Vernissage affollatissimo nello spazio Pae di Pescara, in via Ravenna, in occasione dell’inaugurazione della mostra dedicata alle ultime creazioni dell’artista pescarese Giancarlo Micaroni. Amici, artisti, fotografi, appassionati d’arte e semplici curiosi sono intervenuti all’evento proposto da “Pescara Art Evolution” di Giancarlo Costanzo. Le immagini fotografiche, rielaborate e stampate su tela, raccontano con grande intensità il fluire di un tempo sconosciuto, quelle “ore degli altri” che Micaroni ha visto e interpretato guardando dalla finestra della sua abitazione. Il risultato è un racconto straordinario, malinconico ma non cupo, formalmente elegante, sussurrato ed eloquente. I volti indefiniti, i movimenti fluidi e avvolgenti di questi “invisibili” cristallizzati alla fermata dell’autobus evocano un’essenza altrimenti nascosta: in fondo le tele di Micaroni ci ricordano, una volta di più, che gli altri siamo noi.
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La mostra. “Tutto è rinato da un trasloco, dal desiderio di impadronirsi di una nuova casa imparando ad abitarla come luogo inserito in un contesto urbano. Occorreva catturarne l’essenza e il contorno: le pareti, le stanze, gli arredi e – subito – la finestra, e il mondo lì sotto. La casa è inondata di luce, dalle ampie vetrate vede fluire un mondo sconosciuto. Una via nel cuore della città, una fermata d’autobus dove scorrono le ore degli altri.
Fuori non ci sono vetrine patinate, solo gente che guarda l’orologio, che aspetta o che perde tempo, donne affannate, uomini rassegnati, ragazzi sfrontati e fragili, persone più o meno integrate. Sullo sfondo c’è la stazione: le facce, i colori, le stoffe, i linguaggi, le vite dei popoli in movimento.
Per Giancarlo Micaroni il ritorno alla creazione è cominciato davanti a quelle finestra, come un discorso accantonato e ripreso da un altro punto di vista. Non è un professionista dell’arte, né un dilettante. E’ uno che dipinge, lavora, fotografa, installa, assembla, ma solo se e quando ne sente l’urgenza. Micaroni resta fuori da ogni circuito abilitato, non insegue l’arte come mestiere. Meglio fare altro – restaurare antichità, per esempio – concedendosi la libertà di creare, di esporre, di cedere solo quando avverte il richiamo di un comando interiore. Anni e anni di opere nate a corrente alternata, talvolta distrutte, talvolta appese nelle case di ha avuto occhi per vedere e sensi per intendere. Questa volta l’arte di Micaroni riaffiora dalle fotografie di un’umanità inconsapevole, afferrata dalla finestra non per voyerismo, semmai per una curiosa fratellanza di solitudini. Micaroni le vede, quelle persone, e subito scatta, rielaborando poi le immagini fino a raccontare una storia, non importa se sia la loro storia o la sua interpretazione personale di un volto, di una sciarpa, di un saluto. Nessuno può riconoscersi, e tuttavia guardando dentro se stesso potrebbe. Le ore degli altri scorrono come un film, un insieme di fotogrammi offerti all’urgenza creativa di Micaroni. Domani chissà, torneranno le cose da restaurare o la casa da sistemare. Fino al prossimo incontro, che di sicuro non mancherà. Intanto c’è la mostra personale allestita presso la galleria Pae di Pescara, via Ravenna 103, da sabato 17 a sabato 24 maggio: una proposta per tutti i curiosi della vita, dell’arte e dei tanti sviluppi possibili. [/box_info]
La mostra resterà allestita fino a venerdì 23 maggio.