Nata da una ricetta originale del 1936, ha fatto il suo debutto ad Atri, la Birra De Litio, omaggio al pittore Andrea de Litio (1445), tra i massimi esponenti del Rinascimento italiano, autore della “cappella sistina” del Duomo di Atri, ma anche uomo dedito alla terra e al suo prodotto. Nella suggestiva location delle ex Scuderie Ducali di Atri (TE), il critico enogastronomico Antonio Paolini, già curatore della guida Espresso “Le tavole della Birra”, ha guidato la degustazione delle birre. La giornata è stata poi completata dalla Taste Experience dello chef Gianni Dezio, del ristorante “Tosto”.
“Questa Birra è la Mia Terra”
Particolarmente soddisfatto il titolare dell’azienda, Edoardo Di Giacinto, che ha evidenziato l’origine delle materie prime, la tradizione della sua famiglia nella produzione della bevanda e la storia della birra della sua città.
“Atri, infatti, è un dei primissimi centri in Italia per la produzione di Birra. Intorno all’VIII secolo, con la donazione del Conte Trasmondo III, si stabilirono ad Atri gli abati di Farfa, presso il Monastero Benedettino di S. Giovanni a Cascianello” – spiega una nota dell’azienda. “Gli abati, in alcuni documenti del 1181, narrano della produzione di grano e di orzo e dell’uso di quest’ultimo per realizzare una bevanda, completata nel gusto dal rosmarino, ginepro o dall’alloro. Nelle stessi anni, Atri fu occupata dai Normanni e da Roberto Conte di Loritello e da Ugo Malmozzetto, che fecero razzie occupando la città per mezzo secolo. Nei documenti che narrano dei festeggiamenti avvenuti nel 1223 per la ricostruzione della chiesa di Santa Maria, distrutta dalle scorrerie normanne, si legge nuovamente della bevanda a base di orzo. Differentemente dai precedenti documenti, in quest’ultimo viene indicato l’utilizzo di una nuova pianta portata in Atri dai Normanni, si presume il luppolo, sostituita alle altre erbe, perché garantiva una maggiore conservazione del prodotto. Nacque così la birra in Atri, una tradizione che anche successivamente, dopo l’abbandono della città da parte degli abati, proseguì sotto il dominio dei Duchi Acquaviva. In quegli anni, siamo intorno al 1410, l’Abruzzo era tra i maggiori produttori ed esportatori di grano e di orzo, assieme alla Puglia. Documenti del 1454, che ricordano il primo incendio del Porto del Cerrano, nuovamente ci riferiscono dell’utilizzo dell’orzo, non solo come cibo per i cavalli, ma anche per creare, con l’aggiunta del luppolo, una bevanda, la birra”.
Insomma, una tradizione secolare, che oggi vede la riscoperta di un prodotto locale fortemente radicato con la storia e il territorio di Atri, una birra – come evidenza Edoardo Di Giacinto – che “punta al cuore del gusto e al cuore di chi ha gusto, la Birra De Litio è la Mia Terra”.