Che la stagione era andata male si preannunciava, è stato scritto e rimarcato. Che, oltre alla stagione, la produzione era andata male, era una netta conseguenza della prima constatazione. Quanto fosse andata male lo si apprende dall’allarme lanciato anche in Abruzzo per l’olio d’oliva made in Italy da Coldiretti che afferma che le scorte di extravergine saranno esaurite entro giugno 2015 per effetto del crollo dei raccolti che ha coinvolto in realtà tutti i prodotti base della dieta mediterranea.
Un allarme che ha dominato l’Assemblea nazionale ha presentato un dossier su come cambieranno le tavole degli italiani nel nuovo anno con effetti sulle tasche e sulla salute. Se nel 2014 il reddito agricolo reale per attivo in agricoltura è diminuito in Italia dell’11 per cento, nel 2015 sugli scaffali dei supermercati ci sarà il 35 per cento in meno di olio di oliva italiano, ma anche un calo del 25 per cento per gli agrumi, del 15 per cento per il vino fino al 50 per cento per il miele. Cali confermati anche in Abruzzo per effetto del clima anomalo, soprattutto in riferimento ad alcune produzioni: la produzione di miele di acacia, castagno, sulla, timo e millefiori è quasi dimezzata (-50 per cento) per effetto del clima e dei “predatori naturali“, la vendemmia si è classificata come tra le più scarse dal 1950 con una diminuzione della produzione di vino anche del 30%, per non parlare della campagna olivicola che in regione ha registrato un crollo della produzione di olio di oliva fino all’80 per cento, con un record negativo mai verificato prima.
E’ allarme anche per la produzione italiana di pasta a causa dell’eccessiva dipendenza dell’industria nazionale per l’acquisto di grano duro dall’estero da dove arriva circa il 40 per cento del fabbisogno perché non si è avuta la lungimiranza di investire sull’agricoltura nazionale. Se in Italia i raccolti di frumento duro hanno subito una leggera flessione (-4 per cento), un calo consistente del 10 per cento si è verificato nell’Unione Europea e un vero e proprio crollo del 27 per cento si è registrato in Canada che è il principale fornitore dell’Italia. Complessivamente, secondo le stime dell’International Grains Council, la produzione mondiale dovrebbe attestarsi sui 34 milioni di tonnellate (-15 per cento).
Conto pesante a livello nazionale anche per il raccolto di agrumi, meno preoccupante invece la situazione del pomodoro da conserva per preparare polpe, passate e pelati da condimento, mentre c’è emergenza per le castagne, dove siamo addirittura al minimo storico con un raccolto nazionale ben al di sotto dei 18 milioni di chili registrati lo scorso anno e pari ad appena 1/3 di quella di 10 anni fa (emergenza riscontrata anche in Abruzzo, dove a farne le spese sono state soprattutto le zone interne aquilane).
Un allarme generale di cui gli italiani – e anche gli abruzzesi – risentiranno sicuramente a tavola, dove, anche per gli effetti dal punto di vista economico, rischiano quindi di mancare i prodotti base della dieta mediterranea sono considerati indiscutibilmente come essenziali per garantire una buona salute, soprattutto per la crescita nelle giovani generazioni. Pane, pasta, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari, che hanno consentito agli italiani di conquistare fino ad ora il record della longevità con una vita media di 79,4 anni per gli uomini e di 84,5 per le donne, tra le più elevate al mondo.
“Con il crollo dei raccolti nazionali – evidenzia il direttore di Coldiretti Abruzzo Alberto Bertinelli – aumenta il rischio di contraffazione e l’arrivo in tavola di prodotti spacciati per Made in Italy ma provenienti dall’estero. In questa particolare situazione l’unica cosa da fare è cercare di accertarsi dell’origine del prodotto verificando con attenzione l’etichetta, privilegiare le denominazioni di origine e rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. L’accorciamento della filiera resta sicuramente la maggiore garanzia della provenienza del prodotto e dell’origine della materia prima. Le conseguenze del maltempo e il calo generale delle produzioni influiscono tuttavia non solo sui consumi, ma anche sui redditi agricoli che quest’anno fanno registrate un pesante segno negativo che di certo non aiuta il settore”.