come se fosse stata grande.
Monica Di Fabio [/box_light]