Ai ferri sono delle schegge. Con l’uncinetto fanno cose che noi umani non potremmo nemmeno immaginare. E con ago e filo poi: altro che giovani e bamboccione, queste
quattro ragazze si sono chiamate “Babbionz” ma solo per scherzo, perché da quando si sono incontrate non hanno fatto altro che mettere con autoironia sul tavolo del loro laboratorio di Pescara Porta Nuova idee su idee: vestiti, maglie, accessori, quadretti, tovaglie, scritte, gilet, di tutto di più. E da allora girano per mercatini, fanno workshop, creano eventi, vanno a concerti, festival, anche se i contatti maggiori li hanno cercati e trovati sul web, dove il sito BBbz.it attrae e cattura appassionati col loro modo di far rivivere un artigianato appartenuto a nonne, mamme e zie di una volta.
“Ci siamo incontrate per caso, in giro per la città – dice Valentina Natarelli, insieme a Jessica Basile, Giovanna Eliantonio e Claudia Ferri motore de the Babbionz – Siamo partite subito perché pur diversissime l’una dall’altra, ognuna di noi aveva un talento particolare nelle mani. La sintonia ci ha permesso di specializzarci in vari settori ed ecco che le prime “collezioni” sono state anche un modo divertente per stare insieme”. Valentina ha studiato filosofia e modellismo sartoriale, ed è editor e arti director presso un’agenzia di comunicazione. In comune tutte hanno la necessità di divertirsi creando, sono ragazze, quattro, dagli “enti” agli “anta” che gravitano nel mondo della grafica, della fotografia, dello styling.
“Oggi non è facile trovare il modo di dare sfogo al proprio talento – aggiunge Claudia Ferri, la fotografa del gruppo – ma facendo sinergia con le idee siamo riuscite a ridare un orizzonte moderno a delle pratiche antiche: maglia, uncinetto, ricamo, cucito, creazioni che non sono solo hobby, ma che ci appassionano e stiamo cercando di trasformare in lavoro”. Lei, per esempio, ha vissuto dieci anni a Roma, quattro solo di fotografia alla Fondazione Pastificio Cerere, una scuola storica di avanguardia artistica romana, poi una breve parentesi in Australia, il ritorno a casa, la scoperta della macchina da cucire e di vecchi accessori vintage della madre, l’incontro con le altre del gruppo e la nascita di un’ironia che è l’elemento portante della “stramberia” creativa delle BbZ. Lavora anche da Vini e oli, perché la filosofia Veg è anche un’altra delle sue passioni.
“Sì, è vero, mi piace sviluppare una autoironia fotografica e il progetto Babbionz è perfetto per questo – sottolinea – Con Jessica, Giovanna e Valentina ci siamo incontrate per caso, abbiamo scoperto di saper fare cose diverse. E’ come se fossimo inciampate l’una nell’altra e guardandoci ci fossimo dette: e ‘mo?”
Un “e mo’” che ha avuto la forza di un “eureka”. Non si tratta di donne che sono tornate a “fare la calzetta”, cercando di
fare per necessità virtù, ma di donne che fanno leggings con massime scritte sulle gambe, gilet ai ferri con citazioni di Calvino, slip e tanga con iscrizioni particolari, scialletti e pizzi di colori fluo, ricami a punto a croce che una nonna
tradizionale non farebbe mai nemmeno se le toccasse vivere in una scena di Blade Runners o Ritorno al Futuro. Donne legate dalla creatività in svariatissime forme e colori e soprattutto pronte a vedergli prendere forma attraverso le originali, meglio, speciali creazioni delle Babbionz.
“Lo ammetto, lavorare ai ferri mi rilassa – confessa Giovanna Eliantonio – Quando mi metto all’opera il tempo scorre tranquillo e ciò che viene fuori mi dà una grande soddisfazione, perché lo vedo concretizzarsi fra le mie mani. Sarebbe bello che questa dote diventasse davvero una professione. Quando ci siamo messe insieme e abbiamo formato questo laboratorio abbiamo cercato di trasformare in una nuova tendenza ciò che di singolare, di bello, di particolare veniva fuori dalle nostre idee. Creazioni che attirano molto ai mercatini, ma che si stanno imponendo sopratutto su internet”.
Si stanno imponendo al punto da aprirsi una strada buona con l’e-commerce, la nuova frontiera di mercato per vecchi e nuovi talenti made in Abruzzo. La vendita è via Etsy e ALM (A Little Market), ma le loro creazioni sono anche in alcuni negozi, in contovendita. Il sito è il cuore di tutto ciò che fanno, Facebook e Tumblr i canali di comunicazione che veicolano i loro lavori in tutto il mondo. “La nostra estetica è ironica. Cerchiamo di rimanere sempre spontanee – chiarisce Valentina – Anche se vorremmo collocarci ufficialmente in un ambito artigiano – sottolinea Valentina – Io non realizzo solo vestiti e scritte, ma ho studiato per realizzarli al meglio, non solo per hobby. E il mio lavoro di grafico e copy per un’agenzia di comunicazione, mi
consente di lanciare i nostri prodotti sul mercato. Solo che dovrebbe essere più semplice burocraticamente parlando, aprire un’attività creativa per un giovane, e questo oggi, in Italia, ancora non accade. Noi siamo artigiane particolari e come noi ci sono altre artigiane simili che stanno provando a lavorare per fare qualcosa che le rappresenti nel proprio futuro, sarebbe bello che queste iniziativa avessero una strada ufficiale, fossero sostenute dalla categoria a cui ci appelliamo per capire come fare”.
Ma una strada aperta c’è: “L’estate dell’anno scorso abbiamo partecipato aBand Loch a Bergamo – racconta Claudia – una presenza che ci ha aperto un mondo, quello di Pollaz e Gaia Seggatini aka Vendetta Uncinetta, siamo uscite anche su Vanity Fair e Funky Mamas, un’altra realtà importante del settore, ci ha apprezzato al punto che ci hanno messo tra le 15 migliori attività da sponsorizzare tramite ALM (A Little Market)”.
Menti creative, anzi cre-attive, Valentina, qualche anno fa, è stata motore anche di un altro progetto, finanziato con fondi europei, che a Pescara ha realizzato una pratica singolare ed efficace almeno quanto quella che la vede coinvolta oggi: il baratto. “Eco-scambio – racconta – è stata un’esperienza fantastica, perché ha attivato la curiosità e l’intraprendenza della gente che ha portato nella sede del nostro progetto cose a cui far riprendere vita attraverso lo scambio, portandosene a casa altre a cui hanno ridato, scegliendole, un futuro che altrimenti non avrebbero avuto. Anche in momenti di crisi si possono fare tante cose. Con le Babbionz speriamo di dimostrare che ci sono arti che non tramontano e che possono diventare un’opportunità buona quanto inattesa, un futuro soddisfacente anche per le “nuove” generazioni”.
(ovviamente le foto sono farina del loro sacco. Grazie ragazze!)