La birra artigianale sta costruendo un suo percorso per diventare “eccellenza” dei territori in cui viene prodotta. Parliamo di un patrimonio artigianale in crescita, che oggi Dal primo gennaio aumentata l’accisa sulla birra che sale da 2,7 a 3,04 euro per ettolitro. In pratica, per un euro speso in birra 45 centesimi vanno al fisco, lamentano i produttori sottolineando come il quarto aumento consecutivo in 18 mesi metta ora a rischio posti di lavoro.
E con questa novità che vede mobilitato il settore già dall’anno scorso, la parità di trattamento rispetto al vino si allontana sempre di più, perché per il vino le accise non bloccano il mercato come rischia di accadere per la birra. In Italia la produzione di stabilimenti industriali e microbirrifici collocati nel territorio nazionale hanno aumentato del 4,7% la quantità prodotta, facendo registrare volumi enormi, quasi 13 milioni di ettolitri di birra l’anno (artigianale compresa) che ci collocano al decimo posto delle classifiche europee. In questa cornice la birra artigianale secondo una rilevazione di settore (Rapporto Altis 2014), ammonta a 411 ettolitri la produzione media di birra artigianale per ciascuna unità del campione rilevato, pari a 137.680 ettolitri complessivi. Rapportato ai 12.810.000 ettolitri individuati da Assobirra con riferimento all’intero settore birrario, il dato rivela una produzione artigianale pari all’1% di quella complessiva. In crescita.
In Abruzzo, regione che ha la maggiore concentrazione nazionale rispetto alla popolazione, la produzione attuale ammonta a ben oltre i 10.000 ettolitri, comprendendo sia i grandi birrifici storici, che quelli nati come funghi su tutto il territorio regionale, sono in tutto una ventina.
Bene anche l’export verso Norvegia, Svezia, Svizzera e Stati Uniti e prossimamente anche in Giappone. E se a livello nazionale la birra artigianale rappresenta l’1 per cento del PIL e migliaia di posti di lavoro nati dal nulla e capaci di raccogliere sogni nel cassetto, lavoratori espulsi dal mercato, storie professionali portate dalla crisi e puntate al futuro in nome del reinserimento nel mercato del lavoro, della rinascita professionale, della riconversione.
Eppure: se venisse bloccato l’aumento delle accise, o meglio ancora portato al livello di tassazione della birra di altri Paesi europei come la Germania (4 volte inferiori alle nostre) o la Spagna (3 volte inferiori alle nostre), in Italia si potrebbero avere effetti ancora più straordinari per l’occupazione. “I dati REF dimostrano che, se il nostro Paese non avesse un peso della fiscalità così alto sulla birra, potrebbe generare occupazione in maniera molto consistente. Con accise 3 o 4 volte inferiori – dichiara Alberto Frausin di AssoBirra – saremmo in grado di generare 5.000 nuovi posti di lavoro, ai quali si andrebbero a sommare quelli che il REF stima verranno persi a causa dell’aumento di questi mesi (circa 2.400). Insomma, oltre 7.000 posti di lavoro in un solo anno. Parliamo della possibilità di generare 20 nuovi posti di lavoro al giorno nel 2015”.
Del resto, che il settore della birra abbia un effetto positivo sull’occupazione lo dimostrano anche altri dati. Si stima che 1 posto di lavoro in questo settore ne generi 24,5 nell’ospitalità (bar, ristoranti, alberghi), 1 nell’agricoltura, 1,3 nella supply chain (imballaggio, logistica, marketing e altri servizi) e 1,2 nella distribuzione (GDO e dettaglio).
Questo il quadro. L’imposta sui prodotti alcolici intermedi, come i vini liquorosi o quelli aromatizzati, sale da 80,71 a 88,67 euro/ettolitri, mentre quella sull’alcol etilico (rhum, whisky, gin, grappa) passa da 942,49 a 1.035,52 euro per ettolitro.
Il peso delle accise, aumentate in base a una decisone del precedente Governo, oggi, come previsto da uno studio REF Ricerche per AssoBirra, rischia di mettere in ginocchio l’intera filiera della birra. Un mercato, quello della birra, che da 10 anni non vede crescere i suoi consumi e che ora, con questo calo, vede peggiorare la situazione. Una sorella trattata malissimo nel Paese del vino, infatti poco importa se la birra pesa in maniera rilevante sul fatturato dei pubblici esercizi: secondo dati Fipe-Confcommercio in media il 12% degli incassi vengono garantiti da questa bevanda, ma si arriva anche al 20% per i bar serali e addirittura al 43% per i bar/birrerie.