Nella sua bio si definisce “Lunatica, vulcanica e creativa“. Pensa che “il cibo è assolutamente definibile una tra le più sorprendenti e complete forme di arte“. Dichiara che lo strumento che le interessa di più in cucina è: “Il sifone perché lo conosco poco e mi incuriosisce molto“. Vorrebbe essere come l’acqua: “un fresco torrente di acqua limpida, polimorfa, trasparente, che con il suo continuo ed incessante scorrere riesce, con il tempo, a levigare anche le pietre“. Per avere quello che vuole a Beatrice De Tullio, la
pescarese fra gli apprendisti della classe di Masterchef 2014, leviga la rude scorza dei tre giudici che le hanno dato del filo da torcere anche nelle due nuove puntate, senza riuscire a scalfire di un millimetro la sua vulcanica determinazione di conquistare il podio della terza edizione, come confessa nella presentazione sul sito del Talent.
L’abbiamo definita la pasionaria del lievito madre (leggi il nostro articolo), perché lui, Wilson, se lo porta sempre dietro, ora come portafortuna. Pasionaria lo è, laureata in Scienze dell’Alimentazione e studentessa in Scienze della Comunicazione, perché attraverso il cibo passa tutto.
Le prove erano dure in entrambe le puntate, ma amiamo credere che l’abruzzesità che si porta dentro la nostra pescarese l’abbia aiutata a superare indenne la mistery box, che, liquirizia a parte, celava un quinto quarto a base di animelle che sono fra i piatti della tradizione regionale secolare e la sogliola che appartiene invece alla galleria dei piatti di mare della sua città d’origine. Per non parlare dell’Invention test, spaghetti al sugo con meatballs, polpette! Che guarda caso sono il piatto abruzzese per eccellenza: chitarra con le pallottine, tanto che Beatrice finisce col farle di dimensioni congrue a cotanta tradizione (che le vuole infatti piccoline), scatenando così i doppi sensi di Joe Bastianich circa il diametro delle sue di pallotte!
La prima puntata passa con l’esclusione dolorosa della giovanissima del gruppo, Margherita e di un’altra concorrente, Haeri. La seconda della serata è piena di emozioni e si apre con la prima prova a squadre che si svolge a Pavia, nel perimetro del Collegio Universitario Ghislieri, sede di un polo formativo fondato da Papa Pio V, siamo in epoca rinascimentale, il Papa aveva un cuoco personale, Bartolomeo Scappi, definito il Michelangelo dei cuochi italiani, cuoco enciclopedico, perché quando si trovò al culmine della sua carriera mise tutte
le sue ricette nella sua “Opera”, la prima e più grande raccolta sulla cucina italiana del Rinascimento. Beh eravamo alla prova: blu e rosse le due squadre alle quali viene consegnata una pergamena con le ricette di quella raccolta, recanti tre piatti a testa, che gli aspiranti chef dovevano rivisitare in veste contemporanea. Giudici d’eccezione gli studenti del collegio insieme al magnifico Rettore. Beatrice finisce nella squadra rossa, la missione da compiere è cucinare una minestra di farro nel brodo di cappone e un petto d’anatra al succo di cetrioli e il sorbetto il famoso sorbetto di Bartolomeo Scappi, che fu oltre che cuoco ne fu sommo inventore, appunto. A base di ciliegie quello da fare.
La fortuna premia i blu, poco male, ma alla successiva prova pre “pressure test” Beatrice se la cava alla grande riconoscendo le orecchiette fra i 60 tipi di pasta di cui riferire esattamente tipo e formato ed evitando la pressione dei giudici sul suo collo. Da 20 dell’inizio i concorrenti diventano 17, a lasciare stavolta è Daniele.
Che dire? Due mesi sono lunghi da passare, ma il prossimo appuntamento è per il 9 gennaio su Sky e c’è da incrociare l’incrociabile continuando a seguirla di giovedì in giovedì o, magari, per essere in sintonia col suo portafortuna, c’è da far lievitare il lievitabile e, visto che Wilson cresce di continuo, speriamo che la sua determinazione segua l’esempio e la porti fino in fondo, al podio, come ha promesso. Dajè!
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Le foto sono tratte dalla gallery di Masterchef.sky.it
Forza Beatrice!