Non c’è nulla da dire, questo è davvero l’anno del Montepulciano d’Abruzzo. La conferma, dopo i premi del Vinitaly arriva dai premi che il Concours de Vin de Lyon ha tributato a due montepulciani abruzzesi, anzi, pescaresi, quelli della Cantina Terzini di Tocco da Casauria, che si è aggiudicata un vero e proprio palma res iridato per il Montepulciano Terzini 2012 e la riserva Vigna Vetum 2010(ecco i risultati sul sito del concorso). Due argenti, invece, alla cantina Farnese, l’altra cantina abruzzese presente per il rosso tranquillo 2013 Igt terre di Chieti (vedi i risultati)
La notizia li ha colti al rientro dalla Fiera di Verona: “Avevamo da fare in vigna – dice Domenico Terzini, a capo della cantina con il padre Aldo e il fratello Roberto – quando è arrivata questa bellissima notizia vial mail da Bordeaux. Che dire, è una grande, grandissima emozione per noi. Già la Gran Medaglia d’oro l’anno scorso a Verona è stata il massimo, confermare con il nostro ceraiolo gli altri premi qui all’edizione del 2014 e i riconoscimenti datici dall’Ais, ma prendere due medaglie con il montepulciano e per di più in Francia è davvero una cosa che ci rende non felici, di più”.
Un felice lavoro di squadra, artefice della qualità è anche l’enologo che segue i vini Terzini, Vittorio Festa: “Vincono due versioni particolari di Montepulciano – dice – una tutta acciaio, il Montepulciano 2012 e il Vigna Vetum che ha 12 mesi di passaggio in botte. Fautori del successo di questi vini è soprattutto il territorio e una tradizione enologica particolare, la cantina ha sposato le botti grandi da 50 ettolitri. Poi c’è il montepulciano che a queste altitudini offre risultati straordinari sia nell’acciaio che nella versione più strutturata. Parliamo di vitigni storici, di 25, 30 anni”.
Vitigno tornato alla ribalta in modo imponente il Montepulciano, sia a Verona che fuori dall’Italia: “Perché il Montepulciano è un vitigno internazionale – sottolinea Festa – un vino che cattura le migliori espressioni del settore. E poi c’è il fatto che l’originale è il nostro che riesce a sviluppare un sapore così particolare grazie alle condizioni climatiche e territoriali che la nostra terra sa dare”.